Secondo il gesuita Remondini la Chiesa ha paura dei poveri e delle diversità

ha paura dei diversi, dei lontani, di quelli che pensano diversamente, perché ha paura che la possano minacciare, paura delle diversità che possano portare a conclusioni diverse in termini di comportamenti, di etica..., rischiando di chiudersi in stili di vita che sono protetti e rassicuranti: la liturgia e le norme molto spesso rassicurano, perché si ripetono sempre allo stesso modo, si sa come iniziano e si sa come finiscono; questo annuncio del Vangelo è accolto ma la gente non accoglie gli atteggiamenti della Chiesa di paura e di resistenza rispetto alla novità, e la mancanza di vivacità di base non attira più nessuno (chiese deserte)

[CzzC: annoto nel 2024, chiedendo a Remondini se, dopo un decennio di “novità” concretizzatesi lo scorso autunno perfino con le benedizioni gay, vede ripopolarsi le nostre chiese; mi risponde che senza quelle novità si sarebbero desertificate ancor più? Mah]

[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 23/03/2024; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]

Pagine correlate: caritativa, fame nel mondo, accoglienza, migranti economici, gender theory

 

2012.11.04 annoto in questa data, ma non so quando sia stata fatto questa video-intervista in cui Padre Alberto si racconta; riassumo alcuni passaggi

- Sua sequela del profetico e coraggioso Padre Arrupe[1] nel post-CV2°

- orgoglioso di essere amico della povera gente

- 6’56 lo stato sociale non deve affidare ai privati la gestione e la risposta ai diritti degli indigenti [CzzC: poi si corregge come segue] 7’13 l’ente pubblico può anche affidare ad altri la gestione di alcuni servizi, ma deve mantenere assolutamente un a supervisione e un controllo sull’efficienza sulla qualità e sulle capacità di produrre servizi adatti [CzzC: così va meglio, ma prima pareva che tu avessi dimenticato la tua laurea in giurisprudenza, oppure che avessi costruito ad arte una frase sibillina, per piacere con la prima parte ai covotanti amici statalisti ed accontentare in ripresa il principio di sussidiarietà della dottrina sociale della Chiesa];

- 8’12 il lavoro sociale deve essere fatto da professionisti, il volontariato è un valore aggiunto ma non può sostituire il dovere istituzionale del pubblico di rispondere ai poveri, i cui bisogni non si risolvono solo con la caritativa e l’assistenzialismo del pacco viveri

- 11’30” negli USA ci sono istituti carcerari quotati in borsa

- 13’ (qui spezzone di audio.mp3) la Chiesa ha paura del dialogo con le diversità, ha paura dei poveri, dei diversi, dei lontani, di quelli che pensano diversamente, perché ha paura che la possano minacciare, paura delle diversità che possano portare a conclusioni diverse in termini di comportamenti, di etica..., rischiando di chiudersi in stili di vita che sono protetti e rassicuranti: la liturgia e le norme molto spesso rassicurano, perché si ripetono sempre allo stesso modo, si sa come iniziano e si sa come finiscono; questo annuncio del Vangelo è accolto ma la gente non accoglie gli atteggiamenti della Chiesa di paura e di resistenza rispetto alla novità, e la mancanza di vivacità di base non attira più nessuno (chiese deserte).

 

[CzzC: emulo forse più del maestro Arrupe che del loro fondatore S. Ignazio, parla dell’annuncio del Vangelo come opzione preferenziale per i poveri in linguaggio simil teoglib, ma non nomina nemmeno una volta Gesù Cristo, né la salvezza da lui portata al mondo in quanto figlio di Dio non in quanto filantropo.

Facendo carità sottacente questa nostra origine, mi chiedo come si possa presumere di ritenersi più conformi all’Evangelo rispetto ai fratelli di fede che fanno almeno altrettanta carità agli ultimi e dialogano con tutti (ad es.[1]) ma affermando primaria l’affezione a Gesù Cristo Dio come generante la carità al prossimo, come ci insegnano i successori di Pietro anche con le preghiere liturgiche ripetitive, i Sacramenti ed una dottrina sociale che afferma la Caritas in veritate e che Deus Caritas est, senza cedere ad inversioni più gradite al mondo tipo veritas in caritate o caritas deus est carezzanti il politically correct benedetto dai potenti matrici della cultura dominante, che la divinità di Cristo considerano stoltezza, se non passibile di persecuzione]

 


[1] [CzzC: Padre Arrupe (1907-1991) nel post CV2° abbracciò l’opzione preferenziale per i poveri e la Teologia della liberazione, da cui in seguito prese un po’ di distanza  (non fu propriamente un teoglibone)]


[1] [CzzC: vuoi esempi, padre Alberto? Non servirebbe fartene perché hai studiato più di me teologia spirituale e sai che gli esempi ce li addita la Chiesa con i Santi, compreso il fondatore della tua Compagnia di Gesù, ma, se lo ritenessi troppo datato, ti ricorderei Madre Teresa di Calcutta che sentii in un’intervista RAI alla domanda “come riesce a fare così tanta carità?” rispondere “pregando” e l’intervistatore incalzava, “sì, ma intendo a come impiega il tempo dopo la preghiera” e lei a rispondere “prego anche mentre lavoro” e lui ancora “e la notte?” e lei “prego anche di notte”; probabilmente, caro Padre Alberto, era molto ripetitiva nelle preghiere, sapeva in anticipo come cominciavano e come finivano, perché mentre rispondeva a quelle domande sgranava il rosario

Se mi dicessi che è defunta, ti potrei fare decine di esempi viventi di affezionati a Cristo, strettamente uniti al e guidati dal successore di Pietro, che fanno carità materiale, spirituale e intellettuale non meno di te, ma né io né tu abbiamo tempo da perdere e dunque permettimi di citarti un solo esempio attualmente vivente, Padre Aldo Trento: cercalo in Google o in estrema sintesi qui]