30 MAG2012
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8: Attualità
La vita spiegata dagli addetti ai lavori
Il Consiglio Pastorale di Povo “sfrutta” le celebrazioni
del 100° anniversario della Parrocchia per “aprire” le porte alla ricerca per
saperne più. Una “buona idea”, l’ha definita don Andrea Decarli, delegato
diocesano per la cultura e l'università, nell’incontro di martedì 29 maggio
al Teatro Concordia.
Non un miracolo, perché ne conosciamo l'origine, ma
ancora un mistero in quanto non tutto è ancora compreso
Nonostante i dati OCSE indichino una migliore
preparazione scientifica degli studenti trentini rispetto al resto d'Italia,
è innegabile come si sia ancora ben lontani da una alfabetizzazione diffusa e
patrimonio di tutti. Il risultato è che gli scienziati appaiono ai più una
sorta di zombie che lavorano attorno ad un oggetto misterioso di cui si
conosce poco o nulla.
Mettetevi quindi nei panni di una comunità come quella di
Povo, sobborgo sulla collina est di Trento che nel giro di pochi anni ha
visto crescere la Facoltà di Scienze MM FF NN dell’Ateneo Trentino, poi
una costruzione imponente come l’IRST – già un ramo dell’Istituto Trentino di
Cultura, da qualche anno Fondazione Bruno Kessler – e successivamente la prima
porzione del Polo scientifico Ferrari, seguita a ruota dalla seconda che sarà
ultimata nel 2013.
Frotte di studenti che, giunti ogni mattina su autobus
stracolmi vengono inghiottiti in quelle strutture per ricomparire solo a
pomeriggio inoltrato e tornare perlopiù a valle (pochi hanno trovato alloggio
in loco). Ma è sul popolo della ricerca che resta quel dubbio: che ci stanno
a fare? che lavoro è quello che li assorbe al punto da farsi vedere, perlopiù
assorti nei loro pensieri, a comperare un giornale, una piccola spesa in
cooperativa, così riconoscibili per quello zainetto che rivela la presenza
costante di un computer portatile appresso?
Di qui l’idea del Consiglio Pastorale di Povo – e del
Comitato per l’occasione – di “sfruttare” le celebrazioni del 100°
anniversario della Parrocchia per “aprire” le porte alla ricerca per saperne
più. Una “buona idea”, l’ha definita don Andrea Decarli, delegato diocesano
per la cultura e l'università, nell’incontro di martedì 29 maggio al Teatro
Concordia. Lasciate da parte astrofisica e nanostrutture, il tema scelto è
stato un confronto su una questione che accomuna: “parliamo della vita”.
Ce l'hanno davvero messa tutta i due biologi intervenuti
– Paolo Macchi, biologo molecolare, e Alberto Inga, genetista, entrambi direttori
di due strutture del CIBIO (Centro Interdipartimentale per la Biologia
Integrata) - a spiegare le loro ricerche e far comprendere come, in fin dei
conti, stiano lavorando per migliorare la nostra salute. Pensiamo allo studio
del cervello, una delle strutture più complesse del corpo - oltre 100
miliardi di cellule nervose – alla ricerca dei meccanismi di apprendimento e
memoria, e di conseguenza ritardo mentale e relative cure. O lo studio dei
geni, come il p53, un fattore che coordina le risposte cellulari allo stress,
definito da due riviste americane “il guardiano del genoma” o “the Cancer
Killer” e che potrebbe rivelarsi prezioso per giungere a conoscere
qualcosa di più sui meccanismi che inducono il cancro.
Che dire poi dei discorsi del teologo sulla
sacralità della vita? “Una disciplina ancora più impalpabile”, come spiegava
Davide Zordan del Centro di scienze religiose della FBK, perché tutto è
difficilmente misurabile, quasi semplici “chiacchiere”. Per esaurire il
dibattito che ne è seguito occorrerebbe – è stato riconosciuto - non uno, ma
una serie di altri incontri: si può affermare oggi, come Crick nel '53, di
“aver scoperto il segreto della vita”? e ancora “biodiversità” o “unicità” di
informazioni? E' sacra la vita umana o qualunque forma di vita, compreso
l'intero creato? Quanto la ricerca scientifica è condizionata dai
finanziamenti? In collina altri dibattiti sono già in attesa.
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