Visione religiosa del mondo non significa CREDERE IN DIO?

Anche il significato del termine religione verrebbe alterato dalla cultura dominante, secondo la quale credere in Dio sarebbe solo una delle manifestazioni possibili della visione religiosa del mondo.

[CzzC: ricordo un collega di lavoro che sosteneva ironicamente «brutti scherzi gioca il bisogno di credere»; gli auguro comunque tanta felicità]

[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 08/08/2024; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]

Pagine correlate: religione e laicità, esigenze originali, scissione tra sapere e credere, Augias; alterazione del significato delle parole

 

2024.08.07 <avvenire> il triangolo estivo di stelle (Vega, Deneb e Altair) e il “messaggio di Dio”. Don Luca Peyron è anche appassionato astrofilo. [CzzC: oso qualche piccolo discernimento; continua qui con keys astronomiaastrologia, scienza, fede amica della ragione]

 

↑2023.01.27 Giornata della memoria, riassumo da <fb> estratto da Giacomo Biffi: il più grande ostacolo a credere è l’enigma del male innocente; … è stato detto che dopo Auschwitz non è più possibile credere in Dio …ma potrebbe essere vero il contrario: il male per chi non crede è un assurdo irredimibile, mentre per chi crede diventa un «mistero», cioè una realtà che, essendo più alta di noi, proprio per questo ci può salvare dalle nostre contraddizioni. (Vocabolario della fede). Vedi anche commento di Luigi Accattoli.

 

↑2019.02.01 I suicidi tra gli atei radicali e tra i fermamente credenti hanno la stessa densità? <fq> I primi desiderano a volte farla finita, senza troppe lamentele, ma con lucida presa d’atto che la benzina della loro anima è terminata. Una fede [CzzC per me quella cristiana] incrollabile permette di sopportare vite durissime, a testa alta, perché certi di essere solo di passaggio, destinati a rendere conto a un’alterità tutta da guadagnare; per costoro il senso del peccato frena considerevolmente gli intenti suicidari.

 

↑2017.03.06 <aleteia> «Le scoperte scientifiche sono la prova che non siamo figli del caos, ma di una logica rigorosa. Se c’è una Logica ci deve essere un Autore», ha scritto Zichichi, professore emerito di Fisica Uni_BO, vincitore del Premio Fermi ed ex presidente dell’European Physical Society (EPS) e dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. A lungo diversi esponenti del mondo anticlericale hanno messo in dubbio la sua autorità scientifica avendo più volte affermato di credere in Dio grazie alla scienza. Tuttavia, ancora oggi, Zichichi risulta avere un H-index (indice di impatto sul mondo scientifico) pari a 62, come Stephen Hawking (62) e ben superiore, ad esempio, a Carlo Rovelli (52) e al premio Nobel Sheldon Lee Glashow (52).

 

↑2015.01.29 <libertaepersona> C’è qualcosa in comune, tra una poesia e un trattato di fisica? Tra l’armonia di un canto polifonico e le scienza sperimentale? Tra una preghiera al cielo, e la passione per le stelle? Fabiola Gianotti: "Sì, io credo … l’arte e la scienza o l’arte e la conoscenza più in generale sono tra le espressioni più elevate dell’uomo, come essere pensante, ...»

 

2014.07.03 <Avvenire.p2 >L'illusione perenne (e rozza) di un laicismo senza dubbi (di Gianni Gennari): ieri su “Repubblica (p. 28: «La religione senza Dio») Augias e il lettore Luigi Lunari dialogando sulle idee del noto "ateologo" Dworkin affermano che «credere in Dio è solo una delle manifestazioni possibili della visione religiosa del mondo». Infatti, grandi geni «religiosi», per esempio, «Spinoza, Nietzsche» e «Feuerbach per il quale le religioni hanno una origine pratica, rendono cioè oggettive le aspirazioni umane proiettandole in una entità immaginaria» non credevano in Dio. Lunari, Dworkin e Augias contenti: accordo pieno! Che dire? Quel «la», prima del sostantivo «religione», la dice lunga sulla frettolosità del tutto. Mai letto – che so? – Rahner in sede filosofica e Barth in sede teologica sulle differenze tra «religioni» umane e «fede» ebraico-cristiana? Le religioni inventate dal bisogno umano cercano di impadronirsi della potenza della divinità per rimediare a ignoranza (con i "miti") e impotenza (con i "riti"), e in questi ambiti scienza e tecnica fanno rispettivamente il deserto – ecco la secolarizzazione! – ma la fede ebraico-cristiana è ben altro: né miti né riti! Un "laicismo" senza dubbi pensa l'avversario come "tigre di carta": crede di aver vinto, ma la realtà – la fede – gli resiste, da migliaia di anni...

[CzzC: non sorprende che potenti matrici del mainstream alterino il significato di parole inequivoche da millenni per piegarlo alla loro Weltanschauung, ma in questo caso direi ad Augias di scomodarsi con comodo per quanto mi riguarda, perché il Cristianesimo, più che una religione come gli piacerebbe intendere, sarebbe un avvenimento, Dio incarnatosi uomo, morto e risorto per la salvezza dell’umanità, fatto inconcepibile per quella cultura dominante, stoltezza e follia da sradicare]