modificato 17/10/2017

 

Omelia del Vescovo Bressan in S.Marco Rovereto 05/08/2013 festa votiva di Maria Ausiliatrice

Correlati: devozione alla S.Vergine Maria; Libro di Bressan su Maria nell’Islam;

Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità: contrassegno miei commenti in grigio rispetto al testo attinto da altri.

 

Maria non è corredentrice, poiché san Paolo afferma che unico è il Mediatore, Gesù Cristo (1Tim 2,5); ma la madre sua coopera attivamente con lui. Nel mondo protestante vi fu nel 1500 una forte reazione contro esagerazioni devozionistiche che apparivano unamariolatria.

[CzzC: ineccepibile la sostanza della precisazione teologica, ma la sua forma espressiva mi fa pensare, più che ad una ispirazione mariana, ad un diplomatico inchino agli illuminati locali e curiali del processo di protestantizzazione; ciò senza nulla togliere al tanto di apprezzabile configurato dal resto dell’omelia di Bressan. Non avrei puntualizzato in questa pagina, né eccepito sulla forma del politically correct (che ci sta per un diplomatico come Bressan) se non fosse stata colta ed enfatizzata da una successiva omelia decanale (8 settembre, natività di Maria) che rimestò contro la mariolatria e ridenominò modernamente come “male oscuro” il peccato originale.]

 

 

Rovereto TN 5 agosto 2013 festa votiva della città a Maria Ausiliatrice

omelia dell’Arcivescovo di TN Luigi Bressan

alla Messa solenne in S.Marco

 

1.      Attualità dell’amore materno di Maria

Siete venuti tanto numerosi a questa Eucaristia in onore ala Vergine Maria, ricordando l’aiuto dato in tempi incresciosi, ma con la speranza nel cuore anche in mezzo all’attuale crisi, che tutti colpisce. La verità che Maria, madre di Cristo, intervenga per noi si fonda, oltre che su esperienze personali, anche su due fondamenti di fede. Il primo è il ruolo che Maria svolge nel Vangelo; non è corredentrice, poiché san Paolo afferma che unico è il Mediatore, Gesù Cristo (1Tim 2,5); ma la madre sua coopera attivamente con lui. Nel mondo protestante vi fu nel 1500 una forte reazione contro esagerazioni devozionistiche che apparivano una “mariolatria”, [CzzC: esagerazioni ce ne sono anche oggi, non approvate dal Magistero petrino né oggi né allora: a chi ti riferisci, Bressan? L’ostracismo della mariolatria fu pretesto abusato da Lutero per lacerare l’unità della Chiesa; allora come oggi sarebbe bastato un tentativo di correzione fraterna, come secoli prima aveva fatto S.Francesco d’Assisi, riformatore ma non laceratore. Papa Francesco, ancorché non meno ecumenico, nel presentarci il ruolo di Maria mi parrebbe meno influenzato dalla linea teologica dell’ISR-FBK che mi par aleggiare qui ed udirò aleggiare anche l’8 settembre (festa della Natività di Maria) in un’omelia decanale che rimesta la mariolatria e ridenomina modernamente come “male oscuro” il peccato originale] ma il rigetto del culto di Maria fu totale; però dopo secoli di silenzio ora avviene un ripensamento anche tra loro [CzzC: Deo gratias!]. Recentemente una signora eletta come vescovo della Chiesa luterana di Svezia mi diceva che si sta riscoprendo il ruolo di Maria nel Vangelo e nel mistero della salvezza. Sappiamo che nelle nazioni scandinave il rifiuto non è mai stato globale, e che tra gli anglicani invece il culto è sempre rimasto ed è profondamente radicato nel mondo ortodosso.

Scorrendo il Vangelo non possiamo non notare la piena disponibilità di Maria a collaborare con Cristo per il suo regno, del quale già le parlò l’arcangelo Gabriele nell’Annunciazione. Nella sua preghiera del Magnificat Maria non si accontentò di una lode a Dio, ma rivolse il suo pensiero al mondo intero, auspicando dignità per gli oppressi, giustizia contro i dèspoti, cibo per gli affamati. E fu coerente nel proteggere la vita del bambino Gesù sia in esilio sia a Nazareth, nel preoccuparsi per lui quando a dodici anni era rimasto nel tempio e quando più tardi le giunse voce che nemmeno aveva il tempo per mangiare, e sarà con lui sulla via del Calvario e presso la croce, accogliendo nell’apostolo Giovanni tutti noi come figli. E infatti non si ritirò in disparte nemmeno dopo la risurrezione di Cristo, ma rimase con i discepoli nel Cenacolo per chiedere il dono dello Spirito Santo. Vi era un cuore materno con una ricca sensibilità, che si era rivelata anche discreta ma efficace alle nozze di Cana, intervenendo per la gioia di quegli sposi.

Questo aspetto di cura materna è fortemente presente nei Vangeli canonici e in buona parte anche in quegli apocrifi. Anche nel confronto inter-religioso non possiamo non metterne in evidenza il fatto. Nel Corano si parla della bellezza spirituale di Maria, della sua obbedienza alla parola di Dio, della concezione verginale di Gesù, ma solo secoli dopo compare nella tradizione islamica qualche accenno alla cura di Maria per i poveri. Tuttavia, molto diffuso è oggi l’uso delle donne musulmane di rivolgersi a lei e invocarla. Un qualche influsso lo si trova anche nello stesso buddismo, nel culto alla “dea della misericordia” (Mitreya kugnyin), secondo alcuni storici originato proprio dalla fede dei cristiani d’Asia in Maria, secondo altri almeno influenzato dall’immagine mariana.

      Tuttavia ciò potrebbe essere storia del passato, se non credessimo in una seconda verità, che è quella della comunione dei santi, poiché “l’unione… di coloro che sono in cammino coi fratelli morti nella pace di Cristo non è minimamente spezzata, anzi, secondo la perenne fede della Chiesa, è consolidata dalla comunicazione dei beni spirituali” (LG 49). Non veneriamo la memoria dei santi soltanto a titolo di esempio, ma perché un rapporto sussiste oltre la morte, in attesa della piena comunione alla fine dei tempi. Ora tale legame è certamente particolare con Maria; afferma al riguardo il Concilio Vaticano II: “La Madre di Gesù, come in cielo, glorificata ormai nel corpo e nell’anima, è l’immagine e la primizia della Chiesa che dovrà avere il suo compimento nell’età futura, così sulla terra brilla come un segno di sicura speranza e di consolazione per il popolo di Dio in cammino” (LG, 68).

2.      Madre dell’aiuto e modello

Non fa meraviglia che nella Salve Regina, preghiera composta 800 anni fa, Maria sia invocata come “Avvocata nostra”, oppure sia chiamata “Maria del Soccorso”; è colei che offre una protezione come si recita in un’antichissima preghiera “Sub tuum praesidium confugimus… sotto la tua protezione ci rifugiamo, Maria. Nel XI secolo san Bernardo di Chiaravalle chiese ai suoi monaci di recitare tale supplica ogni giorno. Nel secolo XVI si diffuse il titolo di Maria Auxilium Christianorum, che ebbe poi nella devozione popolare due versioni: quella della Madonna dell’Aiuto, di cui abbiamo vari luoghi di devozione anche in Diocesi, o di Maria Ausiliatrice, titolo che oggi predomina nel mondo di lingua italiana, ma senza alcun contrasto.

I nostri padri a Rovereto, dopo esser scampati dalla terribile invasione nemica di 310 anni fa, assunsero l’impegno di intensificare la devozione a Maria per la città tutta intera. Ciò mostra affetto per la comunità, richiesta di essere preservati da ogni male, desiderio di pace e prosperità per tutti, impegno solidale. Se infatti è giusto e possibile rivolgerci a Maria e invocarla, è altrettanto doveroso raccogliere il suo messaggio di condivisione con le fatiche degli altri; dobbiamo dunque impegnarci perché non ci siano più persone che muoiono di fame o di solitudine e perché la dignità umana venga sempre rispettata. Rovereto porta questa tradizione di fede e di solidarietà; l’ideazione e il generoso sostegno “Fondo straordinario di solidarietà” ne sono la prova e vi fanno onore. Da Maria che rimase con i discepoli nel Cenacolo impariamo infatti a vivere la prossimità e a non persero la speranza, nemmeno in situazioni dove non si vedrebbe ancora la soluzione, come Maria a Cana. Ma per riuscire a imitare un tale esempio, osserviamo dove Maria fondava la sua forza: nella parola di Dio che meditava profondamente nel cuore, poiché non bastano le velleità filantropiche per realizzare un mondo migliore. Maria aveva lo sguardo rivolto a Dio come dimostra nel Magnificat, poiché il relativismo umano porta all’individualismo; infine anche a noi, come ai servitori di Cana, dice: “Fate quello che Gesù vi dirà”, e questo perché desidera la gioia per noi!

Seguì un saluto in tedesco al Sindaco e alla Delegazione di Kufstein, nel 25° di gemellaggio tra le due città, tra l’altro unite anche per le vicende del 1703.