Gubert aiuta a discernere nella confusione seminata sui valori non negoziabili da Cattani e Grigolli &C
su VT#36del 15/09/2013 (Pag 39: Dialogo aperto) Renzo Gubert aiuta a discernere nella confusione seminata sui valori non negoziabili da Cattani e Grigolli che accampando perfino Papa Francesco pro loro relativizzazione.
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↑2013.09.15 Ancora sui principi non negoziabili. Perché mai Cattani [CzzC: VT#35p38 un argomentare partitico-grossolano(1)] e Grigolli [CzzC: VT#35p39 un argomentare più fine e apprezzabile] sono così critici della definizione di principi non negoziabili?
Caro Direttore, su Vita Trentina dell’8 settembre Giorgio Grigolli continua la sua battaglia contro chi nella Chiesa Cattolica (e tra essi v’erano anche Papa Giovanni Paolo II e Benedetto XVI) ha parlato di “principi non negoziabili” per coloro che operano scelte politiche; stavolta ad essere messo sotto la sua osservazione critica è il primo di tali principi, la tutela della vita umana fin dal concepimento; anche Piergiorgio Cattani nel suo “intervento” continua nella sua critica a chi ha parlato di “valori non negoziabili”, negando che vi sia una “legge naturale” che aiuti a definire il bene morale in un mondo che non condivide più la “visione religiosa”. A convalida delle proprie tesi, entrambi citano Papa Francesco, che per Grigolli, avendo detto che la vita va difesa sempre, avrebbe tolto importanza al primo dei principi non negoziabili e per Cattani mai avrebbe parlato, finora, di “valori non negoziabili”, ma di misericordia e di tenerezza.
A Grigolli si potrebbe ricordare come il primo principio “non negoziabile” è proprio la tutela della vita umana dal concepimento alla morte naturale; comprende, perciò, anche la tutela della vita degli anziani; e le tendenze presenti nella nostra società “progredita” a legittimare pratiche eutanasiche, comunque camuffate, minacciano la vita proprio dei “nonni”, quando il loro stato di salute li rende un “disturbo” per gli altri. Che senso ha contrapporre tutela dei concepiti a tutela della vita dei “nonni”? O per Grigolli la tutela dei nonni deve fermarsi al garantire loro una buona pensione e la cura della salute, finché non sono troppo di disturbo, specie se hanno perso il bene dell’intelletto, o finché essi non si sentono solo di disturbo?
A Cattani vorrei chiedere su quale altra base che non sia “il diritto di natura” si può trovare un terreno di incontro sull’etica con chi non ha un’etica religiosamente fondata. E’ sufficiente una “convenzione” decisa a maggioranza? Perché riduce il terzo dei principi non negoziabili al “finanziamento delle scuole cattoliche”? Solo per denigrarlo riducendolo a mero interesse economico di organizzazioni educative cattoliche? Esso ha un rilievo molto più ampio e generale, ed è la libertà educativa, a iniziare dalla libertà religiosa.
A entrambi poi vorrei chiedere perché mai sono così critici della definizione di principi non negoziabili. Essa, per Cattani, implica che “per tutto il resto, probabilmente, si poteva chiudere un occhio”. Per Grigolli e Cattani esiste o no una diversità di gravità morale tra le azioni umane, per cui uccidere è più grave di rubare, per cui non garantire in via di principio a un figlio di poter crescere con il proprio padre e la propria madre in una famiglia stabile è più grave di una occasionale infedeltà coniugale, per cui negare la libertà educativa dei genitori è più grave dell’assegnazione di minori risorse statali al sistema educativo scolastico? E se esistono principi etici più importanti di altri, si può dire che sia più sconsigliabile eticamente dare sostegno a, e compiere scelte politiche che favoriscano, anche indirettamente, la violazione dei principi più importanti? Inviterei entrambi a cercare di prescindere dalla necessità di razionalizzare loro scelte politiche.
A Lei, signor Direttore, che evidenzia come l’invito a digiuno e preghiera fatto da Papa Francesco abbia avuto accoglienza anche presso credenti in altre religioni e non credenti, non dice nulla il fatto che la veglia in Piazza San Pietro, sia cominciata con il Rosario e sia terminata con la parte finale dell’inno eucaristico di San Tommaso d’Aquino e la recita del “Benedetto”, tutte preghiere e canti tipici della tradizione cattolica fino a qualche decennio fa? Lo stile di Papa Francesco non è stato facile irenismo, bensì ripresentazione della propria identità, senza il timore che il richiamo a Cristo, anche nell’eucarestia, e a Maria mettesse a disagio chi in quella piazza era di altre religioni o non era di alcuna religione. Un errore di Papa Francesco?
Con i più cordiali saluti,
Renzo Gubert
[CzzC: grazie Renzo per l’aiuto al discernimento!]
Nota1: «Papa Francesco ci dà un grande stimolo su questo punto. La sua è stata proprio una rivoluzione del linguaggio. Fino a qualche mese fa, solo per fare un esempio, nella Chiesa si parlava spesso di "valori non negoziabili", riferendosi a quell'elenco di principi - dal rispetto della vita al finanziamento delle scuole cattoliche - su cui un bravo fedele non poteva transigere. Per tutto il resto, probabilmente, si poteva chiudere un occhio. C'è da domandarsi se questo sia il modo giusto di parlare di Dio e di Gesù Cristo. In effetti non riesco a ricordare se Papa Francesco abbia mai parlato di valori non negoziabili ... Gli elenchi dei peccati così tipici di una visione religiosa di qualche decennio fa, sostituiti oggi da norme presunte universali perché basate sulla cosiddetta "legge naturale", non sono capiti dagli uomini contemporanei ma non sono neppure vicini alla Parola di Dio.»