Chi sa fare fa, chi non sa fare insegna, chi non sa insegnare ...

potrei apprezzare la vena ironica, perché un po’ di verità si trova anche nelle battute da bar, ma commento in disaccordo il cinismo che sottende l’espressione in titolo

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2013.05.28 traggo da esperia75 worpress questa famosa massima, e commento

«Chi sa fare fa,

chi non sa fare insegna,

chi non sa insegnare insegna agli insegnanti,

e chi non sa insegnare agli insegnanti fa politica»

ma non condivido la conclusione M. Barbery «Gli uomini vivono in un mondo in cui sono i deboli a dominare. E’ un terribile oltraggio alla nostra natura animale» perché mi pare sia vero il contrario, e cioè che la legge del più forte domini anche nella specie umana come nel resto della natura, salvo salutari eccezioni, nonostante che l’intelligenza dell’uomo superiore agli altri animali e la saggezza di certe religioni abbiano tentato di far prevalere la forza del diritto valoriale sull’animalesco diritto della forza: in qualche ambito e caso gli umani riescono a far prevalere la forza del diritto valoriale sul diritto della forza (la qual cosa solitamente genera giustizia felicità e bene comune ben più che il bestiale viceversa), ma solitamente prevale il diritto del più forte, che non è sostenuto principalmente dal potere della parola e del controllo del linguaggio, come direbbe Barbery (potere certamente importante, magari fosse dominante il potere della parola, perché avrebbe a che fare con il logos, con la ragione, che sarebbe amica della persuasione, della libertà, della fede, del bene comune), ma è sostenuto principalmente dalla dissuasione, sinonimo di ricatto, di induzione alla sottomissione, di illibertà, di mosse obbligate come in una partita a scacchi, un gioco sovente pilotato da manovratori semi-occulti, che chiameremmo matrici della cultura dominante, funzionali a potentati finanziari, mediatici e giudiziari che addomesticano perfino il suffragio universale.

Ad esempio? Non crederai mica che la legislazione del codice della strada e quella della safety sul lavoro (626 e successive leggi) derivi dalla forza persuasiva del civismo sintetizzato dai nostri delegati eletti in parlamento? Se non ci fossero le assicurazioni a spingere la implementazione di quei codici e se non ci fosse la dissuasività delle sanzioni per i trasgressori, prova ad immaginare chi rispetterebbe i 50 km/h in città e quanti più rischi fatali si correrebbero su lavoro!

Dunque anche la dissuasione è buona? Quando ci vuole ci vuole, perché l’uomo nativamente è egocentrico e menefreghista più che allocentrico e altruista; mediamente si applica molto più sotto dissuasione che sotto persuasione.

Dunque sarebbe la natura stessa dell’uomo ad invocare l’uso della forza dissuasiva piuttosto che la persuasione del diritto? In termini di efficienza sì, ma l’uomo migliore, superiore alle bestie, si connota tale proprio nel far valere ragione, diritto, rapporti valoriali, scienza, piuttosto che istinto, forza ricattatoria con cinici rapporti di causa-effetto e tecnologia cieca.