Papa Fr1 presenterebbe un Cristo senza dottrina né verità?

Quando il pensiero forte diventa così presuntuoso da rischiare confusione più del pensiero debole: posi 10 domande nel 2013 a Mario Palmaro di Riscossa cristiana commentando l’articolo con cui (barando con trucchi dialettici ben focalizzati da Shopenhauer), allude ad un Papa Fr1 cedente alla cultura dominante e annacquante la dottrina cattolica.

[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 04/01/2024; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]

Pagine correlate: Papa Fr1 ha dissenzienti; diffidare di chi lo paragonasse all'anticristo

 

2018.02.15 <avvenire> Fr1: mi accusano di eresia? Prego per loro, so chi sono, si propongono come depositari della vera dottrina, non li leggo. Pedofilia? La desolazione più grande. Dal dialogo con i gesuiti in Cile.

 

↓2013.10.11 <ilFoglio>: Gnocchi e Palmaro “La nostra epurazione da Radio Maria”: dopo l’articolo “Questo Papa non ci piace”, firmato mercoledì 9 ottobre sul Foglio, siamo stati esautorati dalla conduzione delle trasmissioni che abbiamo condotto per dieci anni su Radio Maria ... [CzzC: contavate di avere il diritto di usare i microfoni di Radio Maria per fomentare dissenso dal Magistero petrino in questo modo?]

 

2013.10.24 traggo da Riscossa Cristiana, segnalatomi con evidenze gialle da NN del gruppo di rassegna stampa, cui rispondo con commenti

 

Cristo senza dottrina né verità – di Alessandro Gnocchi

di Mario Palmaro

Riscossa Cristiana

di Alessandro GnocchiMario Palmaro  su Il Foglio – 22 ottobre 2013

 

Povera bisnonna Antonia, che ha passato una vita fatta di pateravegloria, rosari, messe alle cinque di mattina, segni di croce a ogni santella, catechismo imparato a memoria e precetti morali da praticare scrupolosamente e insegnare con zelo. Povera bisnonna Antonia, e poveri suoi ottantaquattro anni trascorsi a “dire preghiere” e a osservare “prescrizioni” nella speranza di abbracciare un giorno Gesù, a cui dava del Voi, come usavano le generazioni perbene. Povera bisnonna Antonia e povera la sua fede che, non fosse per il candore ingenuo e inerme delle vecchine di campagna, oggi potrebbe essere presa per una cristiana ideologica, moralistica, farisaica, senza cuore. Eppure, quella donnina sempre vestita di nero che parlava solo dialetto e un latino tutto suo, aveva mostrato quanto amore per Dio e per gli uomini sgorghi da una vita passata  a “dire preghiere”. Al marito, che in punto di morte le chiedeva perdono per quante gliene aveva fatte e lei aveva sopportato nel silenzio e nella pazienza, la povera bisnonna Antonia aveva risposto di non avere paura, “Quando sarete di là, vedrete quanto bene avranno fatto le preghiere che vostra moglie ha detto per voi”.

La durezza dell’omelia di Santa Marta in cui papa Francesco stigmatizza una fede che passa “per un alambicco e diventa ideologia” e in cui giudica le coscienze di chi, oggi, si ostina a vivere un cristianesimo come quello dei suoi vecchi, finisce per travolgere il passato che continua a vivere nel presente. Risulta difficile ipotizzare che il bersaglio non sia quel sentire tradizionale a cui si intende impedire di diventare un movimento capace di aggregare uomini e idee. [CzzC: domanda#01: caro Mario fratello in Cristo, non ti pare di essere tu a partire con un giudizio secco contro il Papa, passando poi a dissimularlo con la supposizione che sia difficile ipotizzare un giudizio diverso? Non ti pare che tu parta con l’accusa addossando all’accusato l’onere della discolpa, anziché partire con domande di chiarimento ai Pastori della nostra Chiesa presumendo l’innocenza dell’accusato? Proverò io a farti delle domande per vedere se regge il tuo impianto accusatorio] Lo ha felicemente spiegato la gioiosa macchina da guerra degli ermeneuti del giorno dopo. Ma lo aveva inequivocabilmente anticipato il papa stesso, nell’intervista a “Civiltà Cattolica”, fulminando un “uso ideologico” del rito tradizionale riportato in onore da Benedetto XVI, uno “specialista del Logos” ormai archiviato dagli ermeneuti del suo successore. [CzzC: convengo con te che B16° sia uno specialista del Logos, ne sono invaghito, ma lui stesso condannò l’uso ideologico sia ad esempio nel marxismo teoglib sia nella disubbidienza anticonciliare dei lefebvriani, tanto che quando mal suggerito tolse la scomunica al negazionista lefebrviano Williamson, egli formulò al riguardo un’umile quanto sofferta ammissione che mi commosse «… Mi è stato detto che seguire con attenzione le notizie raggiungibili mediante l’internet avrebbe dato la possibilità di venir tempestivamente a conoscenza del problema. Ne traggo la lezione che in futuro nella Santa Sede dovremo prestar più attenzione ... ». Domanda #02: su quali riscontri oggettivi ti permetti di illazionare che il Papa condanni le ideologie con strabismo destra/sinistra?]

Anche se parla delle ideologie di ogni segno [CzzC: esatto, bravo! Ma questa tua ammissione oggettiva è a tua contraddizione, quasi una zappata sui tuoi piedi, o no?], è chiaro a chi miri papa Bergoglio dicendo: “quando un cristiano diventa discepolo dell’ideologia, ha perso la fede: non è più discepolo di Gesù, è discepolo di questo atteggiamento di pensiero (…). E per questo Gesù dice loro: ‘Voi avete portato via la chiave della conoscenza’. La conoscenza di Gesù è trasformata in una conoscenza ideologica e anche moralistica, perché questi chiudevano la porta con tante prescrizioni”. [CzzC:se è chiaro per te soggettivamente (ancorché tu ti sia appena contraddetto) sai che per gli altri un’accusa è ammissibile solo se acclarata da riscontri oggettivi: dunque ripropongo anche qui la domanda precedente. Inoltre

la moralità è virtù, il moralismo meno, la fede è virtù, il fideismo meno (vedi B16° per la Quaresima 2013rifuggire sia dal fideismo che dall’attivismo moralista”);

- se tu intendessi che Papa Fr1, nel farci diffidare delle ideologie, ammetta la presenza di modelli di cammino non solo strettamente tradizionalisti, ricorda che è stato preceduto da altri Papi che non additarono cotali tradizionalisti come modello esclusivo di fede cattolica, e tra questi ci fu il Papa della Humanae vitae: Paolo VI  li citò con accenni che suonavano amorevole accompagnamento all’estinzione più che incoraggiamento alla relativa emulazione;

- se tu avessi dubbi su quali ideologie abbia particolarmente avverse Papa Fr1, ti basti osservare come abbia nominato esplicitamente le lobby massoniche, e come stia snidando le infiltrazioni di quella specie nelle finanze vaticane, mentre promette bene anche pro repulist in certe Diocesi tra le più ricche del mondo, che foraggiano in denaro, applausi, cattedre, pagine pubblicitarie, incarichi curiali e formativo-catechetici, preti che negano il peccato originale, ex preti che negano il valore soterico della risurrezione di Cristo o che ironizzano il mantra dei valori non negoziabili col primato della coscienza individuale, laici sedicenti profeti, assisi in commissione ecumenica, che catechizzano che non serve pregare, mentre Fr1 dice che «Il primo compito della vita è pregare» e che «la preghiera fa miracoli»].

Non passa omelia, non passa intervista, non passa bagno di folla in cui il papa non scrolli le spalle davanti una fede che si oggettiva nel rigoroso rapporto con la ragione. [CzzC: se sei così certo che non passi omelia o intervista senza cotale scrollata di spalle davanti al rapporto fede-ragione, sicuramente avrai almeno 3 prove oggettive da produrmi: domanda #03: me ne mandi due?]. “Nomina nuda tenemus”, sembra questo il messaggio di Francesco [CzzC: sembra a te, ma fin qui ti leggo abbondare solo in illazioni: aspetto prove], lo stesso del francescano Gugliemo di Occam di cui Umberto Eco produsse un gradevole bigino con “Il nome della rosa”. La fede non cerca più un intelletto che ritiene inabile a conoscere veramente, produttore di oggettivazioni che rischiano di divenire un ostacolo all’incontro con Cristo. Come se ci si trovasse in una zona di rimozione forzata dei precetti permeabili all’intelligenza, un vicolo cieco nel quale non amava sostare un cristiano innamorato della ragione come Gilbert Keith Chesterton: “Per quanto un uomo può essere orgoglioso di una religione fondata sull’umiltà, io sono molto orgoglioso della mia religione. Sono particolarmente orgoglioso di quelle sue parti che sono molto comunemente chiamate superstizioni. Sono fiero di essere stato nutrito da dogmi antiquati ed essere schiavo di una fede morta, come i miei amici giornalisti ripetono con tanta insistenza, perché so benissimo che sono le eresie ad essere morte e che soltanto il dogma razionale vive abbastanza a lungo da essere chiamato antiquato”.

[CzzC: quale dogma di fede avrebbe banalizzato finora il Papa?]. Ma dove non c’è ragione c’è contraddizione [CzzC: domanda #04: ti chiedo di fornirmi due prove concrete a dimostrazione del fatto che il Papa abbia fatto uso non della ragione ma della contraddizione] e risulta difficile mettere al riparo le idee, e chi le sostiene, dall’aggressione che si sostituisce all’argomentazione. Chi critica errori dottrinali, confusioni, silenzi sui grandi temi della teologia e della morale, viene marchiato come un derelitto senza fede, un fariseo che non prega, un ipocrita che non crede in Cristo e lo usa per alimentare un’ideologia. [CzzC: domanda #05: ti chiedo se intendi Papa Francesco come complemento di agente di questo tuo verbo passivo “viene marchiato”. Che ci siano ermeneuti di rottura che agiscono come tu dici, ammetto, ma come puoi annoverare tra questi Papa Francesco? Osserva ad esempio la devozione del Papa alla Madonna, o come raccomanda la Preghiera (sta un’ora al giorno in adorazione del Santissimo, fermò l’escalation di guerra in Siria con la Preghiera adorante e implorante). Portami due prove concrete in cui il Papa abbia fatto uso non della ragione ma della contraddizione] E’ la “nuova chiesa della misericordia”, bellezza. E’ la chiesa che proclama di accogliere tutti e di non volere giudicare nessuno, ma che si mostra senza pietà per i suoi figli innamorati e insieme perplessi. Adotta schemi politici cari al Novecento, secondo cui il positivismo giuridico si mangia la verità e la legge naturale. [CzzC: convengo con te che i potenti labari siano intentati a ridurre la Chiesa in queste condizioni, ma ti chiedo - domanda #06 - di produrre prove se ritieni che Fr1 sia analogamente intentato; in difetto di prove sarebbe evidente che continui a fare indebite allusioni e confusione tra soggetti agenti e resistenti]. Se fra l’intuizione di Dio e la vita quotidiana viene tolto di mezzo l’apparato razionale che contraddistingue l’uomo, il potere finisce per auto-legittimarsi a prescindere da ciò che dice e che fa. Jean Bodin e Niccolò Machiavelli lo avevano ben spiegato. [CzzC: convengo con te, però ti suggerirei di discernere tra razionalità e ragionevolezza, che non sono la stessa cosa: nella fattispecie dovremmo parlare di ragione e ragionevolezza piuttosto che di razionalità, che è propria dei metodi matematici applicati alle variabili osservabili e misurabili, generando equazioni predittive].

La strumentalizzazione del Nazareno per altri scopi, va detto, è un problema antico. Il cardinale Giacomo Biffi ha denunciato tempo fa che “Gesù è diventato un pretesto che i cristiani usano per parlare d’altro”. Ma è da decenni che questo “altro” è rappresentato da ecologismo, promozione della legalità, ecumenismo mediatico, lotta alle narcomafie, protezione della foresta amazzonica e altre amenità. A tutto discapito della dottrina morale, della bioetica, del rigore liturgico e dottrinale. Con il rischio di trovarsi al cospetto di un Cristo senza dottrina e senza verità, un personaggio buono per tutte le stagioni, un contenitore da riempire con quanto desideri ogni consumatore della religione fai da te. [CzzC: itale rischio è reale, e il Magistero petrino continua a metterci in guardia da esso: Fr1 ha ribadito finora almeno 10 volte che la Chiesa non è una ong «Noi possiamo camminare quanto vogliamo, possiamo edificare tante cose, ma se non confessiamo Gesù Cristo, la cosa non va. Diventeremo una ong pietosa, ma non la Chiesa, sposa del Signore». Con la tua premessa in titolo ed usando i trucchi dialettici #3 (generalizzazione), #4 (occultamento), e #6 (dissimulazione) ben individuati da Shopenhauer, mi pare che stai tirando il lettore a confondere Fr1 con i nemici della Chiesa: non voglio pensare che anche tu sia tra quelli che hanno le visioni della coda dell’Anticristo tra i pantaloni di Fr1]

Un simile fenomeno non è giustificabile in nome della cosiddetta pastoralità. Perché non può esistere pastorale che non sia preceduta dalla dottrina, a meno che non se la sia divorata e non sia divenuta dottrina essa stessa finendo per mortificare il robusto rapporto con la ragione e la legge naturale. Per duemila anni la Chiesa ha difeso la vera fede dall’eresia: a spada tratta, con impegno assoluto e a prezzo del sangue. Papi e cardinali, teologi e religiosi sapevano bene come una tesi eterodossa fosse la peggior malattia che potesse minacciare il Corpo Mistico. “La Chiesa e le eresie” dice il magnifico duellante cattolico inventato da Chesterton nel romanzo “La sfera e la croce” “hanno sempre combattuto sulle parole perché sono le uniche cose per le quali valga la pena di battersi”.

[CzzC: domanda #07: portami due prove che il Papa non abbia difeso la vera fede dall’eresia e che abbia fatto pastorale priva di dottrina. Non mi dirai che sarebbe vera fede e vera dottrina indire un nuovo referendum per l’abolizione della legge 194: osserva a proposito che il relativo promotore si esprime con frasario tipico dei potenti labari “i conti li faremo dopo”].

Da ciò si ricava quanto sia sorprendente e irrazionale, perché estraneo alla storia della chiesa, che oggi chi solleva domande e obiezioni dottrinali sia tacciato di essere rigido, moralista, eticista, senza bontà. Un’accusa che, a ben guardare, potrebbe essere trasferita su papi del recente passato. [CzzC: domanda #08: portami due prove che il Papa abbia tacciato così chi gli avesse sollevato domande in materia]. Paolo VI, nel 1968, scrive l’enciclica “Humanae vitae” per ribadire la condanna morale della contraccezione: un rigido eticista senza bontà. [CzzC: così lo tacciano i nemici della Chiesa, ma non Fr1, il quale peraltro avrebbe il potere di precisare qualche aspetto “penale” di quell’Enciclica per esaltarne il valore morale oggi meglio di 45 anni fa] Giovanni Paolo II redige nel 1995 una summa della bioetica nella “Evangelium Vitae”: ma così facendo dimostra di insistere su tesi dure e difficili, che allontanano invece che avvicinare gli uomini alla chiesa. [CzzC: su quell’Enciclica ho sostenuto un vivace confronto con un sacerdote che sosteneva la necessità di adeguata punizione alle donne abortiste] Benedetto XVI spiega al Bundestag, in un memorabile discorso, che quando le leggi civili contraddicono la legge naturale, non sono più leggi ma solo simulacri cui si deve disobbedienza: un intollerante che chiude la porta della chiesa in faccia allo stato laico e se ne va con la chiave in tasca. [CzzC: effettivamente fu grande quel discorso col quale ha messo la legge morale al di sopra del criterio di maggioranza, ma con più equilibrio della tua ironica riduzione]

Ma l’artificio dialettico che trasforma quanti vogliono difendere la dottrina cattolica in farisei spietati, privi di un cuore che palpita per il Cristo ferito e crocifisso, è debole. . [CzzC: vero! Ma attento anche tu a non usare artifici dialettici, del tipo inquadrato da Shopenhauer]. Gesù non invita i farisei ad andarsene perché professano una fede sbagliata, ma a essere i primi a osservare la legge. Mentre qui pare proprio che l’obiettivo finale, oltre il giudizio temerario sull’intimità della coscienza, sia il principio stesso, ritenuto un ostacolo al dialogo col mondo. Invece, fede e ragione, legge e carità possono solo stare insieme o si dissolvono entrambe: nell’irrazionalità di un fideismo luteraneggiante o nel gelo di un razionalismo volterriano, che oggi vanno volentieri a braccetto verso il nulla. [CzzC: vero! Ma non in compagnia di Fr1: anzi, dal numero di persone che si stanno riavvicinano alla Chiesa in via di scrostazione da certe contaminazioni lussureggianti (le stesse contro cui aveva predicato l’omonimo grande Santo), pare che Fr1 dia del filo da torcere alle lobby nemiche della dignità umana rivelataci da Cristo figlio di Dio e di Maria Vergine, morto e risorto per la salvezza di tutti come dice il Credo, con nervosismo da parte dei carezzati diocesani di cui sopra, anche se, purtroppo (e mi spiace per la tua ortodossia che stimo), anche da parte di certe torri d’avorio arroccate più nell’ideologia che nella pratica-sostanziale tipica del Gesù Cristo rivelatoci dai Vangeli e dalla millenaria tradizione cattolica].

Portato nel perimetro della chiesa, tutto questo produce un cattolicesimo senza dottrina, emotivo, empatico, pneumatico. Si sarebbe tentati di dire alla Enzo Bianchi, se persino lui non fosse stato oscurato dalla stella mediatica di papa Bergoglio. Parafrasando Zygmunt Bauman, ciò segna la nascita di un cattolicesimo liquido, che diguazza nelle zone grigie evocate da Carlo Maria Martini. [CzzC: CMM gesuita come Fr1, ma mi pare di scorgere qualche non secondaria differenza tra i due in materia di concessioni alle lobby LGBT comprese le adozioni gay sulle quali non ebbi risposta]. Una religione che, nell’incapacità di dare risposte, impone con prepotenza dubbi [CzzC: domanda #09 portami due prove che il Magistero di Fr1 imponga con prepotenza dubbi; peraltro convengo che abbondino i maestri di dubbio] e domande e partorisce un cattolicesimo che “sa di non sapere”, di gusto prearistotelico. Qui dentro si trovano le coordinate dell’incontro con il mondo moderno da cui escono plotoni di cattolici che non credono nel credo perché non lo conoscono, ma accorrono festanti in piazza San Pietro o a Copacabana. [CzzC: di cattolici che credono solo in parte al Credo ce n’erano anche alle GMG di B16° e di GP2°].

Scriveva il cardinale Ratzinger che la fede in Cristo e il mettersi alla sua sequela dentro una visione morale rigorosa, esigente e seria, sono la stessa cosa: non si oppongono, ma l’una non è possibile senza l’altra e, proprio per questo richiedono rigore, fatica, ascesi. [CzzC: non mi pare che Fr1 neghi ciò; se a te paresse che sì, portami due prove]. Al contrario, una volta varato il cattolicesimo liquido, la vita diventa più facile per tutti, dal confessore al penitente: un assessore e un commercialista, un ginecologo e un politico possono discettare di tangenti, di aborto e di tasse concludendo con l’unica consolante morale di non fare i moralisti.

Così, finisce la significanza del cattolicesimo come fatto anche civile, politico, pubblico. Il diritto, che nel Novecento ha galoppato tenuto per le briglie da Hans Kelsen e dal suo positivismo, si affranca definitivamente da qualsiasi influsso razionale del cattolicesimo. [CzzC: questo è l’intento che dall’era dei lumi stanno azionando certi potentati interessati a piegare al loro sistema la libertà e dignità della persona fatta ad immagine e somiglianza di Dio: inutile dire che hanno conquistato molto terreno rispetto all’epoca in cui i cattolici erano maggioranza, ma Cristo non ci ha promesso la vittoria del suo regno in questo mondo e sarà un’eterna lotta tra i suoi seguaci e i suoi detrattori]

Se a Cristo si giunge senza preambula fidei, senza argomentazioni apologetiche, senza le cinque vie di San Tommaso, fra mondo moderno e chiesa l’incomunicabilità è totale. Si dissolve l’idea di regalità sociale di Cristo, che il calendario liturgico riformato si è affrettato a relegare nel dimenticatoio dell’ultima domenica del tempo ordinario, mentre in quello precedente era collocata nel mese dedicato alle missioni. Evapora persino la più modesta prospettiva di uno stato pluralista ma rispettoso della legge naturale, nel quale tutte le religioni sono tollerate, ma uccidere l’innocente non nato o ammalato è delitto per tutti. [CzzC: non penserai che la causa dell’allontanamento degli uomini da Dio stia nella riforma liturgica del CV2°: se fosse così le Chiese degli altri fratelli cristiani sarebbero rimaste ben frequentate ed invece lo sono solo per i concerti mentre le loro facoltà teologiche sono al tramonto].

Eppure, è questo il panorama evocato quando un papa duetta con la stampa volterriana convenendo che “Ciascuno di noi ha una sua visione del Bene e anche del Male. Noi dobbiamo incitarlo a procedere verso quello che lui pensa sia il Bene”. E poi, richiesto di precisare la sua lezione sull’autonomia della coscienza precisa: “E qui lo ripeto. Ciascuno ha una sua idea del Bene e del Male e deve scegliere di seguire il Bene e combattere il Male come lui li concepisce. Basterebbe questo per migliorare il mondo”. Ma la coscienza non può essere una guida arbitraria e bizzosa, senza alcun riferimento alla verità. Non si può parlare di verità come relazione invece che come assoluto, quando la legge naturale si fonda proprio su degli assoluti morali, cioè l’esistenza di atti che sono sempre e comunque intrinsecamente malvagi. [CzzC: riusi il trucco dialettico #4 dell’occultamento omettendo di riferire che Fr1 ha precisato «Ciò non significa che la verità sia variabile e soggettiva, tutt’altro. Ma significa che essa si dà a noi sempre e solo come un cammino e una vita. Non ha detto forse Gesù stesso: “Io sono la via, la verità, la vita”? In altri termini, la verità essendo in definitiva tutt’uno con l’amore, richiede l’umiltà e l’apertura per essere cercata, accolta ed espressa. Dunque, bisogna intendersi bene sui termini e, forse, per uscire dalle strettoie di una contrapposizione... assoluta, reimpostare in profondità la questione. Penso che questo sia oggi assolutamente necessario per intavolare quel dialogo sereno e costruttivo che auspicavo all’inizio di questo mio dire». Anche la Trinità è relazione, e dire che la verità è integrata con una relazione non significa che il Papa abbia sposato il relativismo: è grave che Scalfari con la Gruber su La 7 abbia attribuito al Papa cose che non ha detto, ma è ancor più grave che gliele attribuisca tu]. La verità per il cattolico è Cristo stesso: via, verità, e vita. [CzzC: certamente!] Vladimir Solov’ev chiude i suoi “Fondamenti spirituali della vita” con un capitolo sull’immagine di Cristo come verifica della coscienza in cui spiega che “Il compito finale della morale individuale e sociale consiste nel fatto che Cristo sia formato in tutti e in tutto. (…) Si può non uccidere mai, non rubare, non infrangere nessuna legge criminale ed essere tuttavia disperatamente lontani dal regno di Dio”.

La coscienza non è uno strumento infallibile, può sbagliare. E quando è erronea, il soggetto agente è normalmente colpevole poiché, di solito, non ha fatto tutto il possibile per formarsi correttamente e riconoscere l’errore. La coscienza erronea diventa argomento di esclusione della colpa del soggetto solo quando l’errore è invincibile: questa condizione può, forse, riguardare un indigeno della Papuasia, ma difficilmente si può riferire a uomini nati cresciuti e vissuti a contatto con la Chiesa, con l’annuncio del Vangelo, con la sua dottrina, come è il caso dell’intervistatore volterriano cresciuto dai gesuiti. Secondo la dottrina cattolica è dovere dei pastori formare le coscienze, insegnando a chiunque la verità tutta intera. Se invece la nascondono per “giustificare con l’ignoranza” il singolo che pecca, si assumono una grave responsabilità: lo spiegava con forza lo “specialista del Logos” Joseph Ratzinger in un libro del 1997, “Cielo e Terra”.

[CzzC: ho discusso ampiamente sul primato della coscienza individuale, anche con paludati editorialisti diocesani che la fondano nel confronto con la comunità, e convengo che te in larga misura: ma non mi pare che Fr1 la pensi tanto diversamente: a te pare che Fr1 sia errante, a me pare che stia uscendo dall’ovile in cerca di pecorelle smarrite, in modo non sostanzialmente diverso dai suoi predecessori, anche se ogni Papa può avere carismi ed attitudini diverse dai precedenti].

Per quanto siano estemporanee le omelie di papa Francesco, si sbaglierebbe a non riconoscere una coerenza del pensiero che esprimono. C’è un solido legame tra l’esaltazione della coscienza, l’enfasi su un cristianesimo a scarso tasso dottrinale e quanto dice sulla preghiera. “La chiave che apre la porta alla fede è la preghiera” ha spiegato nell’omelia dedicata ai cristiani ideologici. “Quando un cristiano non prega, succede questo. E la sua testimonianza è una testimonianza superba … è un superbo, è un orgoglioso, è un sicuro di se stesso. Non è umile. Cerca la propria promozione … Quando un cristiano prega, non si allontana dalla fede, parla con Gesù … Dico pregare, non dico dire preghiere, perché questi dottori della legge dicevano tante preghiere … Una cosa è pregare e un’altra cosa è dire preghiere … Questi non pregano, abbandonano la fede e la trasformano in ideologia moralistica, casuistica, senza Gesù”.

Una fede ipodottrinale, risolta in un semplice incontro, finisce per vedere nell’aspetto formale della chiesa un ostacolo al proprio manifestarsi. E sarebbe difficile dimostrare che papa Bergoglio, fin dalla sera della sua elezione, non abbia mostrato con le parole e i fatti la sua avversione alla forma e alla formalità. [CzzC: stai scambiando condizione necessaria con sufficiente, ipotesi con tesi: contro il formalismo e le formalità da sepolcri imbiancati si scagliò perfino rabbiosamente nostro Signore, perché non sono garanzia di fedeltà all’essenziale, di incontro col fratello, di efficacia dell’Annuncio/Missione; questo non significa che la Chiesa non debba avere un formalismo gerarchico organizzativo e dottrinale, anche la prima Chiesa degli Atti degli Apostoli lo aveva e il Papa, rigettando i formalismi di incrostazione, focalizza quelli necessari, essenziali, come ha precisato anche nei confronti della Curia: cosa ci vedi di male? Temi per l’ermellino?]. Da qui scende la contrapposizione tra il “dire preghiere” e il “pregare”, che è ben più di un calembour perché mette in discussione l’armonia tra lex orandi e lex credendi. “Dire preghiere” è sempre stato un pregare con la chiesa, tanto per la vecchina con il rosario in mano, quanto per il cardinale Newmann o un monaco di clausura. Ognuno per la sua parte e la sua competenza, ma tutti insieme, membri dello stesso Corpo Mistico, come in coro, senza sapere l’uno dell’altro ma sicuri di essere lì insieme, nello stesso momento, a pregare nello stesso modo come vuole la lex orandi e a confessare la stessa fede, come vuole la lex credendi. [CzzC: mica ha abolito il Rosario, e fa tanta Adorazione Eucaristica: anche Gesù ha redarguito quelli che pregano con la bocca ma non con il cuore: il Cattolicesimo non è una sequenza di riti e formule magiche: certe sette stanno avendo successo con questo equivoco, ma trattasi di inganni dai quali come Gesù anche il Papa ci mette in guardia].

Ma serve disciplina, serve l’ascesi che l’attuale pontefice salta a pie’ pari volgendosi subito alla mistica. “Colui che smette di pregare con regolarità” scrive il cardinale Newman in un sermone sulla preghiera del 1829 “perde il mezzo principale per ricordarsi che la vita spirituale è obbedienza al Legislatore, non un semplice sentimento o gusto” [CzzC: e ti pare che il Papa non preghi con regolarità?] . E poi ancora, nel 1835, dice che chi “desidera portare nel suo cuore la presenza di Cristo deve solo ‘lodare Dio’ e far sì che le parole del santo salterio di Davide le siano familiari, un servizio quotidiano, sempre ripetute e tuttavia sempre nuove e sempre sacre. Preghi e soprattutto permetta l’intercessione. Non dubiti del fatto che la forza della fede e della preghiera agisce su tutte le cose con Dio”.

Suona impietoso il giudizio di chi disprezza il “dire preghiere” senza immaginare che, in fondo a quelle formule di cui nessuno può mutare uno iota, c’è chi vede le piaghe di Cristo e magari arriva a toccarle e baciarle. [CzzC: e ti pare che un Papa che si rivolge anche alla mistica, non abbia considerazione delle piaghe di Cristo presenti nel suo Corpo fisico e nel suo Corpo Mistico?] In quelle parole considerate pietre d’inciampo a una fede autentica, è invece racchiusa una sapienza che apre al senso più profondo degli attimi terribili che ogni creatura dovrà vivere fin sulla soglia dell’ultimo respiro. Sono ritmi celesti che incantano l’anima e la strappano al mondo e la nutrono con quell’anticipo di vita soprannaturale che è la cerimonia. “Penso di poter parlare a nome di molti altri convertiti” scriveva Chesterton “quando dico che l’unica cosa che può suscitare in qualche modo nostalgia o rimpianto romantico, un vago sentore di mancanza per la propria casa in uno che la casa l’ha trovata veramente, è il ritmo della prosa di Cranmer”. Il “Libro delle Preghiere comuni” anglicano del XVI secolo aveva ancora una musicalità tale da essere una sirena. “La ragione” continuava il convertito inglese “può essere riportata in una frase: ha stile, tradizione, religiosità; venne redatto da cattolici rinnegati. E’ efficace, ma non in quanto primo libro protestante, bensì in quanto ultimo libro cattolico”.

I cattolici della Cornovaglia e del Devon si fecero massacrare, pur di non accettare il “Book of Common prayer”. Mette i brividi il solo pensare come li possa giudicare il pensiero dominante della chiesa di oggi, dove viene celebrata la messa su un messale che somiglia da vicino a quello di Cranmer. [CzzC: domanda #10: ma di che Messale stai parlando? Domenica scorsa ero fuori sede con le famiglie di catechesi per un’intera giornata che abbiamo concluso con la Messa usando il solito Messale: non abbiamo incontrato alcuno dei problemi liturgici che qui vuoi sollevare in lacerazione dell’unità della nostra fratellanza guidata dal magistero petrino: forse hai bisogno di pregare di più con l’umiltà che comincia da un esame di coscienza e relativa richiesta di perdono, tenendo presente che l’analisi del peccato nella Chiesa cattolica non spetta alla sola coscienza individuale, ma matura nel confessionale avente come Ministro un Sacerdote di S. Romana Chiesa possibilmente scelto tra quelli che non sai che ti diano ragione a priori, onde evitare il suddetto soggettivismo; scusa questo tentativo di correzione fraterna, che peraltro considero sempre reciprocabile]. Forse “cultori di format ideologici in versione cristiana”, come quei bigotti mendicanti di tradizione ridotti a clandestini dal cattolicesimo della tenerezza, come i sans papiers de l’Église.