Don Matteo su TV2000: tutto italiano, scritto in gran parte da giovani che provengono …

… dalle fila dell’Università cattolica: la traduzione televisiva dell'«eccezionalismo» italiano, quel mix tra post-modernità e radicamento valoriale che ha drenato il processo secolarista per lasciare spazio ad un umanesimo di conio nuovo.

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DA DON MATTEO A TV2000, TRACCE DELL'ECCEZIONALISMO ITALIANO

Cari Amici,

   lo sapete: siamo per vocazione cacciatori di buone notizie. Le cerchiamo dentro la vita di ogni giorno, per raccontarvele insieme ai fatti dolorosi, assai più sfacciati, che pur accadono attorno a noi, come nel giro più ampio.

Le cerchiamo per i notiziari, ma anche per i programmi di intrattenimento, desiderando farne insieme un motivo di riflessione, emozione, compagnia.

Anche la Televisione stessa, per noi che facciamo tv, può offrirci talora una notizia che consideriamo buona. Pur se riguarda un altro canale, un'altra rete. In questo caso, la rete storica del nostro Paese, RaiUno, quella con cui è iniziata la sessantennale vicenda della televisione italiana.

Giovedì sera, la nona serie di Don Matteo ha fatto il pienone degli ascolti, catalizzando l'attenzione di un terzo degli italiani davanti al piccolo schermo.

La notizia buona è questa, secondo noi. Vi chiederete perché. Ed i perché sono vari. Intanto, significa che non è vero che sia finita la tv che si rivolge a tutti contemporaneamente, la cosiddetta tv generalista. I giornali annunciano che presto ognuno si sceglierà il proprio programma in un momento diverso, e così finirà la tv che abbiamo conosciuto finora. Noi crediamo ancora in una televisione che sia anche calendario e appuntamento. Che sia Luogo comune, cioè un posto ed un momento in cui idealmente più persone, che non si conoscono, si incontrano di fronte ad un unico testo. Una Televisione-radice, insomma. Ebbene, Don Matteo è in qualche modo diventato un programma radice. Questo è il primo fatto positivo.

Esso, inoltre, appartiene agli italiani, e gli italiani vi si riflettono. C'è una grande parte del Paese che ha un'ambientazione provinciale, più di campagna che di città. L'urbanizzazione ha strappato molte persone ai propri paesaggi, che non erano urbani. Don Matteo si svolge in provincia: nel cuore verde d'Italia. Prima a Gubbio, oggi a Spoleto.

Don Matteo è una fiction che si alimenta nella fermentazione di quella commedia all'italiana che è immortale: c'è in essa qualcosa di Pane, amore e fantasia e qualcosa della Brescello di Guareschi, di Don Camillo e Peppone.

Ci sono le figure classiche della piccola comunità: il Tenente, l'autorità dello Stato. Il suo vice, che è un astuto perdente, o un vincente indiretto. C'è il sacerdote di carisma, che sa ascoltare e induce ad aprirsi. Che insegue caparbiamente i colpevoli, ma non giudica chi ha sbagliato, comprende con larghezza, accoglie e raddrizza. In Don Matteo c'è una alternanza di sentimenti e di linguaggi: il filo tenue del giallo lascia sempre più spazio – appunto − alla commedia umana, nel senso letterale del termine.

Acquistiamo nel mondo centinaia di format, anche di fiction. Don Matteo è tutto italiano, scritto in gran parte da giovani che provengono dalle file dell'Università Cattolica. Per i valori che lo fondano, immaginiamo noi che non dev'essere facile collocarlo così com'è all'estero, perché il modello di figure e relazioni che propone è del tutto radicato nella nostra tradizione. Ma la sua irriproducibilità è, ad un tempo, il suo surplus valoriale, e come tale va ascritto tra i meriti di chi lo produce. Al pari di tante fiction incentrate sulle vite di santi o di papi: diventano appuntamenti di richiamo plenario. Non per una fetta di popolazione contrapposta ad altre fette, ma trasversalmente per tutti gli italiani, e in tal senso si modula come tv davvero popolare. È la traduzione televisiva dell'«eccezionalismo» italiano, quel mix tra post-modernità e radicamento valoriale che ha drenato il processo secolarista per lasciare spazio ad un umanesimo di conio nuovo. È ad esso che, nel nostro piccolo, pure noi di Tv2000 ci rifacciamo.

Dino Boffo