Il Papa alla Sapienza nel 2008 fu zittito su scienza e fede
forse il prof. Marcello Cini, starter del dissenso, prima di morire nel 2012, si sarà reso conto che molte delle sue preoccupazioni in ordine alle derive della tecnologia e allo statuto della scienza nel mondo contemporaneo si ritrovano, con toni non meno accorati, nelle riflessioni dello stesso Ratzinger.
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Pagine correlate: Fede e ragione; Benedetto XVI
↑2014.03.27 Traggo da Avvenire 27/03/2014 p25
QUEL PAPA ZITTITO SU SCIENZA E FEDE
ALESSANDRO ZACCURI
I credenti sarebbero tentati di evocare la Provvidenza, un pensatore laicissimo come Benedetto Croce (peraltro spesso gratificato del titolo di don ) avrebbe forse evocato la proverbiale «eterogenesi dei fini»: quando fai qualcosa in vista di uno scopo, insomma, e ottieni tutt’altro. La mancata visita di Benedetto XVI alla Sapienza di Roma, ricordate? Era in calendario per il 17 gennaio 2008, per l’inaugurazione dell’anno accademico. Ma quel giorno all’antica università romana (fondata, per ironia della sorte, da un altro pontefice, Bonifacio VIII) arrivò soltanto il discorso che papa Ratzinger aveva preparato per l’occasione. Le polemiche, scatenate con grande clamore nei giorni precedenti, parevano aver ottenuto l’effetto desiderato: difendere l’autonomia della scienza, proclamare l’inscalfibile principio della laicità. Che cosa sia successo allora e, più che altro, che cosa sia accaduto in seguito è raccontato, con ampiezza ed esattezza di documentazione, in un piccolo volume di Renato Guarini, insigne studioso di Statistica economica e, all’epoca, rettore della Sapienza. Il colpevole dell’invito, secondo i contestatori, anche se in effetti lui, in questo
Sapienza e libertà (a cura di Pier Luigi De Lauro, prefazione di Walter Veltroni, Donzelli, pagine 160, euro 15, in libreria da oggi) ci tiene a rivendicare il merito di un’iniziativa che, sulla lunga durata, ha prodotto un confronto molto più utile e serrato di quanto si potesse sperare sei anni fa, quando la bagarre imperversava. I fatti, dunque. Dopo una lunga manovra di avvicinamento, il 23 ottobre 2007 Guarini comunica al Senato accademico che il Papa visiterà l’ateneo in data 30 novembre (lo spostamento a gennaio sarà stabilito in seguito) e che l’incontro si svolgerà sulla falsariga dei precedenti di Paolo VI nel 1964, sempre alla Sapienza, e di Giovanni Paolo II a Roma Tre nel 2002. Per una svista, nel verbale della seduta si fa riferimento a una lectio magistralis di Ratzinger, ma è lo stesso Guarini, in un carteggio con il fisico Sergio Doplicher, a chiarire che non è così: nessuna lezione, il Papa si limiterà a un discorso al termine della cerimonia ufficiale.
Se Doplicher è soddisfatto, un suo collega, Marcello Cini, lo è molto meno: in un intervento pubblicato il 13 novembre dal «Manifesto», il noto ambientalista denuncia la presunta ingerenza religiosa, anticipando in sostanza le motivazioni che stanno all’origine della lettera al rettore che 67 docenti della Facoltà di Fisica sottoscrivono in data 23 novembre. Un documento non necessariamente privato, ma comunque privo di quelle caratteristiche di “appello alla laicità” che la stessa lettera assume quando, il 10 gennaio 2008, appare su «Repubblica» con l’attribuzione a Carlo Bernardini, che sarebbe poi il primo in ordine alfabetico tra i 67 firmatari. Tutti i testimoni convocati da Guarini in Sapienza e libertà sono concordi nell’affermare che fu l’accelerazione impressa dal quotidiano romano a determinare l’incattivirsi dello scontro e, di conseguenza, la rinuncia da parte del Papa. Lo lascia intuire padre Vincenzo D’Adamo, cappellano della Sapienza nel 2008, ma è dello stesso parere anche il fisico Carlo Cosmelli, uno dei famosi 67 firmatari, che del resto non ha cambiato idea sull’opportunità dell’invito: in università Benedetto XVI poteva anche andare, purché accettasse di dibattere alla pari... Il punto di vista più interessante è però quello di un giovane ricercatore, Gianluca Senatore, che al momento della diatriba era uno dei rappresentanti degli studenti nel Consiglio accademico della Sapienza. Fino ad allora, confessa, di Ratzinger non aveva letto nulla, ma è stato proprio grazie al discorso incriminato – ora riprodotto nel volume di Guarini – che Senatore ha iniziato a studiare gli scritti e il pensiero del Pontefice emerito, giungendo a una conclusione abbastanza sorprendente: se uno studioso come Cini (morto nel 2012 all’età di 89 anni) avesse provato ad approfondire, si sarebbe reso conto che molte delle sue preoccupazioni in ordine alle derive della tecnologia e allo statuto della scienza nel mondo contemporaneo si ritrovano, con toni non meno accorati, nelle riflessioni dello stesso Ratzinger. Ma di scienza, alla Sapienza, il Papa non poté parlare, perché gli autoproclamati custodi del fideismo scientifico temevano che il vescovo di Roma avrebbe parlato anche di fede. Il dibattito c’è stato, ma solo molto più tardi. Eterogenesi dei fini, d’accordo. Ma l’amarezza per un’occasione perduta, e per una censura subìta, rimane.
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Renato Guarini, rettore della Sapienza all’epoca dei fatti, ricostruisce il caso della mancata visita di Benedetto XVI nel gennaio del 2008. Ma a distanza il dialogo ha la meglio