Le troppe parole che l’ISLAM non dice e le DOMANDE CHE GLISSA
estraggo da <corriere 11/07/2016>, commento e integro con links questa coraggiosa riflessione di Ernesto Galli della Loggia: verso la memoria delle vittime di Dacca dovremmo prendere un impegno di serietà e di verità, rinunciando al buonismo di principio per cui l’opinione pubblica occidentale si sente puntualmente ripetere che la loro religione non c’entra nulla. Le cose stanno ben altrimenti. «I jihadisti - ha scritto Tahar Ben Jelloun, conosciutissimo teorizzatore dell’Islam tollerante... - prendono a riferimento dei versetti ...». Ma mi chiedo: e chi è che lo decide quali versetti del Corano continuano ad «avere senso» e quali invece sono per così dire passati di moda? ...
Fa una differenza o no, ad esempio, se i Vangeli non registrano nella predicazione di Gesù di Nazareth alcuna azione o proposito violento contro coloro che non credono? ...
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[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 12/11/2022; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]
Pagine correlate: male fisico mandatorio insegnato dall’alto, inarrestabile il terrorismo se culliamo regimi che uccidono abiuri e blasfemi
↑2017.10.31 <giornale>: Monsignor Carlo Liberati, arcivescovo e Prelato Emerito di Pompei: se il "sistema di vita" dell'islam è "incompatibile" con i nostri valori ... e se diventano maggioranza ... La storia ci insegna che l’ islam ha sempre cercato di sottomettere l’Occidente; sia chiaro: la Chiesa deve cercare il dialogo con tutti. Ma, come ricordava spesso papa Benedetto XVI, solo "sulla base della parità e della reciprocità, concetti che ai musulmani sfuggono".
↑2016.07.11 Le troppe parole che l’islam non dice e le domande che glissa: coraggiosa riflessione di Ernesto Galli Della Loggia verso la memoria delle vittime di Dacca. Chi decide nell'islam che non sono più attuali certi versetti del Corano che ordinano di fare male fisico ad abiuri ed infedeli? Perché nel mondo islamico non hanno corso i processi di analisi scientifica storico-culturale su società, psiche e sesso? Perché non muoviamo un dito contro l'Arabia Saudita il vero cuore della violenza terroristica islamista perché ne è di gran lunga il maggiore finanziatore? [CzzC: commento ed integro con collegamenti]
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È assai difficile pensare che l’Islam non abbia un problema specifico tutto suo con la violenza. Anche la struttura familiare islamica sembra fatta apposta per essere una continua palestra di costrizione, di repressione e alla fine di violenza....
Come mai i processi di analisi storico-culturale che si sono così largamente sviluppati nei Paesi cristiani e altrove, nel mondo islamico invece sembrano non avere alcun corso, almeno pubblico? Che cos’è che lo impedisce? Perché ancora oggi nei Paesi islamici non si traduce quasi nulla della letteratura scientifica mondiale riguardante la società, la religione, la psiche, il sesso, la storia? Perché questa ferrea cortina d’ignoranza calata sul futuro di quei popoli?
Con queste e analoghe domande, se volessimo realmente onorare i morti di Dacca, non dovremmo stancarci di incalzare il mondo islamico. Ripetutamente, insistentemente, ogni volta che chiunque prenda la parola in qualche modo a suo nome. [CzzC: non solo il mondo islamico, ma dovremmo incalzare ancor più certi nostrani (sedicenti più illuminati di altri nel dialogo interreligioso) paladini del teorema che l’islam è uguale se non meglio del cristianesimo, e che basta non sentirsi superiori agli altri per dialogare: mi capitò di interloquire nella fattispecie con NC, con i prof universitari Campanini, Paolo Branca, ...]
Così come, per parlare infine di politica, dovremmo una buona volta porre anche il problema dell’Arabia Saudita, l’Arabia Saudita è il vero cuore della violenza terroristica islamista perché ne è di gran lunga il maggiore finanziatore. Da anni tutti gli osservatori lo dicono e lo scrivono, sicché la cosa è in pratica di dominio pubblico. I soldi per le armi e le bombe destinati a seminare strage da Bombay a Parigi vengono quasi sempre da Riad. Ma egualmente da Riad proviene il fiume di soldi con cui negli ultimi decenni l’élite saudita ha acquistato in mezzo mondo (ma di preferenza in Occidente, naturalmente) partecipazioni azionarie, interi quartieri residenziali, proprietà e attività di ogni tipo. Trascurando nel modo più assoluto qualunque solidarietà islamica - ai disperati, spessissimo musulmani, che ogni giorno tentano la traversata del Mediterraneo, da loro non è mai arrivato un centesimo [CzzC: l’Arabia Saudita dà soldi alle donne curde purché mettano il velo e promette soldi alla Germania per costruire moschee] ...
Ma perché, mi chiedo, non si possono immaginare nei confronti dell’Arabia Saudita e dei suoi dirigenti misure di sanzione, diciamo pure di rappresaglia, volte a colpire gli interessi di cui sopra? [CzzC: perché i wahhabiti (Ernesto ha dimenticato di citare i wahhabiti del Qatar, corresponsabili) hanno un immane potere dissuasivo finanziario sugli gnomi della City e Wall Street, che a loro volta manovrano le leve dell’economia, dei media e dunque del consenso elettorale, e perché al masso Nobel Pace fanno comodo le basi in Arabia in funzione colonialista anti Russia]. Proprio l’idea che agli occidentali interessi più il denaro di qualsiasi altra cosa [CzzC: dea pecunia] è tra le cause di quel disprezzo culturale che ha non poco a che fare con lo scatenamento della violenza specialmente contro di essi. Quale migliore occasione, allora, per dimostrare che le cose non stanno proprio così, che ci sono anche per noi cose più importanti del denaro? [CzzC: più che in sanzioni contro l’Arabia, che ci si ritorcerebbero contro economicamente, crederei nella maggiore efficacia di
- togliere le sanzioni a chi più combatte il terrorismo come la Russia e la stessa Siria
- sostenere i regimi islamici moderati (ad es Tunisia) per incoraggiare la riforma educativa dell’islam perché, anche oltre il foraggio turco-wahhabita, resterebbe il movente primario del terrorismo islamico come problema educativo
- smetterla di cullare regimi che uccidono abiuri e presunti blasfemi fino a riconoscere con l’ONU una loro una diversa dichiarazione universale dei diritti umani per legittimarli a tali persecuzioni e fino a mandare l’Arabia Saudita ai vertici di UNHRC]