La strategia di Joseph Kabila per mantenere il potere in Congo
Le sue vittorie elettorali (2006 e 2010) sono state ottenute tramite le frodi tollerate dalla Comunità Internazionale interessata a continuare la rapina delle risorse naturali congolesi; per organizzare le sue forze di repressione in Congo, Kabila induce in forme di complicità perfino forze della missione di pace ONU (MONUSCO sotto controllo della Francia); per la difesa del suo regime ha creato una specie di Guardia Pretoriana (circa 20.000 uomini) in sinergia con l’organizzazione terroristica ruandese FLDR (Hutu power)
Traggo da <lindro 2017.06.14> Kabila è considerato dalla maggioranza della popolazioni come un elemento alieno al Congo (quando all’assassinio del padre nel 2001 assunse trentenne la Presidenza, non sapeva parlare le due lingue nazionali, lo Swahili e il Lingala, né il francese, avendo soggiornato in zone anglofone).
Dal 2013 Kabila pianifica il prolungamento della sua Presidenza con trucchi vari tra i quali convertire i focolai di rivolta antigovernativa con guerre tra etnie: i Luba (Baluba) nel Kasai, i Nande nel Nord Kivu e i Banyamulenge (tutsi congolesi) nel Sud Kivu. Kabila organizza la repressione promuovendo ai massimi vertici di polizia ed esercito sanguinari ufficiali, spesso recuperati da precedenti ribellioni, molti dei quali hanno compiuto inaudite violenze contro la popolazione e crimini di guerra durante la seconda guerra del Congo 1998 – 2003 che causò oltre 5M di morti. Per assicurasi la loro lealtà, Kabila, li associa alla rapina delle risorse naturali dell’est.
Come avveniva con il precedente dittatore Mobutu Sese Seko, soldati e poliziotti congolesi sono diventati una minaccia per la popolazione: impongono tasse illegali, stuprano, rubano, saccheggiano. Per la difesa del suo regime Kabila ha creato una specie di Guardia Pretoriana (circa 20.000 uomini) in sinergia con l’organizzazione terroristica ruandese FLDR (Hutu power) [CzzC: ricorda che per l’immane massacro del Rwanda 1990-1993 il massone François Mitterrand venne aspramente criticato per la collaborazione, soprattutto commerciale ed economica, con i vertici degli Hutu; Hutu erano anche i due gruppi paramilitari rwandesi principalmente responsabili dell'eccidio: Interahamwe (addestrati da soldati francesi) e Impuzamugambi]
Kabila lascia all’FLDR la difesa del territorio all’est del Paese e la colonizzazione di quelle terre da parte dei rifugiati hutu del 1994; i vertici dell’FLDR sono il principale partner della Famiglia Kabila per il traffico illegale di oro, diamanti e coltan; l’esasperazione della conflittualità etnica latente nel Paese favorisce il caos generalizzato e l’obiettivo di frammentare eventuali opposizioni armate al regime che possano organizzarsi in movimento di resistenza nazionale.
L’etnia principalmente vittima di tale repressione è quella dei Nande nel Nord Kivu (vedi massacri e pulizie etinche 2015-2016 nella città di Beni). Nonostante le denunce delle associazioni in difesa dei diritti umani, la comunità internazionale rimane passiva mentre i media internazionali non prestano particolare attenzione alla pulizia etnica contro i Nande. Questo silenzio complice e questa neutralizzazione delle informazioni allettano Kabila a spingersi oltre: così la pulizia etnica va a coinvolgere il distretto di Lubero e la città di Butembo, ex capitale del regno Nande, polmoni economici dell’est del Congo. Il governo addossa la responsabilità di queste pulizie etniche alla guerriglia mussulmana ugandese ADF: i media internazionali e la MONUSCO [CzzC: missione ONU che ha avuto 14 morti e 50 feriti 2017.12] tacciono o accettano la versione governativa.
A partire dal ottobre 2014 Kabila concentra i suoi attacchi anche sulla ricca regione del Katanga (sud est del Congo), costringendo all’esilio il Governatore e potente uomo d’affari Moise Katumbi.
Nell’ agosto 2016 Kabila crea le condizioni per la guerra civile nel Kasai (3k morti, 1M di fuggitivi verso l’Angola) facendo assassinare (esecuzione extra giudiziaria ) Jean Pierre Mpadi, capo tribù dell’etnia Luba [CzzC: i Baluba, Bantu] e scatenando la rivolta del gruppo di autodifesa popolare Luba denominato Kamwina Nsapu (formiche nere): guerra civile che sottende la volontà della Famiglia Kabila e del Ministro della Cooperazione e Sviluppo Clement Kanku di mettere le mani su ricchi giacimenti di diamanti.
Kabila insegue potenze straniere compiacenti per dissuadere i meno compiacenti:
- rafforza l’alleanza con il regime burundese, incoraggiando addestramenti di hutu burundesi nel Sud Kivu (dove c’è anche un’opposizione al regime del Burundi) garantiti dalle FDLR, milizie con propensioni genocidarie: la scoperta di questi addestramenti costò nel settembre 2014 la morte di tre suore italiane <fattoq sole24h gazzett tempo> violentate e massacrate (diocesi di Kamenge, Bujumbura, Burundi).
- Kabila rinuncia all’alleanza con l’Angola, che dal 2012 gli contesta il mancato rispetto degli accordi presi durante il supporto militare garantito nel 1998 contro Burundi, Rwanda e Uganda. Il sostegno militare angolano doveva essere pagato tramite lo sfruttamento delle risorse naturali del Congo.
- Kabila lascia anche l’alleanza con il Congo Brazzaville sostituendola con quella del Sudafrica (Jacob Zuma)
- Mantiene la storica alleanza con la Tanzania (basata su un distorto concetto di fratellanza bantu in chiave anti tutsi), ma osservando attentamente gli sviluppi del nuovo presidente Magufuli sospettato di essere filo ruandese.
- Kabila fragilizza l’asse Kampala Kigali rafforzando i legami con l’Uganda tramite il traffico illegale dell’oro congolese e interrompendo la tregua politica con il Rwanda, che era stata comprata a forza di materie prime (coltan): Kigali ritorna ad essere il nemico storico, dal che il rafforzamento del gruppo terroristico ruandese FDLR, con l’obiettivo di insidiare l’attuale governo ruandese.
- Kabila rafforza i legami con Cina e Russia.
Nel settembre 2016 Kabila reprime a sangue le manifestazioni pacifiche indette per ottenere le elezioni democratiche previste dalla Costituzione, negate da Kabila, manifestazioni inermi sostenute anche dalla CHIESA CATTOLICA, LA CUI MEDIAZIONE sorprende il regime che finge di accettare l’accordo di San Silvestro, per evitare una situazione di illegalità alla Presidenza (scadenza mandato 2016.12.19); poi, però, sempre con finzione sposta la data elezioni da Marzo a Novembre 2017 (Der Spiegel dice che la data è conosciuta solo dal Rais), mentre intensifica la repressione contro le etnie (Nande nel Nord Kivu e tutsi congolese Banyamulenge nel sud Kivu) e contro la Chiesa Cattolica, che il 26Gen con arrogante spocchia Kabila ironizzava così (qui pag5) "In nessuna parte della Bibbia, Gesù Cristo ha mai presieduto una commissione elettorale"; al che don Donatien Segretario della CENCO (conferenza episcopale del Congo) rispondeva con le parole di Papa Benedetto XVI "la Chiesa deve essere presente là dove la popolazione soffre ...”
La frammentazione etnica appositamente esasperata favorisce il piano dittatoriale di Kabila il quale può millantare che le pulizie etniche evitano i rischi di rivolte a carattere nazionale originate da Luba, Nande o Banyamulenge. La Chiesa Cattolica è ingannata e posta dinnanzi ad una drammatica scelta: ritornare a fare pura assistenza ai poveri cessando la sua inaspettata esposizione politica o subire una escalation di violenze contro il suo clero. [CzzC: senti qui at 3’53” di questo.mp3 di Radio anch’io 2018.02.27].
Kabila si considera protetto dalla rete di interessi del sistema mafioso che garantisce milioni di dollari al mese provenienti dai traffici di minerali all’est del Paese, nel quale sono coinvolti tanti attori: FDLR, Generali, Ministri, lobby di potere e affari, tutta gente che conosce bene quanto il diritto della forza prevalga sulla forza del diritto.
Le sanzioni occidentali (recentemente inasprite dagli Stati Uniti) oggi perdono di efficacia perché i soli proventi dei minerali sono più che sufficienti a garantire la sopravvivenza del regime, minerali che, Kabila sa bene, sono di vitale importanza per la finanza e l’industria IT mondiale quindi minerali che troveranno sempre degli acquirenti con o senza embargo. Pechino è già tra i principali partner economici del Congo e non ha bisogno di includere il Congo nell’OBOR perché alla Cina interessa solo lo sfruttamento intensivo dei minerali e del patrimonio forestale, senza proporre piani industriali (che non funzionerebbero in quel caos).
E se Kabila venisse assassinato come nel 2001 suo padre? Oggi 2017 gli Occidentali sanno che non esistono più le condizioni per rovesciare il regime tramite aggressione militare esterna come successe nel 1996: ritengono che si rischierebbe la balcanizzazione del Paese con l’esplosione di decine di guerre etniche ad alta probabilità di genocidi. Purtroppo pochi hanno a cuore le sorti del popolo e della democrazia in Congo (al di là della Chiesa): quello che interessa ai potenti sono le risorse naturali del Congo e l’Occidente sempre più devoto della dea pecunia e sempre meno appassionato ai diritti umani che non siano quelli dell’uterus2gay, è ricattabile dall’astuto Kabila con l’aut aut: difendere astratti concetti di democrazia ed essere esclusi dal mercato minerario congolese a favore di Cina e Russia o dimenticare la storia delle elezioni e continuare a fare gli affari che sono stati alla base del sostegno occidentale a Kabila durato 15 lunghi anni.
<wikipedia> Joseph Kabila Kabange n.1971.06.04 è divenuto presidente della Repubblica Democratica del Congo in seguito all'assassinio di suo padre Laurent-Désiré Kabila, il 16 gennaio 2001.
[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 29/04/2019; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]
Pagine correlate: Congo, diritti umani scempiati da cinici devoti della dea pecunia, distratti e complici i potentati; capicomunismo, darwinismo sociale
↑2018.02.27 da questo podcast di Radio Anch’io at 7’.30” riassumo la situazione drammatica per la crisi in Congo <at 3’53” di questo.mp3> «hanno assaltato le chiese e la gente pacifica che manifestava con i crocifissi, corone del rosario e canti di chiesa; purtroppo Kabila vuole ripresentarsi per il terzo mandato contro il dettato costituzionale e chi lo sostiene sono i governi occidentali che lo pilotano come un fantoccio pur di continuare a sfruttare le risorse di ogni tipo presenti in Congo a dispetto dei soprusi che la popolazione è costretta a subire. A mio avviso sono 2 le cose da rilevare: per la prima volta la Chiesa tutta si è schierata contro le violenze del regime e, secondo, il mondo occidentale continua con immensa ipocrisia a non interessarsi della situazione, perché fa comodo a tutti vendere armi e sfruttare concessioni venticinquennali pagandole due soldi»
↑2018.02.24 <stampa> ieri era la giornata di preghiera: a Kinshasa i sostenitori di Kabila occupano la cattedrale: nuovo salto di qualità nelle intimidazioni alla Chiesa cattolica. Vietate anche le marce non violente indette per domenica 25 dal Comitato di coordinamento dei laici al termine di tutte le Messe nel Paese.
↑2018.02.23 Dalla Preghiera per la pace in Congo e Sud Sudan apprendo toccanti testimonianze: del Congo annoto la corruzione politico-giudiziaria (pag2), i massacri azionati da militari e bande, gli stupri, gli sfruttamenti anche di bambini, il tutto ruotante attorno ai minerali dei conflitti (coltan); i cattolici hanno iniziato marce pacifiche (con rosari e croci) per invocare le elezioni democratiche negate da quel Kablia che il 26Gen diceva (qui pag5) "In nessuna parte della Bibbia, Gesù Cristo ha mai presieduto una commissione elettorale" e al quale don Donatien Segretario della CENCO (conferenza episcopale del Congo) rispondeva con le parole di Papa Benedetto XVI "la Chiesa deve essere presente là dove la popolazione soffre ...” ed è la crisi sociopolitica che accentua questa sofferenza.
↑2018.01.01 <Avvenire> 8 morti nella repressione della marcia dei cattolici che chiedevano le dimissioni di Kabila in rispetto dell’accordo di San Silvestro: tra le vittime anche sacerdoti; bilancio provvisorio
↑2017.02.20 <mmission> Grazie alla mediazione dei vescovi si era cercato di superare con l'accordo di San Silvestro l’ennesima gravissima crisi politica. Ma Étienne Tshisekedi, leader dell’opposizione, è deceduto il primo febbraio, proprio nel momento più delicato del negoziato condotto dalla Chiesa congolese: si rimette tutto in gioco.
↑2017.07.15 <republ> Congo, nella regione del Kasai anche bambini con ferite da arma da fuoco o da machete: guerra civile, per il controllo delle immense risorse del sottosuolo, che coinvolge la popolazione
↑2017.07.12 <avvenire> Congo. Nella regione del Kasai scoperte altre 38 fosse comuni: in meno di un anno, sono almeno 80 i cimiteri clandestini localizzati. Sia i soldati congolesi sia le milizie ribelle sono stati accusati di atrocità
↑2016.06.30 <vita> Congo: silenzio, si uccide! di Cecile Kyenge. Je suis Beni. Così ho deciso di iniziare il mio discorso al Parlamento europeo per denunciare i massacri che devastano interi territori nell’est della Repubblica Democratica del Congo. L’ho fatto immedesimandomi in una delle tante, troppo donne violentate da miliziani e soldati che da oltre due decenni hanno trasformato il Kivu in un inferno a cielo aperto. continua
↑2016.06.13 <secure>: la popolazione del territorio di Beni, nell’Est del Congo è bersaglio di una campagna di massacri dall’ottobre 2014: uomini, donne, bambini e anziani uccisi massacrati. Il governo congolese attribuisce la responsabilità ai ribelli islamici ugandesi, ADF, ma diverse sorgenti mettono in dubbio tale versione.
↑2016.05.19 <consolata> massacri nei territori di Beni: solo negli ultimi due anni sono stati registrati più di 1116 persone ammazzate e altre 1470 rapite; più di 1750 case incendiate (molto spesso con dentro i loro abitanti), 13 centri di salute incendiati ... continua