È proprio della TEOLOGIA CRISTIANA accettare la FUNZIONE CRITICA DELLA RAGIONE

Certo! MA mi pare che dai cattolici in passato sia stata azionata con esito diverso la FUNZIONE CRITICA della ragione rispetto ai cristiani che brandiscono il «sola scriptura» e tifano con la Scuola di Bologna per la nostra protestantizzazione. Esito oggi non più tanto diverso: meglio così? Non saprei. Chi vivrà, vedrà

[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 17/03/2024; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]

Pagine correlate: esegesi dell’annuncio

 

2024.03.14 dal seguente post.fb> scaturisce un dialogo con NC. Una convincente esegesi sul significato con cui Gesù avrebbe usato nella preghiera del Padre nostro la parola che in greco si scrive πειρασμόν, temptationem nel latino della vulgata, che non è la "tentazione" come intesa prevalentemente in Italiano (allettare pro trasgressione o peccato). Altrove si usa lo stesso verbo col chiaro significato di «mettere alla prova» (quando i farisei fanno domande a Gesù, quando Dio mette alla prova Mosè od Aronne) ma anche noi diciamo «tentare un esame». Ha senso pregare anche perché non ci sia data la prova che non sappiamo se possiamo superare? A volte Dio mette alla prova al limite di quanto si possa sopportare (leggi Giobbe).
Segue il seguente dialogo.

 

2024.03.16 NC: E se fosse esegesi? E se il non credente Cacciari fosse più acuto di noi?

Massimo Cacciari: esegesi: “(...) l’escatologia cristiana problematizza in qualche modo lo stesso annuncio e costringe a ritenere la tradizione, l’esegesi dell’annuncio, non un fatto che si aggiunge all’annuncio, ma intrinseco all’annuncio medesimo: questo è molto importante da capire perché questo è il fondamento del carattere radicalmente antidogmatico che questa tradizione ha in sé, che per un cristiano ritengo, l’essere antidogmatico non è una cosa che c’è o non c’è, ci dev’essere se no non sei cristiano. La laicità, per dirla così, è intrinseca all’annuncio, l’annuncio si pone in modo critico in qualche misura ed esige l’esegesi, esige l’esegesi.”

 

2024.03.16 CzzC: Sì, ma porrei a Cacciari una domanda sull'esegesi che arrivasse a metaforizzare verità basiche della nostra fede. Il commento-domanda qui di seguito annotai lo scorso 19 gennaio

 

2024.03.17 NC: credo che la chiave di lettura sia Il linguaggio trinitario. Scrive il suo amico Baget: (…) "È così che l’uomo trova la fonte del linguaggio, la relazione della relazione: la divinità che manifesta sé all’uomo come il significato di sé, del mondo e del loro rapporto.” (…)

 

2024.03.17 CzzC: certo, la Trinità, architrave della nostra fede. Sperando, però, che, nel frattempo, la "rivoluzione teologica" in progress non arrivi a metaforizzare anche la Trinità, avendo già sdoganato sull'altare della sinodalità l'inizio di metafora-vuoto per voci di "CREDO", forte di scuole teologiche che hanno già metaforizzato, ad esempio, la verginità della Madonna.

Ciononostante continuo a pregare e a confidare ♫sub tuum praesidium»

 

2024.03.17 NC: d’accordo ma è proprio della teologia cristiana accettare la funzione critica della ragione.

 

2024.03.17 CzzC: Grazie, NC, A mio avviso, tuttavia, resta da appurare se l'USO della ragione debba essere fatto fino a dare ragione anche a chi annacqua con metafora il depositum fidei, custodito da due millenni di Magistero Petrino; ad esempio?

Diamo ragione a quel Mancuso che fu chiamato dal mio parroco per catechizzarci che

«il VALORE SALVIFICO della croce e resurrezione di Cristo sarebbe stato AGGIUNTO POSTUMO nei Vangeli»?

Diamo ragione anche a quel rettore dello studio teologico di Bressanone, tifato dai massoni, chiamato a catechizzarci che la verità nuoce al dialogo e che, se i cristiani sono così tanto perseguitati, è anche colpa loro, perché «i primi a scatenare l’odio religioso siamo stati noi cristiani ... quella tra una religione vera e tutte le altre false è una distinzione brevettata da noi cristiani. Oggi spesso proprio i cristiani ne pagano le conseguenze ma tutto era partito, scorrendo la storia, proprio da noi»?

Nella TRINITÀ c'è lo Spirito Santo che invochiamo anche qui, per aiutarci ad USARE bene la RAGIONE in discernimento delle suddette catechesi e per consolarci nella PREOCCUPAZIONE; quale preoccupazione?

I miei genitori e nonni, ancorché incapaci di discettare come noi due qui, mi/ci hanno trasmesso una fede in Cristo vero figlio di Dio morto e risorto per la nostra salvezza, sereni e sicuri, anche perché sostenuti da quel secolare suddetto Magistero (che fino a qualche lustro fa aiutava anche me a discernere bene tra SEDICENTI profeti e profeti veri); MA oggi sono PREOCCUPATO per me, per i miei figli/nipoti e per i protestanti che migrarono a "Roma", motivando, tra l’altro, che erano insoddisfatti di un certo "dire tutto e il contrario di tutto" a seconda del "pastore" di turno: mi pare che da un po' di tempo tiri in quota un’aria che soffia via il "SEDICENTI" e non ho ancora capito se ciò sia fatto per aumentare il numero dei profeti e/o per andare più d'accordo con luterani, islamici e massoni, e/o per evitare lo scisma con il sinodo di Germania, e/o semplicemente pro catechesi che confonda la suddetta RAGIONE, intorbidendo e scaldando le acque alla Overton, in modo da poter riformulare il tutto con la rivoluzione teologica in progress.

CONVENGO che «è proprio della teologia cristiana accettare la funzione critica della ragione»

MA mi pare che dai cattolici in passato sia stata azionata con esito diverso la FUNZIONE CRITICA della ragione rispetto ai cristiani che brandiscono il «sola scriptura» e tifano con la Scuola di Bologna per la nostra protestantizzazione.

Oggi forse con esito non più tanto diverso.

Meglio così?

Non saprei.

Chi vivrà vedrà.

 

2024.03.17 NC: Il ‘Simon Mago’ Vito Mancuso teorizza la possibilità di vivere nella bellezza della vita cristiana senza credere nella divinità di Cristo: irrazionale <jpg>

 

2024.03.17 CzzC: purtroppo no, non è irrazionale, semmai irragionevole secondo l'intendimento che aveva della ragione il "depositum" della fede cattolica fino a poco tempo fa (ora intendimento più sfumato; vedrai quanto sarà ripescato fra qualche anno in "sede ecclesiastica" lo spretato don Vito, che fu consacrato dal Martini e salito in cattedra Verzé).

Quantomeno per deformazione professionale sono costretto a distinguere tra razionale e ragionevole.

 

2024.03.17 NC: scrive Stefano Pietropaoli:

[…] “La negazione della trascendenza ha comportato lo sviluppo di un panteismo immanentistico, la cui massima espressione è stata secondo Schmitt la filosofia hegeliana. L’immanentismo ha al a sostituito Dio con entità terrene, come l’umanità, la nazione, l’individuo, lo sviluppo storico.” […]

(Schmitt - Carocci editore 2012, pag. 52)

Scrive Gianni Baget:

[…] “Questa posizione teologica conviene al laicismo di Repubblica, secondo cui la Chiesa non ha diritto a intervenire sul piano del dibattito pubblico, perché i suoi dogmi non sono razionali. Sicché Mancuso offre argomenti a coloro per cui la migliore Chiesa è quella del silenzio.

L’obiettivo centrale è papa Ratzinger, cioè proprio colui che fa della differenza ecclesiale il presupposto del suo magistero e del suo ministero e, quindi, è portato a incrociare il laicismo diffuso ogni qualvolta parli.

Il compito di Mancuso è dunque molto semplice; gli basta dimostrare che il Papa parla da Papa e suppone pertanto il dogma cattolico. Egli può censurare il fatto che il discorso papale contraddice ciò che è comunemente accettato dai mezzi di comunicazione sociale.” […]

(TEOLOGISMI ESISTENZIALI DI VITO MANCUSO 24 Aprile 2009)

 

2024.03.17 CzzC: Convengo che si avvalga anche della filosofia hegeliana lo spirito del mondo che brandisce un’etica senza trascendenza

La mia fede si è irrobustita con la guida e l’esempio di papa Ratzinger che ha pagato di persona «incrociando il laicismo diffuso» sul terreno della ragione fino a osar dire che «il principio di maggioranza non basta»

Convengo che Mancuso può «censurare il fatto che il discorso papale contraddice ciò che è comunemente accettato dai mezzi di comunicazione sociale», ma aggiungo che ultimamente gli è rimasto poco da censurare, stante la romana corsa incontro allo spirito del mondo con sermoni di serie

«non dobbiamo accanirci contro il mondo né pensare a ETERNE CONTRAPPOSIZIONI»

anche perché il solo opporsi sarebbe sbagliato

mentre dobbiamo, invece, de-sacrare, perché «il sacro divide» come sermonò la teologa Cettina Militello lo scorso 8 dicembre in Radio1Rai (La finestra su S.Pietro) imbeccata da Luciano Cozzolino pochi secondi prima che parlasse Papa Francesco.

Scusa se ti paressero eccessivi i link con cui accompagno i miei commenti: non mi interessa portare clic al mio blog, ma documentare la mia argomentazione con le riflessioni mie e di terzi, pro o contro l’assunto, che ho raccolto negli anni in pagine tematiche pertinenti al tema trattato.

Grazie per i tuoi contributi, Eugenio.