Forzare TRANSIZIONE del SIGNIFICATO DELLE PAROLE: denoterebbe zampino di potenti piloti del mainstream?

La parola è il vettore primario della comunicazione per la capacità informativa connessa al suo significato (meglio dell’immagine che mediamente è più equivocabile); il significato, peraltro, potrebbe venire forzosamente alterato dal potente che ritenesse la semantica originale non più adeguata ai suoi obiettivi di dominio.

Non solo grandi scrittori (da Georges Orwell in 1984 a Ray Bradbury in Fahrenheit 451) ma anche la storia stessa evidenzia come sia tipico delle dittature ostacolare il libero pensiero riducendo il numero delle parole ed alterandone il significato: non ci sarebbe pensiero senza parole, e dunque nemmeno giudizio critico.

Una esempio della alterazione in titolo potrebbe essere quello chiamato «arma di distrazione di massa»?

[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 03/01/2024; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]

Pagine correlate: potentati pilotanti cultura dominante anche con alterazione significato delle parole, monopoli informativi

 

2022.06.29 <Christophe Clavé> Non solo grandi scrittori (da Georges Orwell in 1984 a Ray Bradbury in Fahrenheit 451), ma anche la storia stessa evidenzia come sia tipico delle dittature / totalitarismi ostacolare il libero pensiero riducendo il numero delle parole ed alterandone il significato: non ci sarebbe pensiero senza parole, e dunque nemmeno giudizio critico.

 

↑2020.09.14 <webm> una mamma corregge il nuovo modulo di iscrizione all'asilo comunale in quel di Milano: Genitore 1? Sono la mamma”. Gira sui social questa resilienza contro un'ideologia di gender che vuole scardinare come stereotipi parole naturali da millenni come madre e padre. Vedi anche <comozero2019 Salvini Agi Lamorgese>

 

↑2019.06.20 non mi sorprende che <sinistrainrete> magnifichi un pezzo uscito su Linus dal titolo "Meno resilienza, più resistenza", perché fa sinistramente comodo ridurre il significato del termine resilienza al letterale metallico per surrettiziamente

negare che resilienza significhi anche impadronirsi della propria esistenza, non farsi sovrastare dagli avvenimenti, riuscire ad affrontare qualunque situazione spiacevole, senza escludere l'aiuto che può venire dalla consapevolezza di un senso della vita

e sermonare invece che essere resilienti significa aspettare passivamente che le cose spiacevoli passino perché nella resilienza non c’è l’idea di agire attivamente per affermare qualcosa in cui si crede; mentre resistenza significa attività non passività, punto di partenza di quello che Nietzsche definiva nichilismo attivo, significa capacità di imporre invalicabili limiti etici, sociali e politici, pur nella consapevolezza dell’assenza di senso della vita.

[CzzC: trattasi a mio avviso di una pelosa manipolazione del significato delle parole, scusabile a chi da sinistra temesse che il suo monopolio sul termine resistenza possa essere offuscato dal neologismo resilienza, ma non scusabile a chi ... continua]

 

2016.03.24 sul settimanale diocesano Vita Trentina Padre Livio Passalacqua tratta di GPA, titolando con un interrogativo «Affitto o compravendita di una persona?» che farebbe pensare ad un suo disaccordo verso la pratica in parola, ed invece ci vuol intenerire pro GPA solidale, sciorinando un rosario di interrogativi mirati a captare consenso: classico esempio di leadership ignaziana? Maestro di dubbi più che di certezze? Abile pure nei trucchi di transizione semantica, qui per superare il vituperato termine utero in affitto?

Vedi qui di seguito un estratto (keys GPA solidale,  Umberto Veronesi, Nichi Vendola, «chi sono io per giudicare», giudizio, confine tra il bene e il male, soggettivismo, spirito di Overtone, rivoluzione teologica].

 

↑2015.01.22 Cos’è la conoscenza della verità? Adaequatio rei et intellectus diceva Isaac Israeli ben Solomon già nel secolo IX, ma la cultura dominante oggi ha cominciato a negare la possibilità di percepire l’oggettività e a sostenere che si tratta di un’illusione <tempi>: la ragione si sta staccando dalla verità delle cose, collegandosi a mere predilezioni soggettive e ad una legge da osservare come “mera” tecnica del vivere ... Al potere dominante torna utile alterare il significato delle parole e destituire il visibile: anche il linguaggio giuridico e il linguaggio comune (significato delle parole) sta subendo un’offensiva destrutturante: su Ragionpolitica il giornalista Francesco Natale analizza il rapporto tra linguaggio e potere. «Chi si impadronisce del significato delle parole», osserva richiamandosi esplicitamente al pensiero gramsciano, «detiene il vero potere… La destrutturazione linguistica si attua in due modi, nella scissione tra cosa e significato (tra res e logos) e, secondariamente, come conseguenza, nella degenerazione e distorsione dell’apparato concettuale e critico, sino ad arrivare alla destrutturazione culturale dell’individuo e della società stessa, determinando quella che Leon Festinger definiva la “dissonanza cognitiva”, in conseguenza della quale il soggetto finisce per adeguare il proprio comportamento all’avvenuto mutamento linguistico, onde evitare, appunto, di permanere in uno stato di “dissonanza”». ... Tale destrutturazione in atto è voluta, perseguita scientemente dal potere dominante, non è un «a-venire del diverso metafisico», come sosterrebbe J. Derrida, ma è orientata alla distruzione del concetto di “presenza”, dell’avvenire delle cose presenti e del loro punto sorgivo. Oggetto preferito di tale destrutturazione è ciò che può costituire segno di un’alterità, di un’appartenenza ad altro: la diversità sessuale, la genitorialità, l’amicizia, l’amore, la carità, la stessa vita nascente e la morte.

 

↑2014.11.11 <Avvenire> Caro direttore, sto leggendo “La guerra dei nostri nonni” di Aldo Cazzullo. E ho notato che 100 anni fa c’era più rispetto per la nostra lingua ... qual è la causa di questa deriva linguistica? Risposta di Avvenire: non c’è bisogno di tornare indietro di un secolo per rendersi conto del patrimonio che abbiamo preso a dilapidare con estrema rapidità ... Le lingue sono “viventi” ... ma per resistere hanno bisogno di essere amate, abitate con allegria e fedeltà “dal basso” (e tocca a noi, ma non da soli, con la compagnia di maestri preparati a donarci la ricchezza di lemmi, ...) ... vorrei tanto che fossimo all’altezza di un dovere che, personalmente, sento molto e che negli anni 50 e 60 venne anche splendidamente interpretato dalla nascente tv, dalla radio e da larga parte della stampa ... E non mi nascondo affatto che all’origine dell’immiserimento dell’italiano ci sono in misura non piccola anche colpe dei nostri mass media. [CzzC: e più ancora dei nwe-media; all’amica che mi ha segnalato questo articolo commento che anch'io ricorro ad espressioni sintetiche, neologismi e inglesismi che sarebbero vietati in un buon tema d’italiano; ma ben più dell’inquinamento e immiserimento dell’italiano mi spiace e preoccupa l’alterazione ideologica del significato di parole inequivoche per millenni (vedi il termine famiglia, legge naturale, ...) che, lungi dall’accrescere qualità della vita e della comunicazione, genera quantomeno Babele degli intendimenti ed aumento dell’entropia dell’informazione.]

 

↑2012.12.13  <avvenire> «Aborto e nozze gay, diritti Ue»; la risoluzione dell’Europarlamento spacca i deputati: «No» del Ppe. [CzzC: commento per superare EQUIVOCITÀ del termine FAMIGLIA (ANSI/IEE?)]