La TRADIZIONE ha intrinseca l’ESEGESI dell’ANNUNCIO, quindi sarebbe ANTIDOGMATICA
«l’annuncio si pone in modo critico in qualche misura ed esige l’esegesi».
[CzzC: trovo molto di vero nelle suddette espressioni di Massimo Cacciari, cui aggiungo un discernimento]
[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 17/03/2024; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]
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↑2024.01.19 dopo aver postato l’auspicio che anche l’islam attualizzi i suoi testi sacri rifiutando le tante voci del verbo uccidere, ricevo contributo da NC.post.fb: è razionalmente constatabile che il rapporto tra Allah e l’Umanità è completamente subordinato dall’alto, quindi non esiste possibilità di esegesi. Lascio descrivere l’importanza che l’ESEGESI ha nella storia della del Cristianesimo a Massimo Cacciari: «(…) l’escatologia cristiana [destino ultimo universale ultraterreno di ogni persona ndr] problematizza in qualche modo lo stesso annuncio e costringe a ritenere la tradizione, l’esegesi dell’annuncio, non un fatto che si aggiunge all’annuncio, ma intrinseco all’annuncio medesimo: questo è molto importante da capire perché questo è il fondamento del carattere radicalmente antidogmatico che questa tradizione ha in sé, che per un cristiano ritengo, l’essere antidogmatico non è una cosa che c’è o non c’è, ci dev’essere se no non sei cristiano. La laicità, per dirla così, è intrinseca all’annuncio, l’annuncio si pone in modo critico in qualche misura ed esige l’esegesi».
[CzzC: la suddetta riflessione mi pare assai pertinente all’intervista/Fazio di Ven12Gen a “Che tempo che fa” dove Fr1 riguardo all’inferno ha detto: «Questo non è dogma di fede - quello che dirò - è una cosa mia personale, che a me piace: a me piace pensare all’Inferno vuoto. È un piacere: spero che sia realtà. Ma è un piacere».
Ma porrei a Cacciari una domanda:
affermato che «la tradizione ha in sé un carattere radicalmente antidogmatico» perché «l’escatologia cristiana costringe a ritenere la tradizione, l’esegesi dell’annuncio, non un fatto che si aggiunge all’annuncio, ma intrinseco all’annuncio stesso»
chiederei a Cacciari se tale affermazione debba intendersi a valere per qualunque dogma: perché?
Passi per i dogmi più recenti (Assunzione di Maria 1950, Infallibilità papale 1870, l'Immacolata concezione 1854, Purgatorio 1439), ma dobbiamo far valere la suddetta affermazione anche per la Transustanziazione 1215, per la Verginità non metaforica di Maria (Efeso 431), per Maria madre non metaforica di Dio (Costantinopoli 381), per Gesù figlio unigenito non metaforico di Dio (Nicea 325)?
Non sarebbero domande retoriche, perché, se anche a me paresse che ci siano dogmi meno importanti di altri, non vorrei una rivoluzione teologica che metaforizzasse i Concili del 300-400, la qual cosa non escludo che qualcuno stia auspicando
- per abbracciare ecumenicamente i protestanti secondo i quali «la moderna teologia ha acclarato che la Madonna non fu vergine e che Gesù, dopo essere nato come tutti gli uomini, ha consapevolizzato da adulto la sua Vocazione di inviato da Dio».
- per abbracciare le altre religioni, smettendo di dire che la nostra religione è più vera delle altre, affermazione conflittuale che deriverebbe come sillogismo dal dire che Gesù è figlio non metaforico di Dio.
Il 17Mar2024 riprendo e proseguo il commento]