Sarebbe necessaria una periodica DISTRUZIONE CREATIVA? Come quella della 2ª guerra mondiale?
Forse non intendeva riferirsi ad una guerra quel Mario Draghi secondo il quale occorre liberare la distruzione creativa dell'economia; comunque ritengo che non bastino le analogie col passato per indovinare il futuro: occorre considerare i nuovi fattori determinanti che non c'erano nel 1939.
[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 06/01/2024; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]
Pagine correlate: guerra, finanza cinica, imperialismo capitalista dei petroldollari e del capicomunismo
↑2022.02.20 DALL'ARTICOLO "DESTROY, ERASE, IMPROVE"(*) di Antonio Pecere: nasce l’esigenza di ristrutturare periodicamente la società per conformarla alle nuove esigenze della macchina produttiva secondo un processo già avvenuto in passato, ad esempio nella prima rivoluzione industriale o dopo la 2ª Guerra Mondiale, trasformazione che non può che avvenire sacrificando grandissime porzioni del sistema capitalista stesso, che vengono in un certo senso “bruciate” per favorire la trasformazione che insedierà il nuovo modello sociale funzionale ai nuovi settori merceologici tecnologicamente più promettenti, dato che quelli vecchi hanno esaurito la loro funzione estrattiva della ricchezza (caduta tendenziale del saggio di profitto prevista da Marx). La 2ª Guerra Mondiale ha realizzato letteralmente la distruzione necessaria all’instaurazione della nuova forma di produzione capitalista con i nuovi settori portanti (petrolio e automotiv) in sostituzione di quelli mercantili, che erano specifici della globalizzazione dell’Impero Britannico. Esaurita anche questa spinta, con una completa finanziarizzazione dell’economia ormai non più sostenibile, si è arrivati ad una soglia che richiede un nuovo cambiamento strutturale per poter proseguire oltre gli attuali limiti di estrazione della ricchezza dalla vita dei Popoli
(*) Il titolo si riferisce al disco dei Meshuggah che tratta tematiche transumane.
[CzzC: analisi interessante, che però a mio avviso dimentica un fattore determinante, nuovo rispetto agli scenari passati dai quali si cerca di estrarre analogia per prevedere il futuro che «non può che avvenire sacrificando grandissime porzioni del sistema capitalista stesso, che vengono in un certo senso bruciate per favorire la trasformazione che insedierà il nuovo modello sociale funzionale ai nuovi settori merceologici tecnologicamente più promettenti». Non sono del tutto d'accordo con la previsione virgolettata. Spiego perché.
All'inizio della 2ª guerra mondiale c'era un'unica forma di capitalismo mondiale (l'economia sovietica contava nulla, contavano i loro Katjuša), quella anglo-americana, che per PIL e potenza armata surclassava le altre, fatta eccezione per gli eserciti di Germania e Giappone, stati non a caso piegati alla resa incondizionata.
Oggi vige la deterrenza nucleare, che allora non c'era, sostenuta da una Cina che cuba quasi 1/4 delle teste umane e insidia il Pil degli USA con un capicomunismo capace di farsi una banca mondiale parallela a quella che gli USA controllano illusi di poter ancora a lungo ricattare i concorrenti con la minaccia di chiudere il rubinetto Swift; un capicomunismo capace di conquistare aree del mondo senza bombardamenti, ricorrendo piuttosto ad una intelligenza artificiale che gli fa vincere quasi tutte le mosse contro il resto del mondo come in una partita a scacchi; un capicomunismo che si avvale all'interno di una disciplina e di un sistema di controlli che reprime la libertà di espressione ma, per efficienza ed efficacia, fa invidia non solo dai capitalisti occidentali ma anche ai democratici delusi dal casino crescente nell'Occidente pullulante di giovani debosciati allevati dai teorici del vietato vietare in bulimia di diritti individuali sublimati come diritti civili.
http://www.xamici.org/n1/CapitalismoCinese.htm
http://www.xamici.org/n1/NuovaViaDellaSeta.htm
↑2021.02.07 <ilparagone> L’obiettivo di Mario Draghi sarebbe quello di liberare la “distruzione creativa” del mercato? In un recentissimo rapporto sulle politiche post-COVID (redatto dal G30, secondo molti un centro di lobbying dell’alta finanza – presieduto proprio da Draghi insieme a Raghuram Rajan, ex governatore della banca centrale indiana) si dice che i governi non dovrebbero sprecare soldi per sostenere le aziende che purtroppo sono destinate al fallimento, definite nel rapporto “aziende zombie”, ma dovrebbero piuttosto assecondare la “distruzione creativa” del libero mercato, lasciando queste aziende al loro destino e favorendo lo spostamento dei lavoratori verso le imprese virtuose che continueranno a essere redditizie. [CzzC: non credo che Draghi la pensi esattamente come qui alluso]