La guerra insensata dei tunnel a GAZA nel 2014, ancora peggio nel 2023-2024
Giacinto-Boulos, Vescovo ausiliare di Gerusalemme, focalizza le cause del conflitto palestinese ed ha il coraggio di esplicitare il loro denominatore comune: ci sono dei responsabili e dei gruppi che non vogliono la pace. Ammiro l’obiettività di Boulos come contributo al processo di pace più efficace di altre fotografie sedicenti lucide sul dramma dei palestinesi
[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 09/01/2024; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]
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Traggo da Vita Trentina#32p32 08/08/
Il Vescovo ausiliario del Patriarcato di Gerusalemme, Giacinto-Boulos Marcuzzo*
La guerra insensata dei tunnel
Questo conflitto «ci “abitua” tragicamente a uno stile di vita e di relazioni tra paesi e comunità basati sulla violenza e sull'avversione»
Tutte le guerre, appunto perché guerre, sono insensate. Basti pensare alla Prima Guerra Mondiale di cui abbiamo appena ricordato il centenario dell'inizio. Ma questa guerra tra Israele e Hamas della Striscia di Gaza, chiamata, ironia delle espressioni, "Barriera protettiva", non si vede proprio che minimo di senso possa avere: né nelle sue cause, né nei suoi effetti, né nelle sue intenzioni e neppure nelle sue modalità.
Questa constatazione ci porta ad alcune riflessioni importanti. Le cause, in realtà, ci sono, e come, ma non sono quelle immediate che sono state proclamate e cioè l'uccisione barbara e ingiustificata dei tre giovani ebrei nella zona di Hebron, di cui non si conoscono ancora gli autori, e l'uccisione, altrettanto barbara e ingiustificata, di un ragazzo palestinese di cui si conoscono già i colpevoli.
Le cause vere, anche se non immediate, sono il rifiuto della riconciliazione e dell'unità ritrovate del popolo palestinese nell'aprile scorso, tra Cisgiordania e Gaza, Fatah e Hamas. Unità sacrosanta, assolutamente necessaria e utilissima per tanti versi, soprattutto per la causa della pace, ma che le autorità israeliane, e persino alcune frange palestinesi, non hanno visto positivamente.
Le cause si trovano nell'interruzione dei negoziati di pace tra Palestinesi e Israeliani, all'inizio di maggio, in mezzo a una scandalosa indifferenza internazionale e araba.
Le cause si riscontrano persino in alcune reazioni negative, non manifeste ma esistenti, all'incontro di preghiera avvenuto in Vaticano all'inizio di giugno tra il Papa Francesco, il presidente israeliano Shimon Peres e il presidente palestinese Mahmoud Abbas. Incontro che, pur spirituale o forse appunto perché spirituale, aveva dato un rinnovato impulso a riprendere con più slancio il processo di pace.
[CzzC: la focalizzazione delle cause vere del conflitto è approccio indispensabile per chi abbia a cuore la Pace come obiettivo raggiungibile rimuovendo le cause che la insidiano; sei grande Giacinto ad avere il coraggio di puntare anche la causa principale, quella che chiami denominatore comune delle altre cause].
In tutte queste motivazioni c'è un denominatore comune che è la vera causa di questa guerra che ha già provocato troppe sofferenze e distruzioni, più di mille morti e più di sei mila feriti (quasi tutti civili) dalla parte palestinese, e alcune decine (quasi tutti soldati) dalla parte israeliana, con interi quartieri rasi al suolo. Fa paura nominare questa causa, sembra incredibile, ma bisogna avere il coraggio di tirare le conclusioni logiche: ci sono dei responsabili e dei gruppi che non vogliono la pace, nonostante bei discorsi di pace e persino le iniziative che sembrano di pace. In realtà torna loro conto questa realtà di “tregua” (la famosa “Hodnah”), di non pace e non guerra dichiarata, di poca chiarezza, di situazione torbida dove possono tramare come vogliono e andare avanti con i loro progetti a senso unico, senza essere fermati da soluzioni di pace che metterebbero necessariamente limiti alle loro bramosie nazionalistiche, d'interesse e di occupazione.
[CzzC: pensa a che scenario di Pace si prospetterebbe se Israele accettasse di internazionalizzare Gerusalemme e Hamas riconoscesse lo stato di Israele togliendo dallo statuto il suo mandato distruttivo].
Finché non ci sarà la pace o almeno una seria volontà di ricerca di soluzioni, in Terra Santa dobbiamo portare la croce di guerre, guerriglie, operazioni di morte e di distruzione ogni due o tre anni!
Questa è una guerra che non ha senso anche nelle sue sorprendenti modalità. Il movimento Hamas di Gaza, distretto che ho visitato personalmente parecchie volte e di cui ho toccato direttamente l'estrema povertà, ha costruito centinaia di tunnel “economici” (verso l’Egitto), “strategici” (movimenti interni) e “aggressivi” (verso Israele), spendendo somme ingenti. Hamas e i Jihadisti si sono dotati poi di migliaia (come si legge s ui giornali) di missili, razzi e droni sofisticati o anche artigianali con diverse capacità di raggio d'azione, da 10 a 100 km, che costano moltissimo.
A sua volta Israele , oltre alle sbalorditive spese della guerra, che si ripercuotono immancabilmente sul contribuente e sui pellegrini (come la tassa “pace in Galilea” imposta a tutti i passeggeri per l'aeroporto), ha avuto l'occasione, come per il passato, di fare "ottimi" esperimenti sulle sue nuove invenzioni antimissilistiche. Usando i tradizionali Patriot e i nuovi Arrows ha costituito una "Iran Dome" ('cupola di ferro') che ha dato buone prove durante questa guerra e, nella stampa, si chiedono come esportare questa invenzione! Ben vengano i mezzi che difendono l'uomo e impediscono la morte e la distruzione, ma mai alle spese di un intero popolo e per interessi.
È tempo, come ripete il Papa, di ritornare alla cultura della vita e della pace, all'uso saggio delle risorse per il bene dell'uomo e la crescita della società. Potesse questa guerra essere almeno un’occasione per capire queste verità e ritornare al buon senso della ragione.
È una guerra insensata (l'hanno chiamata 'operazione'!), infine, perché ci "abitua" tragicamente a uno stile di vita e di relazioni tra paesi e comunità basati sulla violenza e sull'avversione.
[CzzC: questo scenario di guerra fa comodo alle potenti matrici della cultura-finanza dominanti sia occidentali sia jihadiste, perché entrambi contano sul diritto della forza più che sulla forza del diritto: la permanenza del conflitto palestinese e mediorientale è il campo militare di esercizio del diritto della forza, lo stesso che in maniera apparentemente meno cruente esercita la finanza cinica nelle sue piazze globali, sempre annientando migliaia di innocenti; e se nell’esercizio del diritto della forza si facesse anche pulizia etnica dei cristiani, ben venga ghignano i suddetti potenti, perché i cristiani sono gli unici al mondo a credere più nella forza del diritto che nel diritto della forza, costruendo una società della libertà e dignità dell’uomo che disturba certi manovratori, i cui interessi economici potrebbero essere curati meglio in una società sottomessa alla sharia o al capicomunismo cinese che in una società dove ogni uomo si sentisse tanto orgoglioso della sua dignità e libertà da apparire un indocile che osa negare che lo stato sia lo stato sia l’essenza dell’eticità].
Milioni di persone nascono, vivono e muoiono in un clima di violenza e purtroppo si arriva a pensare che la guerra sia la normalità, e la pace sia un'utopia. Ecco l'origine della disperazione che crea un circolo vizioso pericolosissimo. Senza menzionare le guerre del 1948, 1956, 1967, 1973, 1982 e le due Intifade (1987-91 e 2000-2004), vi ricordate "l'operazione Arcobaleno" (2004), la "Guerra di luglio" (2006), "L'operazione Pioggia estiva" (pure nel 2006), la guerra "Piombo fuso" (2008-09), la guerra "Colonne di nuvole" (2012), fino all'attuale "Margine protettivo"? Drammaticamente la gente pensa: "Tanto già, una guerra in più o in meno, siamo abituati, è il nostro destino". Siamo sull'orlo della disperazione dalle conseguenze incalcolabili; siamo sul baratro del fatalismo che distrugge lo zelo e l'entusiasmo necessari per la pace. È proprio contro quella disperazione e quel fatalismo che il Papa ha voluto reagire con il suo famoso incontro spirituale di pace. [CzzC: solo chi avesse un concetto di libertà e dignità della persona umana come sopra può osare di chiedere Pace con rispetto dei diritti umani inviolabili; altrimenti gli converrebbe imporla con la forza, come fanno i suddetti potenti] È proprio quello che sta facendo il Patriarca di Gerusalemme, mons. Fouad Twal, e tutta la chiesa locale con i suoi messaggi, le sue preghiere e le sue molteplici iniziative di aiuto.
+ Giacinto-Boulos Marcuzzo*
Nazareth, 29 luglio 2014
* è originario di San Polo di Piave
[CzzC: ripeto: commenti e domande configurano un tentativo di correzione fraterna con questi intendimenti].