ultima modifica il 31/01/2021

 

Il catechista è colui che custodisce e alimenta la memoria di Dio

Correlati: catechesi operativa

Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità: contrassegno miei commenti in grigio rispetto al testo attinto da altri.

 

Papa Fr1: Se le cose, il denaro, la mondanità diventano centro della vita, ci afferrano, ci possiedono e noi perdiamo la nostra stessa identità di uomini.

«L’anima mia magnifica il Signore …»: Maria ha memoria di Dio.

 

 

Da Tracce.it 30/09/2013

MAGISTERO

«Il catechista? Custodisce la memoria di Dio»

Omelia di papa Francesco per la Giornata dei catechisti, Piazza San Pietro, 29 settembre 2013

1. «Guai agli spensierati di Sion e a quelli che si considerano sicuri, … distesi su letti d’avorio» (Am 6,1.4), mangiano, bevono, cantano, si divertono e non si curano dei problemi degli altri.

   Parole dure queste del profeta Amos, ma che ci mettono in guardia da un pericolo che tutti corriamo. Che cosa denuncia questo messaggero di Dio, che cosa mette davanti agli occhi dei suoi contemporanei e anche davanti ai nostri occhi oggi? Il rischio di adagiarsi, della comodità, della mondanità nella vita e nel cuore, di avere come centro il nostro benessere. E’ la stessa esperienza del ricco del Vangelo, che indossava vestiti di lusso e ogni giorno si dava ad abbondanti banchetti; questo era importante per lui. E il povero che era alla sua porta e non aveva di che sfamarsi? Non era affare suo, non lo riguardava. Se le cose, il denaro, la mondanità diventano centro della vita ci afferrano, ci possiedono e noi perdiamo la nostra stessa identità di uomini: guardate bene, il ricco del Vangelo non ha nome, è semplicemente “un ricco”. Le cose, ciò che possiede sono il suo volto, non ne ha altri.

    Ma proviamo a domandarci: come mai succede questo? Come mai gli uomini, forse anche noi, cadiamo nel pericolo di chiuderci, di mettere la nostra sicurezza nelle cose, che alla fine ci rubano il volto, il nostro volto umano? Questo succede quando perdiamo la memoria di Dio. «Guai agli spensierati di Sion», diceva il profeta. Se manca la memoria di Dio, tutto si appiattisce, tutto va sull’io, sul mio benessere. La vita, il mondo, gli altri, perdono la consistenza, non contano più nulla, tutto si riduce a una sola dimensione: l’avere. Se perdiamo la memoria di Dio, anche noi stessi perdiamo consistenza, anche noi ci svuotiamo, perdiamo il nostro volto come il ricco del Vangelo! Chi corre dietro al nulla diventa lui stesso nullità – dice un altro grande profeta, Geremia (cfr Ger 2,5). Noi siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio, non a immagine e somiglianza delle cose, degli idoli!

2. Allora, guardandovi, mi chiedo: chi è il catechista? E’ colui che custodisce e alimenta la memoria di Dio; la custodisce in se stesso e la sa risvegliare negli altri. È bello questo: fare memoria di Dio, come la Vergine Maria che, davanti all’azione meravigliosa di Dio nella sua vita, non pensa all’onore, al prestigio, alle ricchezze, non si chiude in se stessa. Al contrario, dopo aver accolto l’annuncio dell’Angelo e aver concepito il Figlio di Dio, che cosa fa? Parte, va dall’anziana parente Elisabetta, anch’essa incinta, per aiutarla; e nell’incontro con lei il suo primo atto è la memoria dell’agire di Dio, della fedeltà di Dio nella sua vita, nella storia del suo popolo, nella nostra storia: «L’anima mia magnifica il Signore … perché ha guardato l’umiltà della sua serva … di generazione in generazione la sua misericordia» (Lc 1,46.48.50). Maria ha memoria di Dio.

[CzzC: il Catechista cristiano dovrebbe aiutarci a custodire la memoria dio Dio come rivelatoci da Gesù Cristo, il che non solo è compito del Catechista, ma è necessità quotidiana del nostro cammino di fede; ad incoraggiamento sul fare Memoria di Dio come regola quotidiana (non a caso la preghiera più volte al giorno) mi piace riascoltare questa riflessione di Julian Carron: «tante volte noi pensiamo la regola come un rompiscatole, come qualcosa di pesante e non come qualcosa che ci salva da noi stessi, cioè dall’essere una mina vagante. Se non la percepiamo così , noi dalla regola ci difendiamo, dalla regola ci liberiamo quanto prima, basta un alibi e lasciamo perdere. Ma se uno non ha bisogno di fermarsi un istante, se non ha bisogno di un momento di memoria, se non si ferma ad un certo momento della giornata (o a fine giornata) per fare silenzio, se non è aiutato da qualcosa di preciso, che cosa succede? Che la vita, con tutti gli impegni, con tutte le sue cose, travolge talmente la persona che noi finiamo con l’essere in balia di tutto l’ambaradan. Poi, in questo ambaradan non percepiamo una novità nel modo di vivere, e di cosa ci stupiamo se non abbiamo introdotto neanche un solo pensiero diverso nella pentola durante tutto il giorno? Pensiamo che nasca per magia? Io non so come si possa vivere senza che ci sia una regola per il bisogno di qualcosa che ci salvi costantemente dalla nostra istintività e dalla nostra presunzione, dalla nostra distrazione, dal nostro andare a rotoli, come una mina vagante. Perciò, senza questo noi siamo vittime di noi stessi, basta che qualcuno si lasci andare e vedrà come va a finire a un certo momento; all’inizio, appena il calorifero viene spento, non ci si rende conto, ma poi il freddo arriva eccome, eccome se arriva!» ( J. Carron)]