Il Papa Fr1 DISORIENTEREBBE molti vescovi perché gioca su più piani e spesso si contraddice anche
Traggo da italiaoggi 13/11/2014: Sandro Magister mi induce a riflettere e mi fa anche un po’ preoccupare; tuttavia pongo domande all’autore, perché mi sento ancora guidato più che disorientato da Papa Francesco, e non solo perché sta togliendo dal volto della chiesa alcune incrostazioni che, lungi dal riflettere il cuore della nostra fede, risultano ripugnanti a tanti uomini di pur buona volontà. Nel contesto richiamo anche alcune domande a Socci
[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 10/01/2024; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]
Pagine correlate: dissenzienti da ermeneutica di continuità; fondamentalismo cattolico; Socci
↑2024.01.07 Il 4 gennaio scorso il DDF ha cercato di chiarire la ricezione della Fiducia supplicans, che sembra in contraddizione con il Responsum del 2021, dove si afferma che la Chiesa non ha il potere di benedire le unioni irregolari. [CzzC: dopo il distinguo tra benedizione pastorale e benedizione ecclesiale, eccone uno più sottile: si benedice la COPPIA ma non l’UNIONE. Spiega bene <Padre Cavalcoli>, ma troppe sottigliezze rischiano disorientamento; e che dire di quest’altro distinguo-pasticcio, quasi una puerile toppa peggiore del buco dopo le proteste <google> le benedizioni lampo delle coppie gay: durino non più di 10-15 secondi; «indietro non si torna» tuona Fernandez.
↑2014.11.13 <italiaoggi> stando a Sandro Magister, Fr1 disorienterebbe molti vescovi perché gioca su più piani e spesso si contraddice anche. [CzzC: mi indiuce a riflettere, ma mi sento ancora guidato più che sdisorientato da Fr1 continua qui]
Il Papa disorienta molti vescovi
Perché gioca su più piani e spesso si contraddice anche
È la conclusione di Sandro Magister che da 40 anni segue da vicino le vicende del Vaticano
di Goffredo Pistelli Segue a pagina 12
Quest'anno ha festeggiato 40 anni di cronache vaticane, Sandro Magister. I suoi primi articoli su L'Espresso risalgono infatti al 1974. E ancora oggi, da quelle colonne ma anche dal sito del settimanale, continua a raccontare l'Oltretevere e la Chiesa tutta in maniera documentatissima ma senza riverenze di sorta. [CzzC: convengo sul documentata; anche per questo mi piacciono le tue argomentazioni, caro Sandro (qui spiego perché ti do del tu)]
E lui, nativo di Busto Arsizio, classe 1943, laureato in filosofia e teologia alla Cattolica, di romani pontefici ne ha seguiti tanti. Sull'ultimo, papa Francesco, le sue cronache si distinguono dal mainstream dei vaticanisti, e non esitano a sottolinearne le contraddizioni.
Domanda. Magister, papa Bergoglio, in questi mesi, ha goduto un successo planetario ma sono emerse anche alcune decisioni che hanno dato da pensare. Per esempio, lui che si è presentato come Vescovo di Roma, al Sinodo sulla famiglia ha richiamato persino i codici del canone che affermano il potere petrino.
Risposta. È vero, nel suo discorso conclusivo.
D. Ha delineato una visione condivisa e aperta del governo della Chiesa, ha commissariato i Francescani dell'Immacolata con metodo piuttosto duri e ha di fatto messo la mordacchia alle conferenze episcopali...
R. Alcune, fra cui quella italiana, sono, di fatto, annichilite. [CzzC: non tutti si sentono annichiliti dentro la CEI; soprattutto non si sentono annichiliti quelli che qualche anno fa si sentivano tali: ti chiederei_#1, caro Sandro, se non ritieni che avrebbero dovuto essere ascoltati di più gli annichiliti di ieri, quando diffidavano della troppa accondiscendenza al Berlusca ritenendolo paladino dei nostri valori non negoziabili, tanto che qualche ingannatore si illuse di poter mobilitare i cattolici per un altro referendum No194; ascoltarli di più sarebbe stato opportuno anche quando proponevano di concedere i pacs/dico per colmare le lacune legislative di cui sta approfittando la gendercrazia; fu il Berlusca ad iniziare la sottrazione di fondi alle scuole paritarie ed avremmo fatto a meno del suo regalo legge 40 se avessimo previsto che oggi scimiotta gli Scalfarottiani, pericolo ben più grave per i nostri valori e per la nostra libertà di testimoniarli, in quanto conculca la libertà di coscienza, di opinione e di educazione ]
D. E parlando ai movimenti popolari è parso riecheggiare certe analisi di Toni Negri sul lavoro, come lei ha scritto nel blog Settimo cielo, quando poi accetta il «licenziamento» di 500 fra calligrafi, pittori e stampatori dei quali l'Elemosineria vaticana ha deciso di non avvalersi più.
R. In effetti quella vicenda stride un po'... [CzzC: ti chiederei_#2 se non credi che anche il Vaticano debba fare spending review, tagliando il meno necessario, che nell’era del web, nella fattispecie, è anche la carta stampata; col mio lavoro ho visto solo una parte della tanta carta fatta stampare inutilmente, troppa, ma i relativi produttori erano quelli che facevano generosi regali di Natale all’ufficio acquisti].
D. ...come stridono le dure prese di posizione ultragarantiste, sulla giustizia e sul carcere, con la sua scelta di far carcerare preventivamente l'ex-nunzio di Santo Domingo, in attesa del giudizio per pedofilia. ...
R. È andata così. [CzzC: ti chiederei_#3 se ti paresse che Ratzinger sia stato meno duro di Bergoglio contro la clero-pedofilia; ben sappiamo che Gesù salvò prostitute e ladroni, ma, per prevenire l’abuso di bambini, arrivò a ipotizzare annegamento con macina al collo].
D. Ecco, lei che è un vaticanista di lungo corso, che idea si è fatto?
R. Che le contraddizioni ci sono e rappresentano un giudizio fondato, basato sull'osservazione di parecchi mesi, inerenti la personalità di Jorge Bergoglio.
[CzzC: ti chiederei_#4 se ti paresse che i pontificati precedenti siano stati del tutto scevri da contraddizioni: solo 4 esempi? IOR docet e forse anche una certa esitazione di fronte ai reati di clero-pedofilia e forse anche quell’improvvida rimozione della scomunica al lefebvriano Williamson che era un negazionista dell’olocausto, con la segreteria di stato vaticana che nell’occasione spiazzò Papa Ratzinger facendogli mancare quelle informazioni preventive a scanso di reazioni internazionali, che il povero Benedetto quasi arrossendo lamentò così «Una disavventura per me imprevedibile è stata il fatto che il caso Williamson si è sovrapposto alla remissione della scomunica ... Mi è stato detto che seguire con attenzione le notizie raggiungibili mediante l’internet avrebbe dato la possibilità di venir tempestivamente a conoscenza del problema. Ne traggo la lezione che in futuro ... »; e il fidarsi di incauti suggeritori tanto da farsi rifilare come segretario personale un traditore infiltrato dai potenti labari].
D. E che conclusioni trae?
R. È una persona che, nell'arco della sua vita e ora anche da pontefice, agisce su diversi registri contemporaneamente, lasciando varchi aperti e, a una prima lettura, molte contraddizioni. Ma quelle che lei hai ricordato non sono peraltro le uniche. [CzzC: delle contraddizioni già dicemmo; il lasciare qualche varco aperto, il non essere preciso e rigoroso come Ratzinger, l’inciampare in qualche contraddizione, può essere un difetto, ma è anche tipico di chi corre con sollecitudine per obiettivi emergenziali; ritengo che col senno di poi qualche sua frase oggi Bergoglio riformulerebbe diversamente, ma ti chiederei_#5 se faresti una colpa al Papa se, pur claudicante, corre da Kairos, senza il tempo di cambiarsi le scarpe, di sostare nelle stanze vaticane, di ritirarsi a Castel Gandolfo. Ratzinger resta per me maestro insuperato per quanto attiene il rapporto fede-ragione e l’ermeneutica del CV2°, ma quando si dimise, ammise i suoi limiti e disse chiaramente che non additava al Conclave una sua fotocopia, mentre son certo che a Bergoglio accorda assai più fiducia di quanta gliene conceda Socci.
D. Segnaliamone di altre...
R. Quella di un Papa loquacissimo, che telefona, che accosta le persone più diverse e più lontane, ma tace sul caso di Asia Bibi. [CzzC: domanda_#6: caro Sandro, ti rimanderei al commento e alle domande che ho posto direttamente a Socci riguardo al suo essere contro Papa Francesco per la sua presunta indifferenza sui casi di Asia Bibi e Meriam]
D. La pachistana condannata a morte per apostasia da tempo in carcere...
R. Esatto, sulla cui vicenda papa Francesco non ha speso una parola. Così come è stato per le ragazze nigeriane rapite, per l'incredibile atto compiuto pochi giorni fa in Pakistan su quella coppia di sposi cristiani, bruciati in una fornace.
D. Sono storie che riguardano il rapporto con l'Islam, su cui torneremo. Ma queste contraddizioni qualcuno comincia a definirle «gesuitismo», nel senso di un pensiero cangiante.
R. In questi termini è una qualifica dispregiativa e non accettabile, anche se è vero che la spiritualità dei gesuiti ha mostrato storicamente di sapersi adattare alle situazioni più diverse e, a volte, in contrasto fra loro. [CzzC: senza attribuire gesuitismo al Papa, e senza intenti dispregiativi sulla Compagnia, mi parrebbe che qualche suo protagonista da un bel po’ di decenni mostri voglia di disfarsi dell’alone di sudditanza al soglio petrino, smarcandosi non sempre apprezzabilmente dal suo fondatore: non sono un esperto, ma stando all’esaltazione della santità asiatica ammaestrata dai gesuiti della mia regione, non mi stupirei del plauso che ricevono dalla cultura dominante; compreso, ma solo per certi aspetti, il Card. Martini]
D. E contrastante è apparsa la gestione del recente Sinodo.
R. Una gestione accuratamente calcolata dal Papa e non lasciata al caso come si è voluto far credere, e che registra altri elementi contrastanti.
D. Per esempio?
R. Bergoglio che ha detto, e ripetutamente, di non voler transigere sulla dottrina, di stare con la tradizione delle Chiesa. Ma poi ha aperto discussioni, come quelle sulla comunione ai risposati, che effettivamente toccano i capisaldi del magistero. [CzzC: domanda_#7: vorresti che non avesse aperto discussioni in materia?]
D. Perché?
R. Perché è inesorabile che la comunione ai risposati arrivi all'accettazione delle seconde nozze e quindi allo scioglimento del vincolo sacramentale del matrimonio. [CzzC: domanda_#8: non credi che dipenda da quali saranno le condizioni che potranno permettere la deroga straordinaria di una norma ordinaria?]
D. Non sono un vaticanista, ma la sensazione, dall'esterno è che stia diffondendosi un po' di sconcerto e non solo nelle gerarchie. Peraltro anche in settori non certamente definibili come tradizionalisti...
R. Questo è indubbio. Ci sono esponenti di notevole rilievo e non certo lefebvriani che lo fanno capire, anche se non lo esprimono in termini drastici e oppositivi. Neppure il cardinal Raymond Leo Burke, l'ex prefetto della segnatura apostolica recentemente rimosso, l'ha fatto, perché non c'è una corrente pregiudizialmente ostile al pontefice. Certo, ci sono manifestazioni evidenti di disagio. [CzzC: il disagio è inevitabile in qualunque processo di riforma, per quanto si cerchi di minimizzarlo; gli avvicendamenti di incarico possono essere letti in politichese come rimozioni da chi li ritiene funzionali ad un progetto sgradito: accadeva così, da lettura di parte opposta, anche a fronte di certe nomine fatte dai due papi precedenti; diverso sarebbe se vedessimo il Papa alterare il depositum fidei, ma non mi pare che finora abbia errato in tal senso, anzi: pensa, ad esempio, se fossero avvenute sotto Papa Ratzinger, anziché sotto Bergoglio,
- la scomunica di Marta e Gert Heizer, fondatori del movimento «Noi siamo Chiesa» («Wird sind Kirche»), da sempre in aperto dissenso col magistero e l’autorità della Chiesa
- la distribuzione della misericordina,
che gazzarra avrebbero azionato gli ermeneuti di rottura, anziché ingoiare quasi silenti.]
D. Facciamo qualche esempio?
R. Prendiamo l'episcopato degli Stati Uniti, ossia i vescovi di uno dei più numerosi popoli cattolici del globo. Quella conferenza episcopale, negli ultimi anni, ha espresso una linea coerente e battagliera sul terreno pubblico, anche nei confronti di certe decisioni di Barack Obama sui temi etici. Una linea condivisa da numerosi prelati di rilievo. Un collettivo, più che una somma di singoli, un nucleo dirigente, diciamo.
D. E dunque gli americani?
R. Sono piuttosto a disagio. Lo sono cardinali e arcivescovi come Timothy Dolan a New York, Patrick O'Malley a Boston, José Gomez a Los Angeles o Charles Chaput a Philadelpia. Un episcopato da cui proviene lo stesso Burke, che non è certo confinabile a marginali circuiti tradizionalisti, ma continua ad essere parte di una delle Chiese nazionali più solide. [CzzC: qui sono meno informato; convengo che il Papa non abbia tuonato contro l’aborto senza se e senza ma (nemmeno io sono pro NO194 senza se e senza ma), ma mi pare che si sia espresso chiaramente contro il matrimonio gay e le relative pretese adottive: adozioni gay a Malta: «Papa Francesco è rimasto scioccato ...»; <Avvenire> e <altri>; chi da Papa Francesco si attende cambiamenti dal forte “impatto sociale”, rimarrà deluso, dice Sergio Rubin, autore dell’unica biografia sul nuovo Papa, “Il gesuita”; analogamente deluso mi parve l’illuminato P.Cattani (che il nostro settimanale diocesano i Vita Trentina definisce lucido analista) megafonato da QT “Papa Francesco indietro tutta? Il pontificato di Bergoglio è già in crisi”].
D. E anche la Cei, si diceva prima, appare un po' in difficoltà.
R. Ce n'è di difficoltà, a mettersi al passo di questo papa. Con un presidente, Angelo Bagnasco, che sembra più in difficoltà di tutti. [CzzC: se la difficoltà a stare al passo del Papa dipendesse dal suddetto Kairos, poco male: succedeva anche con Giovanni Paolo II prima che gli sparassero].
D. Anche perché si era apertamente indicato il suo successore nell'arcivescovo di Perugia, Gualtiero Bassetti, creato cardinale da Bergoglio.
R. E invece, mi risulta che anche Bassetti sia fra i vescovi italiani a disagio.
D. Fra gli italiani, i più espliciti sono stati forse il milanese Angelo Scola e il bolognese Carlo Caffarra.
R. Lo sono stati intervenendo prima e durante il Sinodo. Ma era inevitabile considerando la decisione del papa di affidare al cardinal Walter Kasper l'apertura della discussione, e quindi in pratica l'apertura delle ostilità.
D. Perché?
R. Perché Kasper ripropone oggi, tali e quali, le tesi sconfitte nel 1993 dal binomio Giovanni Paolo II e Joseph Ratzinger, quest'ultimo nelle vesti di prefetto del Sant'Uffizio. [CzzC: l'apertura delle ostilità, sconfitte: ti chiederei_#9 se questo linguaggio bellicoso non ti paresse un po’ improprio e tendenzioso in riferimento all’assemblea sinodale].
D. Sì, il Papa ha lanciato Kasper, ha fatto segretario speciale del sinodo monsignor Bruno Forte che, durante i lavori ha pesato, tanto da suscitare anche le reazioni di qualche padre sinodale, ma poi, alla fine, Francesco è intervenuto bacchettando gli uni e gli altri. Quasi un vecchio dc contro gli opposti estremismi.
R. È un altro dei moduli espressivi ricorrenti di questo pontefice: la reprimenda di una parte e all'altra. Però, a voler fare un inventario, le sue bacchettate ai tradizionalisti, ai legalisti, ai rigidi difensori dell'arida dottrina, appaiono molto più numerose e mirate. Quando invece se la prende con i buonisti, non si capisce mai a chi si riferisca. [CzzC: su questo punto sono addolorato anch’io: anche l’esordio del segretario Cei mi ha addolorato (“Io non mi identifico con i visi inespressivi ... La comunicazione cattolica in Italia ha potenzialità straordinarie; dovremmo però essere meno bigotti»); il dolore mi/ci deriva dalla sensazione di essere traditi da una paternità: Paolo VI aveva previsto questo rischio nel dopo CV2° ed aveva promesso che mai la Chiesa avrebbe scaricato la buona fede dei devoti, ancorché irrisi dagli anti-tradizionalisti].
D. Il Sinodo ha lanciato sempre più il direttore della Civiltà cattolica, padre Antonio Spadaro.
R. Si atteggia ormai a portavoce del Papa e la rivista dei gesuiti, che era avviata a un progressivo declino (già con lui direttore, che si occupava molto di web e di socialnetwork), oggi è espressiva del vertice supremo vaticano. [CzzC: convengo; già dissi che non trovo del tutto benefiche per il nostro cammino di fede le illuminazioni di un certo gesuitismo partitico] Specie dopo la prima grande intervista col papa gesuita. Mentre il ghostwriter di Francesco è Manuel Fernandez, il rettore dell'Università Cattolica di Buenos Aires, che il papa ha fatto arcivescovo. È con Fernandez che Francesco ha scritto la Evangeli Gaudium, così come in precedenza aveva scritto con lui il documento di Aparecida in Brasile, nel 2007, quando l'allora arcivescovo di Buenos Aires condusse in porto la conferenza dei vescovi latino-americani, documento che per molti è l'anticipazione di questo papato.
D. A fronte di un grande consenso, c'è anche chi, come lo scrittore Antonio Socci, contesta persino la validità dell'elezione del papa. Ha letto il suo libro Non è Francesco (Mondadori)?
R. L'ho letto in una sera, d'un fiato, per quanto siano oltre 300 pagine. E non per la tesi dell'invalidità dell'elezione, a causa dell'annullamento di uno scrutinio in conclave, a motivo di una scheda bianca in più. Una tesi a mio parere inconsistente. [CzzC: noto che alcune argomentazioni di Socci anche tu trovi non incontestabili].
D. E allora perché la lettura è risultata interessante?
R. Per quello che sta determinando il successo del libro, tanto da spingerlo ai vertici delle classifiche, sopravanzando gli stessi libri di e su Bergoglio. E cioè perché ricostruisce, con fatti e parole incontestabili, le contraddizioni che abbiamo citato. [CzzC: non ho letto tutte le argomentazioni di Socci, ma quelle che ho analizzato non mi paiono incontestabili: vedi qui alcune domande che gli ho posto in aiuto al discernimento].
D. Un libro di cui nessuna parla, quasi rischiasse di incrinare la popolarità di Francesco, che è enorme. A dispetto di questo consenso, però, non aumenta la pratica religiosa e, anzi, cresce l'avversione, anche pubblica, al cattolicesimo. Bergoglio sì, il resto no. [CzzC: nell’era della scristianizzazione in occidente le chiese si stanno svuotando senza inversione di tendenza: la pratica religiosa non è aumentata nemmeno con i due papi precedenti, fatta eccezione che per i movimenti ecclesiali, ed è tipico della cultura dominante il Leitmotiv Cristo sì, Chiesa no; se il Bergoglio sì dipendesse dal suo ripulire le incrostazioni disgustose della Chiesa, ben venga; se quel sì gli venisse dal suo assecondare la cultura dominante, mi turberebbe].
R. Anche la popolarità dei predecessori, non dimentichiamolo, è stata fortissima. Giovanni Paolo II ha conosciuto un successo mondiale e non solo negli anni dell'affronto della malattia. E anche Benedetto XVI, tra il 2007 e il 2008, raggiunse i vertici nei sondaggi, anche se lo si dimentica. Il suo viaggio negli Usa fu il culmine, con una grande e positiva accoglienza anche da parte dell'opinione pubblica laica. [CzzC: vero; e per me il massimo è stato il discorso al Reichstat, sulla necessità di fondare certi valori oltre il criterio di maggioranza: «nelle questioni fondamentali del diritto, nelle quali è in gioco la dignità dell’uomo e dell’umanità, il principio maggioritario non basta»].
D. E dunque qual è la differenza?
R. Che i predecessori erano popolari soprattutto dentro la Chiesa, anche se contestati aspramente da punte robuste della pubblica opinione non cristiana. Mentre la popolarità più appariscente di Francesco è fuori, anche se non provoca ondate di convertiti. Anzi, con lui c'è un certo compiacimento nella cultura estranea o ostile al cristianesimo. [CzzC: convengo: anche questo mi è motivo di preoccupazione, pur ammettendo che non sempre la compiacenza del mio avversario mi sia malefica, anzi, a volte per convertire occorre compiacere, senza abiurare].
D. In che senso?
R. Nel vedere che il capo della Chiesa si sposta verso le loro posizioni, che sembra di comprendere e persino accettare. La vicenda dei ripetuti colloqui con Eugenio Scalfari è esemplificativa: il papa accetta che il fondatore di Repubblica, una volta il più duro contestatore del pontefice, pubblichi di questi colloqui tutto quello che vuole.
D. Anzi, Scalfari stesso ha dichiarato di aver pubblicato anche quello che Bergoglio non aveva detto.
R. Esatto. Ma, in tutto ciò, non c'è alcun avvicinamento al cristianesimo. Il cristianesimo messo sulla bocca di Bergoglio non è più provocante, non fa problema come prima, lo si può trattare con cortesia, superiorità, distacco. Il cristianesimo conta meno. [CzzC: convengo che un cristianesimo di caritas sine verite non faccia problema a nessuno, mentre Cristo ci ha insegnato carità e verità indisgiungibili e non è a caso il titolo di Caritas in veritate, e non a caso qualcuno lo inverte in veritas in caritate: forse Papa Francesco, per stemperare l’avversione della cultura dominante contro il cattolicesimo, alimentata anche da Scalfari, sta tentando di sottrarre all’avversario almeno i pretesti più conclamati, usando un po’ di diplomazia]. Basti pensare che al presidente del consiglio, Matteo Renzi, cattolico, di cosa faccia la Cei non importa nulla. [CzzC: però potrebbe riconoscere la validità delle scuole paritarie relativamente meglio di quanto abbia fatto il Berlusca] Insomma, da una situazione di confronto o di conflitto, siamo passati al disinteresse.
D. Col mondo musulmano, papa Francesco è silente. E anche il segretario di Stato, Pietro Parolin, intervenendo recentemente all'Onu, è stato molto prudente. Alcuni parlano di una grande cautela e, quando lo fanno, citano il discorso di Benedetto XVI a Ratisbona, che provocò reazioni e anche morti.
R. È una cautela spinta all'estremo che però, in concreto, non vedo quali vantaggi produca, non mi pare che si risolva in un aiuto, anche minimo o parziale, ai cristiani di quelle regioni. La cautela si può capire, se si misura sulla proporzionalità dell'effetto, vale se produce minore danno. La situazione mi ricorda il silenzio di Pio XII sugli ebrei.
D. Una polemica storica, anche recente...
R. Papa Pacelli fece di tutto per salvare gli israeliti, anche personalmente in Vaticano, ora lo sappiamo. Ma esitò a denunciare apertamente la cosa temendo che accadesse come in Olanda, dove alla denuncia di alcuni vescovi seguirono persecuzioni anche peggiori. [CzzC: convengo sull’accostamento della prudenza linguistica di Papa Francesco con quella di Pio XII (vedi discernimento che ho proposto a Socci): Pio XII a parole pubbliche non esplicitò condanna dell’ideologia massacratrice, e così la salvezza di molti innocenti risultò più efficace di quanto sarebbe accaduto se avesse gridato e fatto gridare contro i Nazifascisti: una prova è proprio quella da te addotta: in Olanda, dopo che i preti esplicitarono condanna dal pulpito, le SS deportarono anche gli ebrei convertiti al cristianesimo come Edith Stein].
D. Però questo silenzio permane.
R. Salvo il cardinale Jean-Louis Tauran, prefetto del dialogo interreligioso, che non risparmia giudizi anche severi.
D. Il punto qual è?
R. È che ci sono potentati come l'Isis, con cui ci si affretta troppo a dire che l'islam non c'entra, ma che sono invece nutriti di un islamismo radicale, che non ha risolto la questione della razionalità e quindi del rapporto tra fede e violenza. Cioè proprio ciò che aveva denunciato papa Ratzinger a Ratisbona. [CzzC: convengo, ma nel frattempo non vedo cosa il Papa possa fare di più e meglio, dato che l’islam non ha un responsabile come lui, mentre le maggiori università coraniche si guardano bene dal fare concili riformatori che bandiscano definitivamente l’ermeneutica del male fisico mandatorio: mica può costringerli il Papa a ciò, mentre l’ONU e i potentati inciuciati coi petroldollari hanno ben altri interessi; forse occorrerebbe fondare una ONU_2: ci sono già proposte in atto; magari potrebbe starci il più grande paese musulmano del mondo, l’Indonesia, che col nuovo governo pare cominci a capire che l’islam non possa essere la religione del male fisico mandatorio]. E infatti l'unico vero dialogo tra cristianesimo e islam è nato da quel discorso, con la successiva lettera dei 138 saggi musulmani. [CzzC: vero! E grande fu Benedetto XVI; ma a te, Sandro, chiederei_#10 cosa suggeriresti a Papa Francesco di fare di più e di meglio per i cristiani perseguitati].
D. Anche se la visita alla Moschea Blu di Istambul, l'anno dopo, fu considerata una riparazione di Benedetto XVI.
R. Ratzinger poté fare quel gesto, proprio per aver detto quelle cose Ratisbona. Il suo giudizio non era enigmatico, si capiva benissimo, l'aveva espresso con chiarezza cristallina.
D. E Francesco è chiaro?
R. Talvolta no. Quando a Betlemme si ferma davanti al muro che divide i territori da Israele e resta in silenzio assoluto: non si sa cosa intenda dire. E quando a Lampedusa grida «vergogna», non è chiaro chi e perché debba vergognarsi. L'Italia che ha salvato migliaia e migliaia di vite? Perché non lo dice? Spesso ci sono parole e gesti che sono volutamente lasciati nell'indeterminatezza. [CzzC: convengo che siano lasciati nell’indeterminatezza, e forse anche sul volutamente, ma ritengo che il Papa faccia così più a scopo diplomatico che allo scopo di confondere i fedeli].
D. Non c'è il tempo per parlare delle vicende vaticane, come quella di Ettore Gotti Tedeschi, che fu rimosso dallo Ior sotto la segreteria del cardinal Tarcisio Bertone, ma di cui è emersa, a più riprese, la correttezza. Anche con l'archiviazione da parte della magistratura italiana.
R. Gli si nega una riabilitazione. Ha chiesto un colloquio al papa ma gli è stato rifiutato. [CzzC: lavorai decenni in banca, e il Vaticano appariva accostabile alla lista dei potenziali giratori di denaro sporco; l’importante è che il Papa faccia piazza pulita dei conti cifrati, che lo IOR e il Vaticano brillino per trasparenza nell’uso delle risorse finanziarie; trattasi di una rivoluzione pesante, dato lo stato pietoso di partenza, che, come tutte le migrazioni che ho toccato con mano, può travolgere anche qualche buono assieme agli incrostati; come già detto, trattasi dell’inevitabile prezzo delle riforme, che possono apparire anche spietate, come quelle che sta tentando Renzi nella pubblica amministrazione, ma vanno fatte per il male minore e per il maggior bene comune].
D. La Chiesa «ospedale da campo» a volte tiene le porte serrate.
R. È così. [CzzC: io intenderei così l’ospedale da campo]
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