Gen2013 in Vaticano stoppati POS e Bancomat: per carenza di compliance normativa?

Sospesi i servizi del sistema dei pagamenti interbancari controllato dalla stanza e vigilanza Bankit: carenza di trasparenza e di compliance normativa?

[CzzC: memore di informazioni che avevo quando mi occupavo anche di sistemi di pagamento (e dunque di carte e POS), mi permetto di sintetizzare l’articolo, spiegando con semplicità anche se con approssimazione:

- Bankitalia controlla che le banche italiane applichino la normativa antiriciclaggio in maniera adeguata (compliance), e la conobbi giustamente severa al riguardo;

- Bankitalia non può controllare le banche vaticane (stato estero);

- Deutsche Bank gestiva i POS del Vaticano usando il sistema dei pagamenti italiano (compensazione notturna interbancaria), per la qual cosa aveva chiesto autorizzazione a Bankit;

- Bankit ha negato l’autorizzazione perché le banche del Vaticano non avrebbero un sufficiente indice di adeguatezza (compliance), alle normative coinvolte nel servizio (cfr notizie IOR della scorsa estate).

Torno a rifare l’appello di luglio: spero che il Papa dia una sferzata ed una sterzata ai suoi managers finanziari, affinché venga completato al più presto l’adeguamento normativo previsto nella gestione bancaria vaticana : il relativo deficit di trasparenza danneggia la nostra testimonianza di seguaci di Cristo. Colpa della nostra Guida petrina? No a mio avviso; direi piuttosto potenza di gnomi abilissimi ad infiltrarsi dove gira denaro. Carenza di difesa e/o ingenuità? Quanti preti e frati si son fatti fregare sui soldi: sono mediamente sprovveduti in materia. Quanto alla capacità di infiltrare, basti l’esempio del maggiordomo.

[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 14/02/2024; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]

Pagine correlate:

 

2013.01.03 trassi da Repubblica.it (ma si legge anche altrove, ad esempio sul Corriere)

Vaticano, stop a carte e bancomat - Sospesi i servizi di pagamento

Nel mirino l'utilizzo del sistema Pos gestito da Deutsche Bank Italia, mai autorizzata da via Nazionale. Consentiti solo i bancomat interni rilasciati dallo Ior, anche ai Musei Vaticani si paga in contanti

FABIO TONACCI

 

ROMA - Dal primo gennaio in Vaticano i pagamenti si fanno solo in contanti. O al massimo con il bancomat interno emesso dallo Ior, l'Istituto per le Opere di Religione. È stato infatti sospeso l'utilizzo del sistema Pos, quindi di tutte le carte di credito e i bancomat delle banche italiane ed estere. Dunque si paga cash nella farmacia all'interno delle mura, dove possono accedere anche gli italiani se muniti di ricetta e documento, nel supermercato alimentare, nei magazzini dei vestiti e di apparecchi tecnologici. Persino nei Musei Vaticani, dove nel 2011 sono stati incassati 91,3 milioni di euro dai 5 milioni di turisti in visita.

 

Cos'è successo? E perché la direzione dei Servizi economici del Governatorato della Santa Sede lo ha annunciato solo ieri, con una nota? Lo stop all'istituto bancario Deutsche Bank Italia che da anni gestisce il sistema Pos all'interno del Vaticano è stato voluto dalla Banca d'Italia perché, a quanto pare, non è mai stata concessa alcuna autorizzazione per la gestione del servizio. Fonti di Palazzo Koch hanno spiegato che il Vaticano può avere tutti i Pos necessari, ma non con banche italiane perché - secondo la normativa antiriciclaggio - sono soggetti extracomunitari non equivalenti a fini della vigilanza sul riciclaggio del denaro. [CzzC: non equivalenti significherebbe non adeguati allo stesso modo, non aventi lo stesso indice di compiance normativa].  Deutsche Bank Italia è un soggetto di diritto italiano e quindi controllato da via Nazionale, aveva aperto Pos in Vaticano senza richiedere la necessaria autorizzazione alla stessa Banca d'Italia. Solo nel 2012 ha presentato istanza, che però è stata respinta. Per questo ha dovuto disattivare i Pos.

 

Il blocco dei pagamenti elettronici è un provvedimento molto grave che di solito, spiegano gli esperti, viene utilizzato in presenza di situazioni sospette, quali ad esempio operazioni di riciclaggio. Tema questo altamente sentito in Vaticano per via delle inchieste che hanno riguardato in passato lo Ior, tanto che la Santa Sede ha svolto negli ultimi tempi un lavoro articolato e complesso per entrare a pieno titolo nelle valutazioni di Moneyval, la divisione del Consiglio d'Europa che valuta le norme antiriciclaggio, ricevendo un significativo riconoscimento a luglio ("La Santa Sede ha percorso una lunga strada in un periodo di tempo assai breve", scrive il Consiglio d'Europa) ma anche l'invito a "rafforzare il proprio regime di vigilanza". [CzzC: sempre se non ricordo male dal lavoro le mie info in materia di antiriciclaggio, osserverei che questa frase più che un complimento è un’intimazione, perché le banche “a vigilanza rafforzata” nel linguaggio per addetti ai lavori sarebbero non quelle più diligenti a rispettare la normativa, ma quelle verso le quali debbono stare più vigili (attente, allertate) le banche diligenti in materia; di qui a finire in una delle black list il passo sarebbe breve]. Nel caso della Deutsche Bank Italia il problema riguarda le autorizzazioni, ma non è escluso che siano sorte questioni da risolvere nell'ambito dei recenti controlli avviati da Bankitalia su tutti i sistemi Pos.

(03 gennaio 2013)