2025.01.11 Mi permetto di discernere rispetto all’aggettivo «ridicolo» che lessi formulato su fb da un pur stimato teologo sull'esito finale dell'universo: commento la sua frase finale: «Dove va a finire tutta l’evoluzione ascendente promossa dal Dio dell’inizio del mondo? Forse che Dio a un certo punto esaurisce le forze e non ce la fa più? Ridicolo!».

Osservo che potrebbe essere non del tutto opportuno argomentare sullo spazio-tempo e sulla evoluzione con le categorie della nostra esperienza tattile-visibile e con la matematica della contabilità ordinaria, categorie che sono invece surclassate dalla realtà (creata da Dio), assai più complessa, in particolare nelle dimensioni più piccole (fisica quantistica) e più grandi: ad esempio?

Se riferissimo l'aggettivo INFINITO alla misura dello spazio e/o del tempo, dovremmo ricordarci che da oltre un secolo sappiamo quanto la realtà funzioni secondo la legge della "relatività di Einstein" e secondo il principio di indeterminazione di Heisenberg: l'uno e l'altro funzionamento non corrisponde alle misure che conosciamo noi con il nostro metro e con i nostri orologi, anche se a noi risulta difficile comprendere; ne va anche del nostro concetto di infinito.

Analogamente per l'EVOLUZIONE: nella nostra esperienza sulla terra la vediamo in termini di concepimento, vita, morte, piccole e lente mutazioni da generazione a generazione: ma pensiamo che il Dio che ha creato l'universo e permesso la vita sulla Terra (e forse anche su qualche altro pianeta presente o scomparso o futuro) abbia una visuale/conoscenza ristretta come la nostra? Diciamo umilmente che è un MISTERO, limitiamoci a quel volto di Dio rivelatoci da Gesù Cristo più che dalle scritture redatte duemila anni prima di lui che avevano una pretesa di verità letterale tanto deleteria che stavamo per mandare al rogo il Galileo eliocentrico, perché i suoi giudici pensavano ancora biblicamente (e come Dante) in termini di geocentrismo.

Storicamente mal incolse alla teologia, quando osò ridicolizzare le scoperte fisico-matematiche, ancorché sorprendenti l'ordinaria esperienza ed apparentemente contraddicenti il letteralismo biblico

Peraltro, dato che stanno pullulando sul web (perfino su alcune riviste di editori accreditati) informazioni sedicenti scientifiche tutt'altro che provate dal metodo del doppio cieco, dobbiamo stare più attenti che nel passato ai venditori di fumo, per non bere come scienza la pseudoscienza.

Risposta.

Caro CzzC, la mia trattazione, come ho detto, non è di teologia, ma di filosofia della natura. Mi guardo bene dal ridicolizzare le teorie della fisica sperimentale, delle quali ho tutto il rispetto e non pretendo affatto di entrare a dettar legge nel loro campo. Infatti mentre la fisica sperimentale considera i fenomeni fisici determinando leggi e cause secondo formule matematiche, certo non da ragioniere ma adatte alla materia di studio, la filosofia della natura considera l’universo fisico sotto il profilo dell’essere, come insieme di enti sensibili e in divenire. La relatività di Einstein o il principio di indeterminazione di Heisenberg riguardano la fisica sperimentale, non la filosofia della natura, che è la scienza all’interno della quale faccio le mie argomentazioni. Per questo la critica che lei mi fa non coglie il bersaglio, perché lei si pone dal punto di vista della fisica sperimentale; io invece, come filosofo, della filosofia della natura. Per questo mi sono accorto che lei non sa che cosa è la filosofia della natura. Per distinguere allora l’una dall’altra scienza, le consiglio la lettura de La filosofia della natura di Jacques Maritain.

Caro CzzC, per quanto riguarda la famosa vicenda di Galileo, il Santo Ufficio temeva che la teoria di Galileo supponesse la negazione dell’inerranza della Bibbia, perché allora non era ancora nata l’esegesi storico-critica, ed inoltre il metodo scientifico usato da Galileo, benchè si trovasse già embrionalmente in Aristotele, non era apprezzato dagli Scolastici aristotelici di allora. Per questo il Santo Ufficio accusò imprudentemente Galileo di eresia, anche perché egli intendeva considerare la sua teoria come vera interpretazione della Bibbia, mentre il Card. Bellarmino gli aveva consigliato di presentarla come semplice sua ipotesi, nel qual caso gli si sarebbe risparmiata la censura ecclesiastica. Il Santo Ufficio, quindi, non si pronunciò su materia di fede, ma accusando Galileo di eresie, intendeva prendere una misura pastorale. San Giovanni Paolo II ha detto quindi che il Santo Ufficio si sbagliò, caso unico nella storia della Chiesa, a parte il fatto che non ebbe la firma del Papa. Infatti, i decreti del Santo Ufficio, oggi Dicastero per la Dottrina della Fede, quando trattano di materia di fede, rappresentano il magistero pontificio e quindi infallibili e irreformabili.

Caro CzzC, per quanto riguarda il racconto biblico della creazione della coppia originaria, con la relativa narrazione del peccato originale e del suo rimedio, bisogna distinguere, secondo i canoni della moderna esegesi storico-critica, la forma mitico-simbolica del racconto dal suo contenuto, che, essendo un dato di rivelazione divina, è stato riconosciuto dalla Chiesa come verità di fede ed ha ricevuto dalla Chiesa una formulazione dogmatica che è contenuta nel Concilio Lateranense IV del 1215. Adamo ed Eva sono realmente esistiti e il peccato originale è realmente accaduto. Ma la forma letteraria della quale sono rivestiti i fatti è di carattere mitico-simbolico.

[CzzC: 2025.01.15 Sappiamo quanto sia facile equivocare sul significato delle parole e, nella fattispecie, la stessa Wikipedia dice che la filosofia della natura è un termine dai molteplici significati, aggiungendo che

- prima del XIX secolo la "filosofia naturale" aveva rappresentato per molti secoli l'avanguardia dell'indagine scientifica, che coniugava l'osservazione sperimentale con la riflessione filosofica;

- oggi sarebbe opportuno distinguere una filosofia della natura fisica da una filosofia della natura biologica (talvolta chiamata anche filosofia dell'organismo o biologia filosofica), discipline che si sono rese via via più autonome all'interno di quella branca più generica nota come filosofia della scienza.

Ho l'impressione che per filosofia della natura Lei, Padre, intenda qualcosa di ulteriormente diverso, ma ammetto la mia pochezza conoscitiva in filosofia

Grazie per avermi risposto e spiegato il Suo punto di vista.

Caro CzzC, per venire incontro alla sua problematica, le offro questo schema di ordinamento delle scienze sperimentali in rapporto alla filosofia della natura. Quest’ultima disciplina è una tradizionale materia di insegnamento nella formazione sacerdotale e nelle facoltà pontificie di filosofia. Si tratta di uno dei rami della filosofia tomista, che come lei saprà, viene insegnata preferenzialmente negli istituti educativi della Chiesa. Al riguardo è abbastanza facile trovare dei Corsi di filosofia tomista, dove è possibile trovare la presenza di questa disciplina.

Questo è lo schema:

Fisica sperimentale: scienza dei fenomeni fisici:

A. fisico-matematica: scienza dei corpi materiali ed energetici:

1). cosmologia sperimentale;

1a. fisica nucleare o microfisica: es. struttura dell'atomo e fisica quantistica

1b. fisica naturale o macrofisica; es. leggi gravitazionale

2). astronomia.

B. chimica: scienza delle sostanze sperimentali:

1). inorganica: sostanze non viventi es. tavola di Mendeleyeff;

2). organica: scienza delle sostanze viventi;

1. attualmente viventi: biologia

1a. vegetali: botanica

1b. animali: zoologia

2. potenzialmente viventi: es. le vitamine

C. fisica filosofica o filosofia della natura o cosmologia: scienza dell'ente sensibile

[CzzC: Per l'ultima voce (C), circa la quale risposi alla Sua precedente, cioè «filosofia della natura», torno a presumere (anche se non leggo esplicitato) che Lei intenda «qualcosa di ulteriormente diverso» rispetto a quanto intenderebbe Wikipedia per «filosofia della natura».

Per quanto riguarda la tomistica, nella mia povertà sono rimasto ad una infarinatura derivata dalla scuola di Sofia Vanni Rovighi, prima di passare dal classico a fisica.

Se avessi "problematiche" di tipo strettamente filosofico le delegherei, fidandomi di alcuni docenti universitari di filosofia (non di teologia) che ne sanno assai più di me: quando mi spiegano qualche aspetto (ad esempio sulla fenomenologia - Husserl, Heidegger, Marion, ...) capisco solo in parte, ma intuisco che mi posso fidare e mi basta così, per ora.

Nello specifico dei titoli succitati, curo interesse dal punto di vista matematico-fisico, con un intento educativo (gratuito aiuto allo studio), senza scordare il rapporto fede e ragione.

Ad esempio?

- fisica e matematica

- scienza dei corpi materiali ed energetici

- cosmologia - astrofisica - astronomia

- fisica nucleare/quantistica

- biologia - salute

- vita vegetale e animale - salvaguardia del creato:

- contrastando gli estremismi di "veganite e bestialite"

Non attendo risposta, anche perché ho la sensazione che stiamo divagando troppo rispetto agli intendimenti di «filosofia della natura» e rispetto a maggiori priorità educative.

Grazie per l'interlocuzione-dialogo.

2025.01.21 Caro Professore, certamente per filosofia della natura (o cosmologia filosofica) intendo qualcosa di diverso da quello che dice Wikipedia, perché qui ci si limita ad una sintesi storica, mentre io Le do una definizione dal punto di vista teoretico, dove fa testo S.Tommaso, il cui pensiero fa da quadro di riferimento per la formazione sacerdotale negli istituti accademici cattolici, per cui nel piano di studi corrispondente Lei troverà tra le materie di studio la filosofia della natura secondo la definizione che le ho detto esplicitata dai tomisti moderni, come per esempio Hoenen, il Maritain, lo Jolivet, la Vanni Rovighi, il de Tonquédec e il Gredt.

Su questo tema della filosofia della natura, la consiglio di consultare a mio nome il Prof. Don Alberto Strumia: https://disf.org/

Caro Professore, le segnalo anche il libro del mio collega d'insegnamento allo Studio Teologico Accademico Bolognese (STAB), Padre Roberto Coggi: La filosofia della natura, ed. ESD, Bologna, 1997.

[CzzC: La ringrazio, Padre, per la risposta che considero arricchente. Auguro buon proseguimento della Sua Opera che considero anche di "carità intellettuale e spirituale" di rosminiana terminologia]