ultima modifica il 14/04/2021

 

Festa di Cristo Re a Rovereto: fa discutere

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Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità: contrassegno miei commenti in grigio rispetto al testo attinto da altri.

 

La preghiera di affidamento di Rovereto a Cristo Re è stata riscritta col benestare del vescovo Bressan e l’avvallo democratico di laici, clero, pubblici amministratori, ma improvvisamente ha destato dal tepore un gruppo di fedeli recalcitranti.

 

 

Traggo da VT#46 pag 28

 

Marco Zeni (Direttore di VT)

23 NOV 2012

Cristo Re, la festa fa discutere

Per la terza volta dall'anno della sua istituzione - era il 1946 - la Festa di Cristo a Rovereto che si era ammantata anche del sostegno civico, cambia volto e veste liturgica. Verrà celebrata nella chiesa di San Marco, alle 17 di domenica 25 novembre con la recita dei Vespri e la lettura della preghiera di affidamento della città della Quercia a Cristo Re [CzzC: che sarà recitata nella nuova versione - edizione: non so se verrà nominata la città, ma in questa comunicazione la nuova preghiera risultava anonima].

 

Viene rispettata la scadenza dell'appuntamento liturgico dell'ultima domenica prima dell'Avvento, scelta nel lontano 1946, dalla giunta comunale del sindaco Giuseppe Veronesi a Liberazione avvenuta dopo i tragici eventi bellici, serrando le fila intorno all'ideale religioso per le sofferenze subite e i pericoli scampati, anche dalla componente amministrativa e laica.

 

Cambia la formula e questo per la terza volta. Non è così per le festa d'agosto di Maria Ausiliatrice che continua a vedere un grande concorso di cittadini, arricchita di anno in anno di nuove iniziative celebrative. Negli anni Settanta, immediatamente dopo il Concilio, da parte dell'Arcivescovo Gottardi, il rito, fino al 1977 officiato in via Rosmini con la costruzione di un palco per la messa e la recita di una specifica preghiera, era stato trasferito dalla piazza alla chiesa di San Marco. Negli anni si era deteriorata la partecipazione della componente amministrativa municipale e cittadina, tanto da indurre il vicario generale pro tempore mons. Visintainer a sancire con un documento l'incompatibilità dell'evento con la sensibilità moderna. Alla fine degli anni novanta erano stati introdotti dei correttivi nella cosiddetta “supplica”. [CzzC: qui].

 

La situazione non è migliorata negli anni successivi, tanto da indurre clero e consiglio pastorale decanale a rivedere il tutto con l'arrivo, tre anni fa, del nuovo parroco di San Marco, mons. Sergio Nicolli, riscrivendo la preghiera di affidamento, che ha avuto il benestare del vescovo Bressan, da recitare non più durante la messa, ma nel corso dei vesperi pomeridiani. Le nuove disposizioni, che hanno avuto tutte l'avvallo democratico di laici e clero, nonché dei pubblici amministratori, hanno improvvisamente destato dal tepore un gruppo di fedeli, recalcitranti, che hanno dato vita ad una fantomatica associazione per il recupero delle radici cristiane di Rovereto, sostenuti anche da uno dei parroci della città, don Enrico Finotti, unica voce dissenziente all'interno dei nuovi organi pastorali. [CzzC: dagli all’untore! Emblematico questo rispetto dell’affezione minoritaria, sia da parte del settimanale diocesano, sia da parte dei superiori di quel sacerdote...]

 

Già il 19 marzo scorso mons. Luigi Bressan aveva sciolto ogni dubbio con una lettera alle “comunità cristiane di Rovereto” nella quale fra l'altro dichiarava che le “autorità pubbliche saranno invitate, nel rispetto della loro libertà di azione, ad assistervi, proprio per quell'impatto che la sequela di Cristo Re e quindi l'impegno per il suo regno di giustizia hanno sulla società tutta intera”.

 

La latitanza della “politica” a detta del vicepresidente del Consiglio decanale Erminio Lorenzini, assai navigato in materia, come consigliere comunale e provinciale e già vicesindaco, è stata totale per anni ad esclusione del solo consigliere-lettore costretto a partecipare per un adempimento di rappresentanza consolidato. “Magari – ha affermato mons. Nicolli – se il rumore di questi giorni inducesse fedeli e non ad una maggiore partecipazione”.