modificato 30/12/2016

 

Cristiani massacrati in Nigeria da islamisti, ma il Vescovo dissimula guerra di religione per evitare il peggio

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Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità: contrassegno miei commenti in grigio rispetto al testo attinto da altri.

 

Trassi da Vita Trentina #28 15 LUG2012   Pag 11: Chiesa

Africa in cerca di pace

NIGERIA. E' salito ad oltre 100 morti il bilancio delle vittime di vari episodi di violenza avvenuti nell'ultimo fine settimana, nello Stato nigeriano di Plateau . Fra i morti ci sono anche due deputati. Notizie ancora drammatiche dunque quelle che arrivano dal Paese africano e riguardano i gruppi cristiani. Il massacro, a detta di mons. Ignatius Ayau Kaigama, arcivescovo di Jos e presidente della Conferenza episcopale della Nigeria, è originato dallo scontro tra agricoltori e pastori.

[CzzC: Posso comprendere il vescovo che dissimula la questione religiosa, adducendo ragioni economiche sottese ai massacri, ma certamente non gli sfugge l'evidenza di significato dei massacri in chiesa; additando ragioni diverse da quelle religiose, egli sottrae paglia al fuoco degli attaccanti islamici e a quello delle vendette cristiane.

Ammiro cosa sanno fare la saggezza e l'amore cristiano per il bene maggiore o per il male minore, fino anche a dire una mezza bugia/verità al momento giusto, piuttosto che la verità piena al momento sbagliato (come Pio XII sugli ebrei sotto Hitler).

Stessa buona fede, invece, non attribuisco a taluni politologi che sostengono prevalenti le ragioni diverse da quelle religiose, per non ammettere l'evidenza della invasività cruenta del Jihad islamico in Africa e per legittimarsi la negligenza di fronte agli appelli UE e ONU che invocano la difesa dei cristiani perseguitati e la rimozione delle leggi che giustificano tali persecuzioni; vedi il giudizio di Carboni col suo libro "L'Africa. Gli Stati, la politica, i conflitti” de Il Mulino, che ha linea ideologica cara anche a quel don Renner che incolpa i Cristiani delle persecuzioni subite sostenendo che “la categoria di vera e falsa religione l'abbiamo inventata noi, anche se oggi siamo quelli che ne subiscono le conseguenze”].

I pastori a causa della guerriglia e della siccità hanno perso i loro animali, mentre si stanno riducendo le aree pascolive, occupate e colonizzate dagli agricoltori e dalla multinazionali. La mattanza, questo l'auspicio di Kaigama, va fermata, mentre il dialogo si è fatto più difficile per l'inoperosità del Governo e la gente che è infuriata. “Noi abbiamo bisogno di pace – afferma il vescovo – vogliamo stare in pace: i cristiani con i musulmani, ma anche insieme ad altri gruppi etnici”. Kaigama si appella oltre che ai Paesi africani e all'Onu, all'Europa.

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In SUD SUDAN la Onlus Sos Villaggi dei Bambini sta fornendo protezione, nutrizione e cure sanitarie ai bambini dei profughi rimpatriati dal Sudan al Sud Sudan, circa mille al giorno, senza ripari, acqua potabile e cibo. La stessa associazione è impegnata nella formazione degli operatori responsabili degli spazi dedicati ai bambini nei vari campi aperti ai profughi, sui temi della tutela dei minori, della nutrizione e dell'igiene. L'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Iom) prevede il rimpatrio di 42 mila persona da Khartoum a Malakal nei prossimi mesi. La maggior parte dei bambini attende la ricongiunzione con i genitori. Con lo staff di Sos Villaggi dei Bambini sono mobilitate altre associazioni come le Case Famiglia Sos e la Casa del giovane Sos.

Il Sud Sudan celebra il primo anno dall'indipendenza: un anno difficile, lo definisce l'arcivescovo di Juba, mons. Paulino Lukudo, caratterizzato da molti cambiamenti che riguardano anzitutto la pace e poi lo sviluppo delle attività economiche. Persistono in alcune zone dei focolai di conflitti. La gente però torna finalmente a casa dopo essere stata per anni in esilio. L'Onu ha prorogato ancora di un anno la sua missione umanitaria nel Paese. Non mancano infatti le difficoltà e le questioni irrisolte: fra tutte la disputa sul petrolio a causa delle esportazioni bloccate in presenza del mancato accordo tariffario sul transito del greggio, e condizioni disumane per la generalità della popolazione.