modificato 07/01/2017

 

Sulle nozze gay la Ue si ripete

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Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità: contrassegno miei commenti in grigio rispetto al testo attinto da altri.

 

Passa l’ennesima imposizione (col pretesto dell’omofobia). Si spaccano i popolari: di quelli italiani 3 hanno votato a favore (Gabriele Albertini e Salvatore Iacolino del Pdl e Antonello Antinoro dell’Udc), 5 gli astenuti (uno dell’Udc e 4 del Pdl), tutti gli altri, a cominciare dal capodelegazione Pdl Mario Mauro, si sono espressi per il no.

 

 

Traggo da Avvenire 25/05/2012 pag 16

Sulle nozze gay la Ue si ripete

Passa l’ennesima risoluzione sull’omofobia. Si spaccano i popolari: 3 italiani a favore

Da Bruxelles Giovanni Maria Del Re

Con 430 voti a favore, 105 contrari e 59 astensioni il Parlamento Europeo, riunito in plenaria a Strasburgo, ha approvato una «Risoluzione comune sulla lotta all’omofobia in Europa». Un documento bipartisan, presentato da Ppe, Socialisti, Liberali, Verdi e Sinistra unitaria, in cui si esprime «viva preoccupazione per gli sviluppi che limitano la libertà di espressione e di associazione in base a idee infondate in materia di omosessualità e transessualità», con una dura condanna per le violenze del 20 maggio a Kiev, in Ucraina, in occasione del Gay Pride, citando inoltre situazioni in Russia, Ungheria, Lettonia, Lituania e Moldova. Nel primo paragrafo, il Parlamento «invita gli Stati membri a garantire la protezione di lesbiche, gay, bisessuali e transgender dai discorsi omofobi di incitamento all’odio e dalla violenza e ad assicurare che le coppie dello stesso sesso godano del medesimo rispetto, dignità e protezione riconosciuti al resto della società».

 

Il Parlamento però non si ferma qui, chiede infatti alla Commissione Europea di proporre norme affinché tutti gli Stati riconoscano i documenti di Stato civile emessi da un altro Stato membro dell’Ue, anche se sanciscono unioni tra persone dello stesso sesso, magari non previste dal proprio ordinamento. Il tutto con un chiaro invito: «Le persone Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transgenderndr ) sarebbero maggiormente tutelate se avessero accesso a istituti giuridici, quali le unioni registrate, la coabitazione o il matrimonio» in tutta l’Ue. Si tratta, si badi bene, di una risoluzione, e dunque non ha alcun valore cogente. Ed è, peraltro, la quarta del genere (la prima nella corrente legislatura). È più che altro un messaggio politico molto chiaro. Un messaggio che ha portato a una clamorosa spaccatura del gruppo dei Popolari europei, che pure, lo dicevamo, figurano tra i gruppi che presentano il testo: se 114 eurodeputati popolari hanno votato sì, non hanno seguito l’indicazione ben 103 parlamentari (tra no e astenuti) – di solito i “dissidenti” sono al massimo il 5%, dicono fonti parlamentari. Decisamente più compatto il voto dei popolari italiani: a favore hanno votato solo in 3 (Gabriele Albertini e Salvatore Iacolino del Pdl e Antonello Antinoro dell’Udc), 5 gli astenuti (uno dell’Udc e 4 del Pdl), tutti gli altri, a cominciare dal capodelegazione Pdl Mario Mauro, si sono espressi per il no.

 

I fautori del sì come Iacolino parlano di un testo «molto più equilibrato» rispetto alle prime bozze, c’è però anche un elemento «strategico »: se il testo fosse stato bocciato, c’era il rischio che il centrosinistra, in sede di Commissione Libertà Pubbliche, avanzasse un’iniziativa legislativa, in vista di una proposta di direttiva (giuridicamente cogente), potenzialmente di gran lunga più problematica. Se il grosso dei popolari italiani ha votato no, spiega invece Mauro, è anzitutto «per testimoniare i nostri valori invece di cercare un compromesso al ribasso».

 

«Lungi da me voler promuovere l’omofobia», assicura, a preoccupare «sono passaggi nel testo che sono forzature di natura politica. Ad esempio quando si cita come pratica omofobica il “nascondere” opinioni omofobiche dietro la libertà religiosa, o la libertà di coscienza. Non si può, per esaltare un diritto, obliterarne un altro ». Mauro lamenta inoltre quei passaggi che si inoltrano sul diritto familiare e civile che, avverte, «non sono competenza Ue».

 

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