ROSMINI e LA LEGGE MORALE: c’è il pericolo, secondo Rosmini, di sostituire l'essere con una nostra finzione
"è dunque manifesto, che la verità è il principio della morale: e che il riconoscimento della verità è il sommo genere dei doveri."
La volontà e il fine del sapientissimo Autore di tutte le cose si rileva dall'ordine e dai fatti della natura, ai quali appartiene il doppio sesso degli uomini ... se voi intendete per autonomia la facoltà di far leggi indipendentemente da qualsivoglia legge morale e dall'autorità che alle cose morali e religiose presiede, una tale autonomia dello Stato né c'è, né ci può essere”
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Pagine correlate: Rosminiani; verità; moralità basata su verità (≠Francesco Ghia?); omosessismo,
↑2014.04.07 [CzzC: mi si dice che in tal data è stata spedita a l'Adige la seguente lettera: non so se è stata pubblicata; a me pare è chiarissima la posizione di Rosmini].
Rosmini profeta e la legge morale
(lettera spedita all'Adige il 7 aprile 2014)
Caro Direttore,
ho visto con piacere che il vostro giornale ha dedicato una pagina intera all'allusione che Papa Francesco ha fatto di Rosmini come 'profeta' perseguitato. Anche oggi egli ha qualcosa di molto controcorrente da dire alla nostra società e alla nostra politica. Mi riferisco al dibattito in corso in queste settimane sulle proposte di legge riguardanti l'omofobia e il gender. Avendo avuto l'opportunità di studiare a fondo i testi del grande roveretano, vorrei citare qui alcune sue frasi in materia di etica e di leggi civili.
Anzitutto egli osserva che la realtà non l'abbiamo fatta noi, ma ci è data. [CzzC: →datità]. Essa ha delle caratteristiche grandiose, che dobbiamo cercare di scoprire, per poter conoscere la verità delle cose e soprattutto la verità ultima del tutto, che è l'Essere Infinito ed Eterno, cioè Dio.
Questa conoscenza della realtà ci fa vedere che c'è un ordine dentro l'essere, un ordine che stabilisce il valore di ogni ente e che va rispettato. Per cui "il principio dell'Etica può anche esprimersi così: «"riconosci l'essere qual è nel suo ordine»". E spiega: "l'ordine è intrinseco all'essere; chi ama l'essere, ama necessariamente secondo l'ordine dell'essere: chi ama disordinatamente, non ama, ma veramente odia l'essere. E in vero così è. Se io, a ragione d'esempio, amassi più le cose che le persone, odierei l'essere … io darei alle cose una parte di essere che non hanno, mettendole sopra le persone; e in tal caso non è l'essere veramente che amerei, ma in luogo dell'essere, una mia finzione vana, una illusione, un bel nulla; e l'amore del nulla, l'amore del falso essere, inchiude l'odio dell'essere reale, dal quale si fugge per racchiudersi in una larva vanissima".
Questo è dunque il pericolo, secondo Rosmini: quello di sostituire l'essere con una nostra finzione, con il nulla, con una immaginazione arbitraria. Per questo, dice ancora il nostro filosofo, "è dunque manifesto, che la verità è il principio della morale: e che il riconoscimento della verità è il sommo genere dei doveri".
Bisogna dunque riconoscere la verità. E' questo che permette di scoprire cos'è l'etica: essa infatti "guarda le verità eterne, impassibili, le quali dimandano riverenza e ubbidienza incondizionata, … per una ragion semplice, irrepugnabile, evidente, che in esse luce, e che non ammette né eccezione, né ignoranza, né contraddizione, né lotta di sorte".
Questo secondo Rosmini permette di capire cosa dice l'etica universale sul problema della mascolinità, della femminilità e del matrimonio: "La volontà e il fine del sapientissimo Autore di tutte le cose si rileva dall'ordine e dai fatti della natura, ai quali appartiene il doppio sesso degli uomini e la stabile proporzione delle nascite, uguale a 21 : 22. Questo dimostra essere volontà di Dio che il genere umano si propaghi, e ciò per coniugio monogamico, giacché avendo ogni individuo egual diritto al matrimonio, la sola monogamia è quella che rende possibile ad ogni individuo l'entrare in questo stato, e alle stesse condizioni". E' dunque stabilito dal 'sapientissimo Autore di tutte le cose' che il matrimonio sia tra l'uomo e la donna. E prosegue il roveretano: "L'Etica prescrive che la società de' coniugi sia monogamica, pubblica, esempio di verissima amicizia, e perciò perpetua, con indiviso consorzio di tutte le vicissitudini prospere od avverse della vita: ai coniugi poi, come a verissimi ed intimi amici, comanda amore, rispetto, moderazione e ogni scambievolezza di aiuti e di benefizi".
Occorre dunque che l'uomo rispetti il piano stabilito dal Creatore. Ciò è decisivo anche per la politica, secondo Rosmini, che deve promulgare le sue leggi civili in accordo con la legge morale sopra descritta: "Se voi intendete un'autonomia ristretta dentro la sfera delle cose morali ed oneste, lo Stato è autonomo in verso a qualunque potere; ma se voi intendete per autonomia la facoltà di far leggi indipendentemente da qualsivoglia legge morale e religiosa e dall'autorità, che alle cose morali e religiose presiede … una tale autonomia dello Stato né c'è, né ci può essere … Infatti, dandosi al legislatore un potere incondizionato di far leggi, questo potere non è più regolato né moderato da cosa alcuna: tutto si riduce alla sua volontà …. Ora che cosa è una volontà, che non ha altra regola che se medesima, se non l'arbitrio? … L'autonomia dello Stato dunque in questo senso è l'umano arbitrio messo in trono". La conclusione del filosofo è chiara: "il popolo che ha un Governo fondato sopra una tale teoria, dell'onnipotenza della legge civile, è schiavo".
Se dunque riteniamo Rosmini un profeta, è il caso di ascoltarlo.
Matteo Salvetti