Quella dei valori non negoziabili sarebbe un’ideologia?

CzzC 17/01/2013: lessi da il Sussidiario 15/01 l’articolo di Luca Doninelli che risponderebbe sì all’interrogativo qui in titolo: formulai DUE DOMANDE con gli intendimenti che qui preciso e il giornale online le pubblicò:

1ª DOMANDA:

Luca, ti chiedo se, rispetto ai sacrosanti principi (anche a quelli che il Papa a Berlino chiese di proteggere perfino dal criterio di democratica maggioranza), anche tu ritieni che valga di più il primato della coscienza individuale. Convengo con te che la difesa dei valori non negoziabili non può tradursi in ideologia bloccante (come farebbe accadere chi, ad esempio, volesse

- punire le donne che abortiscono

- azionare un altro referendum abrogativo della 194

- impedire alle coppie LGBT di ottenere riconosciuti dal codice civile i loro diritti reciprocamente affettivi, non adottivi),

ma permettimi una

2ª DOMANDA:

ti chiedo se anche tu definiresti bloccanti le resistenze a tentativi di

- equiparare qualunque tipo di legame procreativo tra esseri umani alla famiglia fondata sul matrimonio eterosessuale

- assegnare i minori adottabili anche a coppie LGBT anziché a idonee coppie eterosex disponibili;

e se definiresti bloccanti i tentativi di

- difendere la sopravvivenza e lo sviluppo delle scuole paritarie, permettendo anche ai meno abbienti l’esercizio del diritto tutelato dall’art.26.3 della Dichiarazione universale diritti dell'uomo

- difendere il diritto all’obiezione di coscienza e alla libertà di religione (art. 18 della stessa dichiarazione universale).

Fin qui in 1500 caratteri (massimo consentito online), ma proseguendo troveresti i commenti e le domande più estese che ho contestualizzato nell’articolo di Doninelli

 [Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 01/02/2022; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]

Pagine correlate: magistero petrino, ermeneutica di rottura, religione e laicità; relativismo

 

↑2013.01.15 <il Sussidiario> Luca Doninelli

Caro direttore,

....recente Comunicato di Comunione e Liberazione sulle elezioni ... Ho sentito molta preoccupazione per la fine dell'unità dei membri di Cl in politica, e le critiche mosse all'intervento - limpido e molto educato – dell’On. Mario Mauro uscito l'altro giorno proprio su queste colonne lo confermano. C'è la paura della diaspora. ... Il problema dei cattolici in politica può semplicemente ridursi, oggi, a una chiamata a raccolta intorno ai cosiddetti valori non negoziabili? Quella dei valori non negoziabili non rischia di trasformarsi - e forse si è già trasformata - nell'ennesima ideologia, capace solo di bloccare il nostro cammino di crescita, creando divisioni non necessarie? E' a questa posizione di pura difesa che un politico cattolico deve votare la propria vita?

Io dico che in tutto questo non bisogna mai dare nulla per scontato. Il problema non è quello di un "si" o di un "no'' rispetto alla battaglia su questi valori. Il problema è come leggiamo i segni dei tempi: se, cioè, la battaglia è sui valori in sé oppure sul segno che essi rappresentano, rinviando a qualcos'altro.

La politica è il riferimento a questo "qualcos'altro" applicato al bene comune. Non è, perciò, una questione di principi generali, fossero anche i più sacrosanti di questo mondo.

[CzzC: è o non è? Potrebbe risultare superficiale azionare categorie mutuamente esclusive in un ambito così delicato e complesso come quello dei valori e del bene comune; inoltre il generico qualcos'altro potrebbe risultare anche contraddittorio con la concretezza pretesa dal tuo pragmatismo, ma la ragione di questo mio tentativo di discernimento è più importante della forma, e la traduco con una 1ª DOMANDA:

ti chiedo se, rispetto ai più sacrosanti principi generali (anche a quelli che il Papa a Berlino chiese di proteggere perfino dal criterio di democratica maggioranza), anche tu ritieni che valga di più il primato della coscienza individuale formata nel confronto con la comunità;

te lo chiedo perché dalla tua posizione così esposta (ma credo che il tuo pensiero sia più articolato di quanto sia comprimibile in poche righe) al relativismo etico il passo sarebbe breve.

Convengo invece con te che la difesa dei valori non negoziabili non può tradursi in ideologia bloccante: così avverrebbe infatti, anche a mio avviso, se chi difende i valori non negoziabili volesse

- punire le donne che abortiscono

- azionare un altro referendum abrogativo della 194

- impedire che i figli di coppie “anomale” abbiano gli stessi diritti dei figli di coppie “normali”,

- impedire alle coppie LGBT di ottenere riconosciuti dal codice civile i loro diritti reciprocamente affettivi come quelli delle coppie “normali” (per cui troverei anch’io bloccante una certa opposizione incondizionata a DICO, PACS, ...);

ma permettimi una 2ª DOMANDA: ti chiedo se anche tu definiresti bloccanti intenti legislativi di questa specie:

- visto che la nascita e la buona crescita di figli/cittadini è un obiettivo di bene comune riconosciuto dallo stato, questo stato, finché non passerà a gestire in proprio gli allevamenti dei cuccioli di razza umana o non ammetterà l’assoluta indifferenza delle propensioni sessuali degli allevatori rispetto al suddetto obiettivo, deve proteggere costituzionalmente, anche con un sistema premiante in termini di incentivi e privilegi normativi, il nucleo individuato come ottimale per tale obiettivo, nucleo che per secoli è stato inteso essere la famiglia eterosessuale fondata sul matrimonio in età fertile, matrimonio che per secoli significò impegno responsabile preso davanti a pubblico ufficiale da parte della coppia per garantire ai figli quella fedeltà e stabilità affettiva che sono evidenti elementi necessari al buon perseguimento del suddetto obiettivo; ciò anche a costo di negare il matrimonio a chi non fosse in età idonea per procreare o adottare, o a chi fosse un irresponsabile criminale; impegno che la coppia onorerebbe, oltre che nella premura educativa, anche accettando una maggiore difficoltà a sciogliersi in presenza di prole, rispetto alle coppie che non avessero assunto tale pubblica responsabilità.
Ciò non significa opporsi a leggi che contemplino il divorzio o i pari diritti dei minori comunque siano nati, o la tutela dei diritti di reciproca affettività di coppie LGBT.

Ma può significare il dovere di resistere ai tentativi legislativi

- di equiparare normativamente qualunque tipo di legame procreativo tra esseri umani (ne andrebbe di mezzo la responsabilità sociale di fronte al suddetto obiettivo)

- di imporre l’obbligo di assegnare minori adottabili anche a coppie LGBT pur in presenza di idonee coppie eterosex disposte all’adozione e ancorché la scienza riconosca ai cuccioli d’uomo il diritto naturale di essere allevati nell’affetto responsabile di adulti maschio e femmina (ne va di mezzo il diritto della parte più debole);

obbligare i servizi sociali ad indicare anche le alternative pro-life ad una donna che avesse scelto l’aborto, oltre alle alternative pro-choice, ad esempio segnalandole chiaramente i riferimenti di chi la potrebbe aiutare a decidere pro-life se si sentisse disposta a far vivere il concepito avendo in contropartita la garanzia che

- sarebbe adottato da una buona famiglia

- oppure, se la questione fosse economica, troverebbe un impiego utile ad allevarlo dignitosamente;

difendere la sopravvivenza e lo sviluppo delle public schools, cioè delle scuole paritarie, permettendo anche ai meno abbienti l’esercizio del diritto tutelato dall’art.26.3 della Dichiarazione universale diritti dell'uomo: «I genitori hanno un diritto prioritario nella scelta del tipo di formazione che deve essere data ai loro figli», mentre ben sai come sia in atto soprattutto in Italia lo strangolamento di tali scuole;

- difendere il diritto all’obiezione di coscienza e alla libertà di religione (art. 18 della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo)].

Per quanto mi riguarda, mi troverei molto a disagio se dovessi lottare al fianco di qualcuno che condividesse con me solo quei valori [CzzC: anch’io, se vigesse quel solo], perché sarebbe una condivisione ambigua, e prima o poi ne dovrei pagare un prezzo esagerato in termini di libertà. Se a chi incontra la mia esperienza cristiana e ne viene colpito io non chiedo nessuna credenziale o precondizione ideologica, non vedo perché bisognerebbe farlo in politica. [CzzC: torni a confondere surrettiziamente piani funzionali diversi; hai mai sentito parlare di precondizioni nei contratti? e nel sindacato? è normale che sul piano dei diritti e dei doveri e nelle trattative in conflitto di interesse di parte si pongano dei perimetri che in qualche caso diventano fossati; importante è che non diventino muri penetrabili solo dalle cannonate]. Immaginiamo, tanto per fare un po' di letteratura, che Nichi Vendola diventi di Cl. Nessuno di noi può dire che questo non succederà mai, e se lo dicessimo saremmo degli ipocriti. [CzzC: cosa significa diventare di CL? Iscriversi alla Fraternità? Per questo le precondizioni mi dicono che siano effettivamente minimali ...].

Allora cosa faremmo: chiederemmo a Nichi Vendola di iscriversi nelle liste di Berlusconi? Gli imporremmo di lasciare l'uomo con cui vive? [CzzC: non credi che sia meno dispersivo parlarne dopo che Vendola sia diventato di CL? A quella data i CL-lini potrebbero essere cambiati rispetto ad oggi, ma potrebbe essere cambiato anche Vendola e la questione potrebbe porsi in tutt’altro contesto; povera è la risposta data ad una domanda non posta; tra il dire e il fare c’è di mezzo il domandare].

Ma Cl non è mai stata questa cosa: mai, fin dal primo istante, in cui il giovane sacerdote don Luigi Giussani si ritrovò davanti tre ragazzi decisi a sfidarlo su quello che aveva detto durante la prima ora di religione al liceo Berchet di Milano. L'apertura della questione, cosi come si presentò quel giorno, resta il paradigma di tutto quello che venne dopo: un'apertura tale che l'esperienza di Cl è condivisa perfino da diversi musulmani ed ebrei. Oltretutto, l'insistenza sui valori non negoziabili rischia di generare un certo cinismo - di cui si è avuta prova in diverse occasioni - per cui a chi condivide questi valori è permesso tutto. E chi si azzarda a dire che questo non va bene si becca anche la bolla di moralista - un po' come quel vecchio camorrista che chiamava "ricchione" suo nipote solo perché era una brava persona.

[CzzC qui ti condivido con passione, memore di quanto diffidai di troppi capziosi distinguo tra moralismo e moralità, che talvolta vengono arzigogolati da furbetti in cerca di alibi per il machiavellismo].

Il cuore dell'esperienza cristiana non è la difesa della famiglia o la lotta contro l'aborto, ma l'imprevedibile incontro con la risposta al nostro bisogno di verità, giustizia, amore, bellezza. [CzzC: è o non è? Troppo banale quest’alternativa, caro Doninelli, che appare pure ingannevole come se surrettiziamente ce la rifilassi in mutua esclusività; molto meglio trovo che sia l’et-et suggeritoci dal Magistero petrino in materia, anche perché sarebbe statisticamente dimostrabile più una correlazione diretta che una inversa tra le due premure].

Il politico non è, o comunque non è più un delegato che assume alcuni aspetti di quella vita trasformandoli in valori non negoziabili per poi giocarli nell'agone dei partiti. Il politico è interessante solo in quanto partecipa di quella vita, perché è quella vita il vero soggetto della politica [CzzC: non basta partecipare, occorre produrre e favorire il bene comune con accadimenti che siano riconosciuti tali anche a distanza di tempo, non come il bene comune che la mia e tua generazione hanno accaparrato caricando un immane debito pubblico sulle spalle di quelle successive].

La mia impressione è che il mondo politico - come tutti i mondi''   in   generale   (come  il   'mondo   cattolico", espressione che detesto con tutto il cuore) - non sia, oggi, un osservatorio particolarmente acuto sulla situazione odierna. [CzzC: l’osservatorio cattolico, anche solo quello della dottrina sociale soprassedendo agli aspetti trascendenti, mi pare un osservatorio assai più lungimirante di quello di tanta nostrana politica].

Nulla da eccepire sull'arte del compromesso e sul gioco delle alleanze, però è necessaria una visione forte, e io constato che questa visione, oggi, non ha sede nella politica istituzionale.

 

La visione si produce, oggi, in luoghi precisi, in quei contesti d'esperienza, sempre più splendidi e numerosi, che io chiamo "nuovi monasteri". Sono comunità, scuole, associazioni, istituti professionali, cenacoli d'artisti e tante altre cose: luoghi che non vanno ''interpretati'' politicamente, perché essi stessi sono la politica, oggi, in quanto sono la vita. [CzzC: luoghi che tanti politici vorrebbero soffocare, anche a colpi di referendum abrogativi del sostegno pubblico alle scuole equiparate, in onta all’art 33 perché, se vincessero quei referendum facendo morire le scuole cattoliche, aumenterebbero gli oneri per lo stato, visto che ogni frequentante che transitasse dalla scuola equiparata alla scuola retta al 100% dall’erario, verrebbe a costare all’erario almeno il doppio: anche questo è bene comune da difendere qui ed ora e nel lungo periodo: le relative iniziative di difesa definiresti bloccanti?]

La vita (e in essa la Santa Chiesa) è come un'immensa cattedrale, la più splendida che si sia mai vista, ornata con le opere d'arte più mirabolanti, ma illuminata solo dalla luce delle candele [CzzC e dallo Spirito Santo che agisce anche attraverso il Magistero petrino]. Le candele sono le nostre testimonianze [CzzC: non solo ...]: ciascuna di esse illumina, rende un po' più visibile la bellezza del luogo, così che. luce dopo luce, i dipinti escono dall'oscurità e la meravigliosa architettura inizia a disegnarsi davanti ai nostri occhi. Cosi, piano piano, possiamo cominciare a conoscere e apprezzare la Mano misteriosa che ha fatto tutto questo [CzzC: mano che non si è incarnata per caso, ma agisce carnalmente anche adesso nel Corpo Mistico della Chiesa con volti concreti, anche col mio e tuo, non vaganti nel buio, ma in cammino guidato dal successore di Pietro, non a caso lasciatoci con preciso mandato: preghiamo per lui, per la immane responsabilità che grava sulle sue spalle, sereni per l’immane Grazia che lo accompagna, e che ce lo fa apparire un gigante].

 

[CzzC: caro Luca, se le mie domande ti paressero sottintendere un tentativo di correzione fraterna, ti confermerei nel parere ma nel contempo ti prometto che intendo la correzione fraterna assolutamente reciprocabile, anzi, ho continuamente bisogno di correzione fraterna e te ne sarei grato anticipatamente.

Un abbraccio fraterno in Cristo. CzzC]

 

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