L’INFERNO sarebbe stato usato dalla Chiesa per terrorizzarci?

Sì secondo il  Piergiorgio Cattani di cui traggo da VT2016.02#8p38 <pdf e online> e commento, pur riconoscendo la buona parte costruens della sua riflessione.

Da chi poteva ricevere un buon assist se non da Silvano Bert per sparlare della Chiesa? Ecco PC scrivere su VT#8p38 «per ricordare quanto la Chiesa insistesse sul terrore del giudizio divino e sulla minaccia dell'inferno; di converso una svalutazione (io oserei dire al limite dell'eresia) della bellezza e della bontà della vita rendeva la morte auspicata, attesa come liberazione da una esistenza fatta di dolore e soprattutto di tentazione e di peccato ... ». CONTINUA IN SEGUITO DEL SOMMARIO

[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 30/06/2024; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]

Pagine correlate: a Fr1 piace pensare che l’inferno è vuoto; Dio punitivo? Serve ancora il timor di Dio?

 

2023.11.06 <nbq> Perché ha fatto battezzare la piccola Indi? Il suo papà, Dean Gregory, risponde: non sono religioso e non sono battezzato. Ma quando ero in tribunale mi sembrava di essere stato trascinato all'inferno. Ho pensato che se esiste il diavolo allora deve esistere Dio. Una volontaria cristiana visitava ogni giorno il reparto di terapia intensiva e mi ha detto che il battesimo ti protegge e ti apre la porta del paradiso. Mi hanno colpito molto anche i miei avvocati del Christian Legal Centre, Louis Browne KC, Bruno Quintavalle e Pavel Stroilov, il modo in cui mi hanno sostenuto e la loro dedizione. È stato come se il battesimo di Indi fosse anche un modo per riconoscere il loro lavoro/bioetica <Tempi13Nov> Duro comunicato dell'Anscombe Bioethics Center di Oxford dopo la morte della piccola Gregory a cui è stato impedito il trasferimento al Bambino Gesù.

 

↑2016.02.25 <VT#9p39>: La morte è un fatto giusto secondo i bambini, replica Dino Pedrotti alla lucida ma oscurante analisi di Cattani che a Silvano Bert (VT#8) parla della morte come di un “mistero insolubile” e di un “grande enigma”: mi piaci Dino che, parlando da neonatologo laico, porti, ancorché non intenzionalmente, acqua al mulino della fede amica della ragione, della speranza, dell’accento sulla vita nonostante la mortela morte è anzitutto un semplice fatto naturale se vista con gli occhi del bambino e del biologo; non è “mistero, enigma, scandalo, nonsenso..”. l’uomo è comparso 200k anni fa, la morte degli animali era comparsa un miliardo di anni prima in coincidenza con la riproduzione sessuata... con la morte si perde sia l’avere sia l’apparire, ma resta vivo l’essere nostro, quello che siamo stati, quanto abbiamo trasmesso alla comunità”. Grazie Dino per questo lucidante discernimento!

 

2016.02.18 traggo da VT2016#8p38 <pdf e online> e commento qui in seguito del sommario, pur riconoscendo la buona parte costruens della sua riflessione. Da chi poteva ricevere un buon assist se non da Silvano Bert per sparlare della Chiesa? Ecco qui PC scrivere su VT#8p38 «per ricordare quanto la Chiesa insistesse sul terrore del giudizio divino e sulla minaccia dell'inferno; di converso una svalutazione (io oserei dire al limite dell'eresia) della bellezza e della bontà della vita rendeva la morte auspicata, attesa come liberazione da una esistenza fatta di dolore e soprattutto di tentazione e di peccato ... »

 

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SEGUITO DEL SOMMARIO

[CzzC: siccome tu dichiari che “non serve essere troppo anziani per ricordare quanto sopra” presumo che tu abbia frequentato più cattivi che buoni testimoni in merito, visto che io, ancorché molto più vecchio di te, mai incontrai preti che mi terrorizzassero col giudizio divino o coll’inferno, pur se mi insegnarono quel rispetto di Dio che chiamavamo “santo timor di Dio”: essi ci invitavano a diffidare di certe catechesi luterane o geovine che usavano Dio e l’inferno più spesso per farci paura. Ai miei figli mai ebbi bisogno di raccontare il tuo ricordare, ma narravo dei miei genitori e dei miei nonni che ci insegnavano che Dio è più misericordioso degli uomini per i quali vale, quando va bene, l’«occhio per occhio» e il «male non fare, paura non avere»: ci insegnavano che per Dio non è così: “non devi avere paura di Dio nemmeno quando fai il male: pensa che può sempre perdonarti se ti penti, te lo assicura il confessore*; semmai devi avere paura del peccato perché quello sì fa male a te e al tuo prossimo anche quando ti paresse solo gratificante”. Nonni e genitori ci insegnarono a gustare la bellezza della vita, compresa la sessualità legata al vero amore, cui forse tu alludi, grazie alla quale sono nonno felice di prole felice pur avendo affrontato l’esistenza con passaggi dolorosi, ma mai auspicando la morte come liberazione.

- Ti leggo poi affrontare coraggiosamente anche la risurrezione di Cristo: ti chiederei se conosci qualcuno che abbia dovuto aspettare la cessazione del tribunale dell’inquisizione per liberarsi dal peso di dover credere in questo annuncio, sentendoti argomentare così: «una persona è liberissima di non credere a questo annuncio: per fortuna non esiste più il tribunale dell'inquisizione. Tuttavia chi non crede alla risurrezione, non può dirsi cristiano... è molto difficile, anche per un credente, parlare di risurrezione, ma è questo l'orizzonte imprescindibile in cui si situa la nostra fede»

- Ti leggo infine affrontare coraggiosamente anche il tema della speranza davanti alla morte precisando che «non vuol dire che di fronte alla morte i credenti sono più fortunati e hanno più speranza di quanti, agnostici, materialisti o atei, hanno un'altra visione della morte». Non abbiamo bisogno di misurare la speranza a confronto con i non credenti davanti alla morte, che può essere angosciante per tutti: ma non posso non ricordare ai miei figli che vediamo tanti credenti vicini a quel passo pregare con fiducia, perfino con un sorriso durante l’estrema unzione; altri non credenti ringraziano la nostra carezza e talvolta gli scappa un “beati voi che avete fede”.

Gira pure questa speranza anche a Silvano Bert tuo compagno di Weltanschauung in svileggiamento della tradizione della Chiesa, la casta che chiede perdono sapendosi anche meretrix. Se questo ti paresse un tentativo di correzione fraterna, sappilo reciprocabile. Un abbraccio fraterno in Cristo.

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* P.S. non avrebbero mai pensato quei nonni tradizionalisti di mia conoscenza che un monsignore, invitato in decanato a parlare sulle parole del giubileo della misericordia, ci avesse potuto catechizzare così sulla confessioneDio li conosce già i peccati e a noi sacerdoti non interessa conoscerli”.