modificato 18/11/2017

 

Grigolli su VT: il potere ecclesiastico ha fatto scelte che contrastano con la libertà e dignità delle donne e dei divorziati.

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Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità: contrassegno miei commenti in grigio rispetto al testo attinto da altri.

 

Trassi da VT#42 28/10/2012 Pag 20: Chiesa: G.Grigolli: Coloro che esercitano il potere nella Chiesa hanno fatto scelte che contrastano con la libertà e la dignità delle donne, nella vita privata in rapporto ai metodi non naturali per il controllo delle nascite, in ordine alla vita sacramentale per i divorziati ecc

 

 

Anche nella Chiesa è l'ora della donna?

Di Giorgio Grigolli

 

“Fare con animo nuovo le cose di sempre”, ha detto il card. Bagnasco di fronte al sinodo romano dei vescovi, impegnato sulla nuova evangelizzazione. Sono in preparazione le cosiddette “propositiones”, le conclusioni, che saranno votate e consegnate al Papa l’ultimo giorno dell’assemblea mondiale, sabato 27 ottobre. Nell’imminenza, mi infilo tra le ortiche [CzzC: già in partenza del tuo sermone, caro ex governatore della nostra provincia autonoma, più volte affermante di voler emulare anche nella Chiesa l’autonomismo da Roma, ritieni efficace usare anche per la Chiesa il linguaggio ironico-partitico onde marcare la sua autonomia da certi inetti coltivatori diretti di un orto in cui vedi bene le ortiche che sapresti come estirpare], a chiedermi se sarà tempo, nelle conclusioni, per un discorso sulla donna. Anche nella Chiesa “l’ora della donna?”.

L’ultima evocazione riscontrabile di Chiesa ufficiale la si ritrova incardinata in un documento di un altro sinodo dei vescovi, autunno 2005. Dall’ottava delle 50 “proposizioni” finali risulta tramandato il riconoscimento della “singolare missione della donna nella famiglia e nella società”. Niente di più. In perfetto ecclesiale burocratese. [CzzC: tu sì che te ne intendesti di perfetto burocratese, colato come grasso attorno ad una delle greppie più fornite d’Italia di denaro pubblico da spendere pro capite]. Al momento, scorrendo episodi, a Ugento-Santa Maria di Leuca, nella Chiesa salentina, l’Anno di fede della nuova evangelizzazione si configura “alla scuola di Maria”, con l’accoglienza popolare nella basilica della teca contenente le lacrime della Madonna di Siracusa. Si tratta di un reperto datato 29 agosto 1953, quando Antonina Lucia Giusti si accorse che il quadro della Madonna si era messo a riversare “grosse lacrime”. L’episcopato siciliano ne comprovò l’autenticità, anche Pio XII il 17 ottobre 1954. [CzzC: capiamo bene a cosa alludi ... ad un complimento sulla serietà razionale del contesto ospitante il progetto “alla scuola di Maria”, che - per proprietà transitiva - contagerebbe di pari irrazionalità il Sinodo].

Le “cose di sempre” potrebbero essere “altre”, più in là di certa penosa inconsistenza. [CzzC: da buon partitico graffiante viri il ph degli aggettivi allontanandolo dal neutro 5,5: da burocratese siamo già a penosa inconsistenza; che sia ph acido o basico poco importa, importante è che bruci]. Letture recenti incoraggiano l’esplorazione dell’attualità. Al celebrato libro di Michela Murgia (Ave Mary, E la Chiesa inventò la donna, Einaudi 2011) ha fatto seguito quello recente di Armando Matteo (La fuga delle quarantenni. Il difficile rapporto delle donne con la Chiesa, Rubbettino 2012) un testo vigoroso dove crede “di poter leggere non solo un saluto, ma forse anche un congedo”. Da ex assistente della Fuci, Armando Matteo rivolge l’attenzione specifica alle quarantenni: a differenza dell’ultima generazione “sono state educate alla fede, ma ora sono insensibili ai richiami della Chiesa e la relazione sembra silenziosamente interrotta”. La Mulieris dignitatem, l’enciclica 1988 di Giovanni Paolo II era stata salutata come una svolta del Magistero cattolico, una enciclica “dalle parte delle donne”, secondo Maria Antonietta Macciocchi. Un teologo svizzero, Hans Urs von Balthasar, aveva intravisto, tuttavia, una situazione inveterata, in forza della quale “al principio maschile spetta il potere e l’amministrazione delle cose ecclesiali, a quello femminile la custodia e la cura delle cose intime”.

Armando Matteo introduce valutazioni su una impropria commistione tra un pensiero maschilista da sempre dominante nella cultura occidentale e una presentazione del culto e della devozione rivolte a Maria, un tipo di donna “che trarrebbe la sua verità dal suo essere ‘al servizio di’, dal suo puro e disinteressato porsi alle cure dell’altro..”. [CzzC: forse hai eletto in cuor tuo Armando Matteo nuovo profeta della nuova evangelizzazione? Leggi qui certi sermoni che ho ascoltato e commentato: si capisce bene perché don A.M. piaccia ad un autonomista politico-ecclesiale ex presidente dei giornalisti cattolici trentini].

Il libro della Murgia è più radicale: “Se la Chiesa non si è inventata la subordinazione tra i sessi, ha scelto di legittimarla spiritualmente”. Di conseguenza, Armando Matteo spiega la fuga delle quarantenni come “una protesta silenziosa al silenzio cui le vorrebbe costrette, per natura, la Chiesa stessa. La Chiesa dei maschi, s’intende… Un lento esodo rispetto a un mondo di poteri…”. Ci ha scritto sopra un altro libro, La prima generazione incredula (ancora Rubbettino).

Carlo Molari conclude di suo, su Rocca: “Non si tratta in primo luogo per le donne di accedere ai diversi ambiti di potere dai quali sono escluse, ma soprattutto del fatto che coloro che esercitano il potere nella Chiesa hanno fatto scelte che contrastano con la libertà e la dignità delle donne, nella vita privata in rapporto ai metodi non naturali per il controllo delle nascite, in ordine alla vita sacramentale per i divorziati, eccetera”. Le “lacrime” attuali sono altro da quelle della Madonna di Siracusa. Chi sa, forse nel dibattito in corso nel sinodo, il tema reale è emerso. Chi sa, qualcuno tra le eminenze avrà suggerito che occorra impostare da capo una relazione. Occorrerebbe, augurabilmente, un sinodo deliberante. Leggeremo.

[CzzC: che le assemblee sinodali debbano essere democraticamente deliberanti come quelle partitiche, non solo consultive, è una nota fissa dei cadudem (come tu?), che vorrebbero una Chiesa gestita come si gestiscono i partiti politici. Leggeremo... certo che leggeremo, e non mi scandalizzerei se la Chiesa decretasse anche in documenti pastorali, oltre che in confessionale,

- che non sono tutti uguali i peccati di contraccezione

- e che non sono tutti uguali i divorzi e soprattutto i cammini post divorzio

ma non possiamo non vedere che, ad irridere le eminenze e ad accusare la Chiesa di esercitare un potere che contrasta la dignità delle donne, si prodigano più spesso quelli che meno spesso si battono per impedire e condannare la violazione della dignità delle donne codificata in costumi e leggi tipo sharia: il loro politically correct cauto silenzio o bisbiglio in merito è motivato dalla fifa di ritorsioni fisiche pazzesche o fatwate, che li inducono a tolleranze di questo tipo “diamo ai succubi della sharia ancora qualche secolo per riformarsi, come abbiamo concesso secoli ai papa-succubi che pure non sono ancora al passo coi tempi”.

A prescindere dal fatto che contraccezione e comunione ai conviventi sono aspetti riguardanti sia l’uomo sia la donna e, dunque, la solona Rocca ricorre ad ingannevole argomentazione usando stratagemmi sleali già descritti da Shopenhauer (e Grigolli approfitta dell’inganno propagandolo), capiamo benissimo dove voglia colpire la linea catechetica Rocca di concerto con gli autonomisti cadudem cantori dei soliti Leitmotiv del dissenso anti Magistero petrino: mirano a far consacrare preti anche le donne. Mentre lapidazioni, burqa, istruzione bloccata, matrimoni e poligamie forzati a dodicenni vengono allibrate da quei cantori nel conto della paziente e silenziosa tolleranza, gli stessi cantori allibrano a violazione della dignità delle donne (da denunciare alla corte dei diritti umani) l’impedimento che la Chiesa cattolica oppone alle donne che volessero diventare prete o papessa come la Margot Kaessmann, mirando con lo stesso processo accusatorio a modernizzare, oltre al sacerdozio, anche la concezione di famiglia e matrimonio della Chiesa cattolica, che discriminerebbe gli omosessuali al riguardo - vedi frasario di tipo L9: vero, Grigolli, che tifi anche per l’utero in affitto o donato? No? Non stai discriminando la libertà e dignità dei gay rispetto alle donne, negando loro il diritto di godersi il piacere di procurarsi un cucciolo d’uomo con GPA?]