ultima modifica il 08/07/2022

 

Sostentamento del clero: il piatto piange

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Ogni anno il sostentamento del clero comporta oneri complessivi per 420 milioni di euro, per la maggior parte sotto forma di stipendi ai preti, parroci e vescovi in servizio e di pensioni per quelli in quiescenza.

 

 

vt . 20 FEB2013

Pag 14: Chiesa trentina
Sostentamento Clero, il piatto piange

“La Chiesa non ha nulla da nascondere”, dice mons. Pompili, sottosegretario della CEI

Nel recente convegno nazionale dell'Istituto di sostentamento del clero (Icsc), svoltosi a Roma alla presenza di oltre 400 delegati in rappresentanza dei 218 Istituti diocesani, si sono approfondite le questioni relative all'ottimizzazione delle risorse umane e patrimoniali. Per la diocesi di Trento hanno presenziato ai lavori il presidente dell'Istituto Gianni Benedetti e il direttore Vito Sandri.

Ogni anno il sostentamento del clero comporta oneri complessivi per 420 milioni di euro, per la maggior parte sotto forma di stipendi ai preti, parroci e vescovi in servizio e di pensioni per quelli in quiescenza. L'Istituto eroga inoltre l'assistenza integrativa sanitaria attraverso apposite convenzioni assicurative.

La copertura finanziaria è garantita per l'86,60% dall'8x1000, per il 10,27% dai proventi dei beni dei singoli Istituti diocesani e per il 3,33% dalle offerte dei cittadini. Nel 2011, per citare gli ultimi dati reperibili, all'Arcidiocesi sono stati assegnati per le esigenze di culto e pastorale 1.006.343,05 euro, per interventi di carità 678.942,58 euro e per il sostentamento del clero 4.123.775,83 euro, in base alla ripartizione di quanto introitato con l'8x1000.

Sono 425 i sacerdoti e i religiosi, al 31.12.2012, che rientrano nel sistema locale, dei quali 346 attivi e 76 a riposo. La parrocchie raggiungono il tetto delle 452 unità. L'integrazione con proventi dal patrimonio dell'Istituto diocesano si aggira su 1.059.000,00 euro (22%); il 4% riguarda donazioni private.

Per il presidente nazionale dell'Icsc, mons. Giovanni Soligo, la crisi attuale chiede l'azione di responsabili innovativi, flessibili, attenti alla sostenibilità, mentre l'ottimizzazione delle risorse patrimoniali comporta anche una rigorosa revisione delle spese. “Va evitato tutto ciò che non è essenziale questa la parola d'ordine. L'iniziativa scaturisce dalla comune riflessione sugli effetti nella raccolta dell'8x1000 della crisi economica che colpisce famiglie, enti, istituzioni e imprese in Italia con una costante contrazione delle destinazioni da parte dei cittadini e sulla necessità di migliorare l'intero sistema dell'Icsc in tutte le sue articolazioni, dal centro alla periferia, comunque vista come un insieme di “campanili”, spesso in concorrenza gli uni con gli altri. Mons. Soligo ha spiegato che “non ci si può limitare alla mera gestione dell'esistente”. “Dobbiamo investire – ha affermato - in una creatività saggiamente improntata al reperire risorse anche in settori diversi da quelli tradizionali. Dobbiamo fare il possibile per favorire una maggiore redditività dei nostri patrimoni”.

“La Chiesa – ha ancora aggiunto - deve dare testimonianza di sobrietà e noi per primi”. Ne consegue che “una maggiore attenzione deve essere appuntata sulle spese per l'allestimento degli ambienti, per le consulenze, per i rimborsi spese. La trasparenza della nostra gestione comprende anche l'immagine di semplicità e sobrietà da dare a chi viene a contatto con noi. Ciò diventa anche un modo di vivere la solidarietà con migliaia di persone che in Italia, e non solo, vivono sotto la soglia della povertà”. Parlando della crisi il presidente dell'Icsc ha affermato che questa “può diventare un'opportunità per risvegliare energie sopite, per mettere in moto progetti virtuosi. In un tempo di profondi cambiamenti si è osservato che servono persone che siano capaci di dominare le incertezze, di lavorare in sinergia e non a difesa del proprio campanile, che riconoscano il valore del bene. Per Soligo la gestione appropriata degli Istituti rappresenta un gesto di riconoscenza per i preti che operano in Italia.

“La Chiesa non ha nulla da nascondere” è il messaggio, invece di mons. Domenico Pompili, sottosegretario della Cei e direttore dell'Ufficio per le comunicazioni sociali che ha parlato del rapporto tra Chiesa e denaro “come nodo scoperto della comunicazione pubblica che rischia di proiettare un'immagine deformata” delle istituzioni ecclesiali”.[CzzC: questo è un punto delicato, che deriva però solo poco da un difetto di comunicazione ecclesiale, e assai più da un eccesso di comunicazione anticattolica seminata dai tifosi dei potenti labari]

Fra le azioni elencate da Pompili: la credibilità da guadagnare sul campo, la promozione di una mentalità del rendiconto, la trasformazione dei principi in norme precise, l'aspirazione ad essere un modello preciso. Per il responsabile della comunicazione, nelle azioni e nelle pratiche degli Idsc non ci devono essere delle “zone grige che possano lasciar intendere qualcosa di poco meno che corretto”, in quanto non esiste “un doppio standard o una doppia morale”. “La trasparenza - ed è un'altra annotazione di Pompili – non va percepita come un pedaggio da pagare alla pubblica opinione, ma come la strada per evitare la mancanza di controllo che ingenera pericolosi baratri finanziari”. In base ad una recente ricerca di Giuseppe Rusconi, le cifre dell'impegno sociale dei cattolici in Italia, comportano per lo Stato, un risparmio valutato in 11 miliardi di euro attraverso. [CzzC: attraverso che? Anche questa comunicazione sarebbe migliorabile, e giochiamo in casa, figurarsi in campo avverso]

Il 18 febbraio scorso si è celebrato l'anniversario del cosiddetto “Nuovo concordato”, firmato nell'84 da Bettino Craxi e il cardinale Agostino Casaroli, che include fra i propri indirizzi anche le nuove norme per il sostentamento del clero che hanno originato l'Idsc.