ultima modifica il 28/10/2022

 

Le maternità «comprate»

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Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità: contrassegno miei commenti in grigio rispetto al testo attinto da altri.

 

i media ossequiano l'intervento di Jodie Foster per sdoganare le famiglie gay, ma occorre evitare il tranello dei casi eccezionali, per i quali dobbiamo concedere eccezioni, pur senza assumerli come fondamento della normativa ordinaria.

 

 

Traggo da l’Adige 19/01/2013 pag 60

Jodie Foster e famiglie gay - Le maternità «comprate»

Gentile direttore, quanto ossequio e risalto (immeritati), ha ricevuto nei nostri telegiornali e sulla stampa l'intervento dell'attrice Jodie Foster ai Golden Globe! Ecco un'altra eroina che immola se stessa per sdoganare le famiglie gay, come ci ricorda Angelo Foletto con il suo intervento sull'Adige di mercoledì 16. Chissà cosa dovrebbe imparare dalla Foster la «vecchia Europa», visto che le legislazioni di vari paesi europei si sono già mosse con solerzia nella direzione di cementare il binomio di cui si parla nel titolo: «Coppie unisex e normalità». Evidentemente occorre mirare alla persuasione totale e convincere tutti, anche chi fosse ancora infettato dai dettami superati e oscurantisti delle alte cariche cattolico-romane, della bontà della nuova normalità che ci viene proposta. Ai figli della Foster qualcuno avrà spiegato, al tempo opportuno, che le arcane leggi della riproduzione umana prevedono ancora l'apporto della cellula-uovo di una donna e dello spermatozoo di un uomo. Una volta si chiamavano mamma e papà, ma oggi, dato che siamo moderni ed evoluti, preferiamo chiamarli partner 1 e partner 2, o genitore 1 e genitore 2. Dunque, i figli della Foster, consapevoli che i bambini non si trovano sotto i cavoli e non sono portati dalla cicogna, un giorno avranno chiesto alla bella Jodie: «Mamma, chi è il nostro papà?». Immagino l'entusiasmo con cui la Foster avrà risposto: «Tesori miei, siete figli miei e di un donatore N.N. che ha lasciato il suo sperma alla banca del seme». Immagino anche con quale giubilo e con quale pace interiore i due pargoli abbiano accolto la risposta.

Il signor Foletto mette molta carne sul fuoco della sua analisi: «Cambia se la carezza è di una mano nera o di un omosessuale?». In altri termini, se qualcuno nutre delle perplessità sulla crescita di figli nelle cosiddette «coppie arcobaleno» è come un razzista che non sopporta la vista dei neri; di conseguenza è degno di tutta la riprovazione sociale. Osservare che una coppia gay non può generare naturalmente un figlio, perché fisicamente manca una delle due componenti illustrate sopra (ovulo/seme), è bastevole per un'accusa di omofobia. Per soddisfare il desiderio di un bambino una coppia gay dovrà ricorrere all'adozione, alla fecondazione assistita eterologa, a un utero in affitto, come quello messo a disposizione da molte donne indiane in cliniche specializzate nelle maternità surrogate, dietro commissione di danarose coppie, soprattutto di occidentali. Tenendo da parte i risvolti morali, queste pratiche comportano tutte un'intrinseca, innegabile problematicità e delle implicazioni psicologiche complesse, anche se a ricorrervi sono coppie eterosessuali. Riguardo a queste ultime, Foletto si chiede retoricamente quante siano le coppie di genitori regolari. Se intende coppie formate da un uomo e una donna non conviventi, non divorziati e regolarmente sposati la risposta è sotto gli occhi di tutti: sono poche. Siamo sicuri che per i figli contino solo i sentimenti, magari passeggeri e con la data di scadenza? Chi crede davvero che per un bambino sia lo stesso che l'uomo che viene a prenderlo all'uscita della scuola non sia il padre naturale, ma uno che «sta» con la madre (magari uno che non è neppure certo di voler continuare anche in futuro a «starci insieme», se vogliamo esprimerci così). Un figlio non vorrebbe mai vedere la propria mamma con un uomo che non sia suo padre, oppure il suo papà con una donna diversa da sua madre. Considerato che questa circostanza si verifica molto spesso, dobbiamo considerarla normale quindi desiderabile, auspicabile o indifferente? Penso che nessun figlio di genitori separati sia contento, in cuor suo, della separazione dei due individui che l'hanno messo al mondo, sebbene abbia dovuto subire e accettare questa dolorosa condizione.

Perché è diventato scandaloso, biasimevole, indice di pregiudizio augurare a ciascuna persona la stabilità dell'amore dei suoi genitori e la loro chiarezza identitaria? Se la società eterosessuale non avesse riprodotto il suo «modello e il giudizio più diffuso», come dice Foletto, la stirpe umana si sarebbe già estinta da un pezzo e né io, né lui saremmo qui a discutere dei fulgidi insegnamenti della Foster, e degli straordinari vantaggi della scomparsa delle coppie ortodosse.

Maria Ambrosi

[CzzC: condivido ampiamente, anche se aggiungerei un’osservazione: i valori che espliciti e sottendono le tue argomentazioni sono banalizzati da gran parte della cultura individualistica dominante, che però si ritiene superiore in dignità logica a me e a te, per cui rintuzzerebbe altezzosamente certe argomentazioni che prestassero il fianco come quella retorica “perché è diventato biasimevole augurare a una persona stabilità dell’amore?...”: ti rimbrotterebbero immediatamente con un “e chi ti biasima? Augura pure la stabilità, ma tu non puoi impormi l’astinenza perpetua se mi fallisse il matrimonio né puoi strapparmi il figlio se, rimasta vedova o sola perché il marito è un criminale violento impazzito, anziché risposare un uomo diventassi lesbica”. Dobbiamo concedere eccezioni per le situazioni estreme, senza prenderle come fondamento della normativa ordinaria: per legiferare bene dovremmo intenderci bene su cosa significa famiglia e matrimonio prima di decidere sulle adozioni gay]