Vigilare sui figli. Il GENDER è la nuova DITTATURA
Prof. Stefano Zecchi: la libertà di educazione per i propri figli è un principio costituzionale (vedi anche Art 26.3 della dichiarazione universale dei diritti umani) Eppure oggi è minato da una 'educazione di Stato' che gli ideologi del gender vorrebbero imporre, in modalità da regime tanto che c’è diffusa paura di reagire e invece dobbiamo reagire perché i nostri figli possano crescere in una dimensione – religiosa o laica che sia – di libertà.
[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 01/03/2024; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]
Pagine correlate: ideologia di gender; gender inquisizione
↑2024.03.01 <google yt♫> Fr1 «Vorrei sottolineare una cosa: è molto importante che ci sia questo incontro, questo incontro fra uomini e donne, perché oggi il pericolo più brutto è l’ideologia del gender, che annulla le differenze. Ho chiesto di fare studi a proposito di questa brutta ideologia del nostro tempo, che cancella le differenze e rende tutto uguale; cancellare la differenza è cancellare l’umanità. Uomo e donna, invece, stanno in una feconda “tensione”»
↑2022.10.14 apro una pagina sulle manifestazioni di disforia di genere in soggetti trattati per disturbi dello spettro autistico, dopo aver appreso da NC dell'imbarazzo di molti psichiatri che riscontrano detta correlazione: il loro disagio professionale deriverebbe dal fatto che la cultura dominante tende a punire chi osasse correggere psichiatricamente anziché assecondare chimicamente i minorenni che dicessero di sentire la suddetta disforia.
↑2022.03.08 <avvenire fc> Il patriarca di Mosca, Kirill, parla degli 8 anni di guerra in Donbass, durante i quali, la regione mineraria è stata a rischio distruzione, innanzitutto “morale”: «c’è un rifiuto fondamentale dei cosiddetti valori che oggi vengono offerti da chi rivendica il potere mondiale»; per entrare nel club di tale potere «è necessario organizzare una parata del gay pride». Chi resiste subisce repressioni. Si vuole cioè «imporre con la forza un peccato condannato dalla legge di Dio, e quindi» costringere le persone alla «negazione di Dio e della sua verità». [CzzC: dissento anch'io dalla gender dittatura, ma ancor più da chi usasse tale dissenso per giustificare una guerra come questa]
↑2022.01.07 <post google> In Canada da oggi è vietata la terapia di conversione dell’orientamento sessuale: sarà considerato un crimine fornire o promuovere servizi finalizzati a reprimere o correggere l’orientamento sessuale percepito e manifestato anche da minorenni. [CzzC: e come potrà comportarsi lo psichiatra che diagnosticasse come sofferenza dello spettro autistico che sta curando quella che il paziente minorenne dicesse essere disforia di genere? Quando la scienza avrà la forza di reagire a cotale dittatura ideologica che induce danni da transessismo?]
↑2021.12.06 <giornale> un altro caso di sottomissione alla dittatura woke: nel Petit Robert, il più popolare dizionario francese, è stato introdotto il pronome neutro "iel" - contrazione di "il" ( lui) e "elle" ( lei"), utilizzato dalle persone che si definiscono "non binarie": protestano in tanti, anche il ministro dell'Istruzione nazionale, Jean-Michel Blanquer, secondo il quale "la scrittura inclusiva non è il futuro della lingua francese". Un dibattito e un fronte contrario alle istanze woke del politicamente corretto, sempre più invasivo. Un po' come quello maturato in Italia dopo la bocciatura dello "schwa" da parte della nota linguista Cecilia Robustelli, che da anni lavora con l'Accademia della Crusca.
↑2014.03.28 trassi da Avvenire p10
Il filosofo Stefano Zecchi, ordinario di Filosofia alla Statale di Milano e scrittore.
Zecchi: «Vigilare sui figli Il gender è la nuova dittatura»
LUCIA BELLASPIGA
Si dice «d’accordissimo» che l’educazione comprenda anche il tema dell’omosessualità e che nessuna discriminazione sia accettabile, soprattutto a scuola, «ma il trasformare questa convinzione in una battaglia politica è mistificatorio è violento nei confronti dei bambini. Occorre reagire, là dove è possibile bisogna creare argini di confronto pacifico». Tra i genitori sconcertati dalle linee guida dell’Unar (i tre ormai famigerati volumi dedicati alle scuole elementari, medie e superiori, poi ritirati dal web) e dall’ideologia del gender imposta come indottrinamento fin dalla tenera età, c’è Stefano Zecchi, ordinario di Filosofia alla Statale di Milano e scrittore, ma anche padre di un bimbo di 10 anni.
Fiabe gay alle materne, problemini di aritmetica con personaggi omosessuali alle elementari, narrativa e film transgender alle superiori, la parole padre e madre cancellate dai moduli... Come si arriva a questo? A chi giova?
Ci sono due livelli di ragionamento. Il primo è culturale filosofico, il secondo più pedagogico. Oggi in politica c’è una forte difficoltà a dare un senso culturale alle proprie differenziazioni, così il laicismo proprio della sinistra ha trasportato il suo armamentario ideologico nel tema dell’abolizione dei generi. Dire che i generi non sono più maschio e femmina ma addirittura 56 tipi diversi diventa la battaglia per un’identità politica. Come prima credevano sinceramente che il comunismo salvasse il genere umano e si riconoscevano nella moralità ineccepibile, così oggi sostengono che il gender salva dall’abbrutimento. Ma così la politica diventa biologismo, selezione della specie, darwinismo deteriore. Basta leggere i loro testi.
E sul piano pedagogico? La scuola è particolarmente nel mirino di queste folli ideologie.
È giusto che l’educazione comprenda anche l’omosessualità e soprattutto il rispetto delle differenze, ma senza portare il tema sotto le bandiere mistificatorie che vedo oggi. Una cosa è il dato biologico, altro è la sovrastruttura culturale: un giorno arriveremo a difendere il pedofilo, in fondo è un uomo che persegue una sua preferenza sessuale, e addirittura l’incesto...
La libertà di educazione per i propri figli è un principio costituzionale. [CzzC: è anche Art 26.3 della dichiarazione universale dei diritti umani] Eppure oggi è minato da una 'educazione di Stato' che gli ideologi del gender vorrebbero imporre.
È chiaro che più si sa e meglio è, è persino banale dirlo, ma chi deve sapere? I docenti. Devono essere formati bene per prevenire ogni forma di bullismo, che crea vere tragedie personali, e fare mediazione tra le sensibilità della classe. Ma lasciate in pace i bambini: su di loro si sta esercitando un’ideologia violenta che non dovrebbe nemmeno lambirli. D’altra parte è tipico dei regimi, che come prima cosa si appropriano delle scuole: questo sta diventando un regime e infatti tutti hanno paura di reagire, anche solo dire che il padre è un uomo e la madre una donna è diventato un atto di 'coraggio'. Siamo al grottesco.
Eppure alcune scuole si adeguano subito: via le fiabe perché il principe ama la principessa, via anche la festa del papà (chissà perché della mamma no)...
È il frutto di una demolizione della figura del padre che arriva da lontano, dagli anni ’70, quando si è cominciato a distruggere la famiglia dal 'capo'. Sfasciata la famiglia è chiaro che dopo puoi sfasciare anche i due diversi ruoli di padre e madre, e che oggi sia a pezzi lo dice la facilità con cui si sciolgono i matrimoni: quando si accetta una visione così 'allegra' di famiglia, aperta, senza legami, tutto diventa possibile. Annientare la madre è più difficile perché è la figura biologica, anche se affitti un utero è ancora femminile, finché almeno la tecnologia non riuscirà in cose mostruose, e allora saremo di nuovo al nazismo. Ma io non credo si arriverà a tanto.
Lei è ottimista? La storia insegna che nei regimi si cade senza avvedersene.
Ormai la nostra società ha consolidato un forte individualismo, la teoria del gender non diventerà un fenomeno di massa, lascerà il tempo che trova: io non sono terrorizzato, sono disgustato, che è diverso. Tuttavia bisogna avere delle attenzioni, attrezzarsi perché i nostri figli possano crescere in una dimensione – religiosa o laica che sia – di libertà. Mia madre era maestra e per una vita ha insegnato nella scuola statale, io ho studiato e insegnato sempre nello Stato, lo stesso fa mia moglie... ma mio figlio studia in una scuola paritaria: lì ho la garanzia che cresca libero dall’arroganza degli 'inappuntabili moralmente'. Lo ripeto, non voglio crociate, dobbiamo creare argini di confronto pacifico e informare i docenti, ma non fare violenza sui piccoli. Chi ha autorità morale – oltre alla Chiesa anche la politica – si faccia sentire, la buona sinistra parli, dica la sua, ne abbiamo bisogno.
«Lasciate in pace i bambini. Su di loro si esercita un’ideologia violenta»