MOTU PROPRIO SUL SERVIZIO DELLA CARITÀ: commenti alla lettera pastorale

[CzzC: in relazione al Motu proprio SUL SERVIZIO DELLA CARITÀ (qui un articolo dell’Osservatore Romano) l’amica NC mi segnalò le argomentazioni (ne La nuova Bussola quotidiana) dell’ottimo M.Introvigne, che leggo sempre volentieri, e che qui estrapolo commentando e ponendogli delle DOMANDE in aiuto al discernimento e all’allargamento di una prospettiva utile a cogliere la lungimiranza del Pontefice.

DOMANDA#1 caro Massimo, siccome nessuna delle parole, che evidenzio così nei tuoi commenti, è presente nel testo pontificio, non ti sorge il dubbio che tu ne abbia accentuate alcune e dimenticate altre più di quanto avrebbe inteso il Papa

[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 18/01/2024; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]

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2012.12.04 Giro di vite sulla carità  di Massimo Introvigne04-12-2012

Il parroco vi invita a un evento dove si vendono i biglietti di Natale dell'UNICEF, noncurante del fatto che questa organizzazione delle Nazioni Unite è a favore degli anticoncezionali e dell'aborto? In oratorio si raccolgono offerte per quell'ordine di suore americano che si dichiara a favore del matrimonio omosessuale e della politica abortista del presidente Obama? Da oggi potete rispondere, senza timore di sbagliarvi, che si tratta di pratiche non cattoliche, vietate dal Papa, e su cui il vescovo ha il dovere di vigilare. Tutto questo infatti sta scritto, nero su bianco, nel motu proprio «Sul servizio della carità» di Benedetto XVI, formalmente datato 11 novembre 2012 e pubblicato nei giorni scorsi.

Fin dalla sua prima enciclica «Deus caritas est», del 2005, il Papa aveva rivelato che, certo, Dio è «caritas», amore e carità, ma su quello che fa la Caritas nella propria diocesi ciascun vescovo farebbe bene a vigilare. E che il mondo delle raccolte di fondi e della beneficenza cattolica è diventato una giungla, dove è obbligatorio mettere ordine [CzzC: molto d’accordo] prima che scoppi il prossimo scandalo. Questo avveniva, appunto, nel 2005, ma come sempre il Pontefice ha parlato e ben pochi gli hanno dato retta. Ecco allora che, passati sette anni, Benedetto XVI ci riprova con un motu proprio che detta norme piuttosto precise e stringenti sul tema.

...

Dunque a differenza delle organizzazioni umanitarie generiche quelle cattoliche devono offrire «all’uomo contemporaneo non solo aiuto materiale, ma anche ristoro e cura dell’anima». Se offrono solo l'aiuto materiale, e si dimenticano della buona dottrina, forse fanno anche del bene a modo loro [CzzC: dire bene a modo loromi sembra svalorizzante e distaccante: preferirei dire che solitamente fanno un bene riconosciuto tale anche noi, tanto che con loro collaboriamo in ambiti comuni, ad esempio nella carità puramente materiale; piuttosto potremmo dire che, nel fare il bene, non sempre contemplano l’ampiezza di fattori contemplata dal Gesù di Nazaret fattoci conoscere dal Magistero petrino, ma proprio Gesù ci indurrebbe a valorizzare la loro intenzione e il loro operato, perché il bisogno è tanto grande che ben vengano soccorritori di buona volontà di qualunque credo] ma non sono organizzazioni cattoliche. [CzzC: non sta a me o a te dare o togliere punti patente di cattolicità; vedremo piuttosto cosa diranno i Vescovi, qui investiti di più chiara responsabilità, ma dai cui uffici comunicazione sociale escono indicazioni assai diverse, che non credo cambieranno a breve (ad esempio sulla carità che sarebbe è Dio): vedrai che acrobazie interpretative sapranno esibire di questo motu proprio].

 

La «prima responsabilità» e la garanzia data ai fedeli che le organizzazioni che sollecitano le loro offerte sono davvero cattoliche spetta ai vescovi. [CzzC: ne sentiremo di ogni]. ....

 

Qual è il criterio che i vescovi devono applicare? ... «L’attività caritativa della Chiesa, infatti, a tutti i livelli, deve evitare il rischio di dissolversi nella comune organizzazione assistenziale, divenendone una semplice variante». [CzzC: forte e chiaro]

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se queste associazioni laicali si presentano come cattoliche o richiedono e ottengono il sostegno di vescovi o sacerdoti, allora «occorre garantire che la loro gestione sia realizzata in accordo con le esigenze dell'insegnamento della Chiesa e con le intenzioni dei fedeli, e che rispettino anche le legittime norme date dall'autorità civile».[CzzC: a qualcuno dovrebbero fischiare le orecchie, come appresso ti specificherò]. ...

 

«Un organismo caritativo può usare la denominazione di "cattolico" ... Non solo un'organizzazione caritativa cattolica non può essere abortista o distribuire anticoncezionali in Africa - sembrerebbe ovvio, ma purtroppo non lo è - ma non può neanche assumere personale magari qualificato sul piano professionale ma noto per le sue posizioni in favore dell'aborto o della pillola anticoncezionale. «È dovere del Vescovo diocesano e dei rispettivi parroci evitare che in questa materia i fedeli possano essere indotti in errore o in malintesi, sicché dovranno impedire che attraverso le strutture parrocchiali o diocesane vengano pubblicizzate iniziative che, pur presentandosi con finalità di carità, proponessero scelte o metodi contrari all'insegnamento della Chiesa» [CzzC: forte e chiaro].

 

Il vescovo non può disinteressarsi di queste materie. Con il motu proprio diventa direttamente responsabile del fatto che le offerte raccolte tramite le parrocchie o la diocesi siano usate per il fine che è stato indicato ai fedeli, e deve anche accertarsi  che gli organismi cattolici approvati non «siano finanziati da enti o istituzioni che perseguono fini in contrasto con la dottrina della Chiesa. Parimenti, per non dare scandalo ai fedeli, il Vescovo diocesano deve evitare che organismi caritativi accettino contributi per iniziative che, nella finalità o nei mezzi per raggiungerle, non corrispondano alla dottrina della Chiesa» [CzzC: forte e chiaro]. L'esempio della distribuzione di anticoncezionali in Africa o altrove, o del sostegno a ospedali dove si praticano aborti, corrisponde a casi concreti e viene subito alla mente [CzzC: che il Papa pensasse al sostegno all’aborto penso anch’io, anche se non lo cita, ma non penso che il Papa abbia la contraccezione tra le sue primarie preoccupazioni e non mi pare che chi la usasse venga additato dal Papa come calpestatore dei valori non negoziabili: DOMANDA#2: sbaglio?].

 

Il Papa conosce certamente anche l'ampia letteratura che documenta come - anche quando le organizzazioni caritative sono gestite in modo assolutamente onesto - solo una percentuale minoritaria delle offerte raccolte arriva ai destinatari indicati ai donatori perché la maggioranza del denaro serve a coprire le spese di gestione, gli stipendi al personale e le campagne pubblicitarie. Ecco allora la raccomandazione che, quando si tratta di organizzazioni cattoliche, «il Vescovo curi che la gestione delle iniziative da lui dipendenti sia testimonianza di sobrietà cristiana. A tale scopo vigilerà affinché stipendi e spese di gestione, pur rispondendo alle esigenze della giustizia ed ai necessari profili professionali, siano debitamente proporzionate ad analoghe spese della propria Curia diocesana»: dove, com'è noto, gli stipendi che corrono sono molto modesti.

 

Che cosa deve fare il vescovo se un organismo che si dice cattolico non rispetta la dottrina proposta dal Magistero? Può accontentarsi di ammonirlo blandamente dietro le quinte? Non proprio, risponde il Papa. «Il Vescovo diocesano è tenuto, se necessario, a rendere pubblico ai propri fedeli il fatto che l'attività d'un determinato organismo di carità non risponda più alle esigenze dell'insegnamento della Chiesa, [CzzC: forte e chiaro, ma ne sentiremo di ogni dalle finestre curiali] ...

 

La clausola di autorità di rito aggiunta da Benedetto XVI al motu proprio - «ordino che sia osservato in tutte le sue parti, nonostante qualsiasi cosa contraria, anche se degna di particolare menzione, e stabilisco che venga promulgato mediante la pubblicazione sul quotidiano "L'Osservatore Romano", ed entri in vigore il giorno 10 dicembre 2012» - esclude che si tratti di semplici consigli. Sono norme canoniche, che vanno osservate. Alla prossima raccolta di fondi in parrocchia per organismi caritativi - non importa se promossi da sacerdoti o ordini religiosi - favorevoli agli anticoncezionali o all'aborto, o che si schierano in politica in modo difforme dalla dottrina sociale della Chiesa, il fedele avrà un vero diritto di chiedere che queste attività cessino immediatamente e di rivolgersi al vescovo perché le norme del motu proprio siano tempestivamente applicate.

 

All’amica che mi segnalò il tuo articolo risposi così

Da: CzzC    Inviato:  05/12/2012, 23:52

A: NC

Oggetto: motu proprio sulla carità

Ho letto l’articolo di Introvigne su La nuova Bussola quotidiana

ma ho letto anche il testo originale del Papa

nel quale non ho trovato nemmeno una volta le seguenti parole enfatizzate nell’articolo di Introvigne:

- abort*

- contracc* e anticonc*

- matrim* e omos*

- organizzazioni umanit*.

Forse quei termini sono presenti in lettere e norme richiamate dal motu proprio, che non ho avuto tempo di approfondire.

Anch’io cessai le oblazioni ad Unicef, ma non perché distribuisce contraccettivi, bensì perché dichiarò l’aborto un diritto della donna senza se e senza ma (cioè senza investire né la madre né il padre di responsabilità nei confronti della vita nascente, nemmeno dell’impegno di dimostrare di aver cercato aiuto per sé o adottabilità per il rifiutato); analogamente sdegnai Amnesty International e con molto più dispiacere che per i notabili ben pagati di Unicef.

L’uso dei contraccettivi è questione ben diversa dalla complicità con l’aborto e non va trattata con la medesima intransigenza: anche in confessionale vengono usati pesi e giudizi ben diversi per i relativi comportamenti, in particolare quando i contraccettivi venissero usati da genitori con già prole ma in seria difficoltà ad accettarne responsabilmente altra.

Piuttosto mi pare che l’articolo non sottolinei altre parole ripetute più volte nel motu proprio:

- «occorre garantire che la loro gestione sia realizzata in accordo con le esigenze dell'insegnamento della Chiesa e con le intenzioni dei fedeli, e che rispettino anche le legittime norme date dall'autorità civile»

- «osservino la legittima legislazione civile in materia»

- «stipendi e spese di gestione ... siano debitamente proporzionate ...»

parole che a mio avviso dovrebbero far fischiare le orecchie

- a tanti che applaudirono anche quei comportamenti di don Verzé che avrebbero scandalizzato vari santi maestri di carità della salute (ed es S.Filippo Neri, S.Camillo de Lellis, S.Pio da Pietrelcina, ...);

- a qualche vacanziere usante gratis lo yacht di fornitori del suddetto don super-manager della salute;

- a qualche manager della carità che si fece costruire semigratis edifici di bene facendo compensare il costruttore con licenze a rapidissimo iter di dubbia liceità;

- a qualche stipendiato di società partecipate da Diocesi (ad esempio taluni giornalisti di un settimanale diocesano XY sono pagati meglio che al Corriere);

- a qualche responsabile diocesano della carità che veste taglie pesantemente firmate da testa a piedi, sopra e sotto ...

Chiudo per fretta, riparliamone ...Ciao. CzzC

 

mentre a te, Massimo, porrei altre due domande

DOMANDA#3 –ti chiederei perché tu non abbia enfatizzato i termini della lettera pastorale afferenti al rispetto delle legittima legislazione civile.

Poco male, peraltro, perché a mio avviso il Papa guarda ben più lontano: è ovvio che egli abbia a cuore la necessità di mettere ordine nelle giungle, ma a mio avviso affronta la giungla della beneficienza, consapevole che ce ne sono di più intricate, ad esempio la giungla della Catechesi, dove l’insegnamento prevalente in alcune Diocesi sermona all’incirca così

«se davvero vogliamo far tornare la primavera ecumenica del Vaticano II, dobbiamo imitare i protestanti non solo nella maggiore cultura della Parola, ma anche nel primato della coscienza individuale, nella sfrondatura dei dogmi, nella democrazia interna alla chiesa, nella conciliazione del Vangelo con la modernità senza demonizzare il relativismo perché l’unico comandamento, l’unico valore non negoziabile è quello dell’amore e la carità è Dio ... ».

Vedi i vari Leitmotiv del dissenso cattolico (ad es.) raccolti e sovente cullati

- da profetici maestri posti ai vertici delle scuole diocesane di catechesi e teologia (es1, es2)

- da libri, vantanti prefazioni cardinalizie, che negligono il valore salvifico della Risurrezione di Cristo,

- da settimanali diocesani che sposano del CV2° quasi esclusivamente l’ermeneutica di rottura,

- da rettori di seminario che, per dimostrare che nella Particola non c’è il Cristo vivo, la spezzano fintando un ironico grido di dolore.

DOMANDA#4 –non credi che il Papa sappia di quest’altra giungla e che la ritenga ben più pericolosa fonte di confusione, causa primaria anche delle infestazioni nella giungla della beneficienza?

Io penso di sì, e penso che il Papa sia preoccupato meno della giungla della beneficienza (soprattutto meno dei contracc*) che di altre confusioni, anche perché ubi caritas et amor Deus ibi est, quando il caritatevole operasse sincero e senza fini partitici che non siano il partito creatura umana, perfino quando il filantropo non riconoscesse Dio motore della sua filantropia, ma avesse il coraggio di contrastare i persecutori dei filantropi papasuccubi.

Forse il Papa vede monti oltre i nostri orizzonti e meglio di noi vede fondo nelle fessure predilette da certe radici, quelle soprattutto che alimentano il loglio infestante la nostra sequela di Cristo nel solco tracciato dalla Grazia attraverso il Magistero petrino: le parole del Papa sono talvolta interpretate da opposti estremismi con deduzioni che rischiano di accorciargli la prospettiva o di suggerirgli diserbanti che ha già annoverato tra i desueti.