Boicottaggio dei TEST INVALSI, fomentato anche da grigi contagiati da sessantonite
più nostalgici del voto politico che disposti a farsi misurare i risultati con sistemi di valutazione che sgamassero gli illusi ancorché in buona fede.
[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 08/11/2020; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]
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↑2015.05.13 <sole24h>: la Cgil contempla il blocco degli scrutini tra le iniziative contro il ddl scuola. Boicottati i test INVALSI in molte scuole. [CzzC: dietro i boicottatori non mancherebbero i soliti grigi contagiati da sessantonite come notammo già occorso fin dagli inizi del nuovo sistema di verifica dei risultati]
↑2012.05.15 traggo da Corriere della Sera
Ultimo giorno di prove nei licei. Previsti cortei, scioperi e un sit-in al Miur
MILANO - Invalsi, ultimo atto. Ma sulla tornata finale dei test che valutano la preparazione dei nostri studenti in matematica e italiano, si addensano le nubi della protesta. Dopo le prove della scorsa settimana che hanno visto impegnati gli alunni delle classi seconde e quinte elementari e prime medie (più di 1 milione e 700 mila ragazzi), tocca ora ai liceali del secondo anno: circa 533 mila. A chiudere il calendario 2012 sarà poi la prova nazionale inserita negli esami di terza media, l'unica che peserà per legge sul voto finale.
La prova rappresenta «uno strumento per fornire al sistema nel suo complesso, e alle scuole individualmente, una valutazione dei livelli di apprendimento raggiunti in alcuni ambiti fondamentali per l'accesso alla cittadinanza», spiega Roberto Ricci, responsabile del Servizio nazionale di valutazione. Quello che un tempo era il «leggere e fare di conto» e che ora si declina in «buone capacità di lettura e possesso di capacità matematiche adeguate». Né scontate né assodate, peraltro, come ha sottolineato il ministro del Lavoro, Elsa Fornero. Che dopo aver consultato l'ultimo Rapporto Invalsi sugli esami di maturità 2009-2010 ha concluso che «i nostri giovani sanno troppo poco: non conoscono le lingue, italiano compreso e neanche i rudimenti della matematica». Ma le prove nazionali restano un passaggio inviso a larga parte del mondo scolastico, che minaccia boicottaggi e barricate.
LE PROTESTE - L'Associazione professionale sindacale Anief parla di «verifiche tutte da rivedere, che non servono, non aiutano gli studenti e nemmeno le scuole a migliorarsi». I Cobas annunciano scioperi di docenti e personale Ata. E programmano un sit in di protesta a Roma, mercoledì mattina, davanti al ministero di Viale Trastevere, «contro la miserabile scuola-quiz», dice il portavoce nazionale Piero Bernocchi. L'Unione degli Studenti proclama il boicottaggio dei test in centinaia di scuole «per opporsi categoricamente al modello di scuola e di valutazione che ci vogliono imporre che non tiene conto delle conoscenze critiche degli studenti e non valorizza i percorsi di studio nelle classi». Lo afferma Carmen Guarino, responsabile valutazione dell'UdS. Che spiega le modalità della protesta: cortei fuori dagli istituti, assemblee autoconvocate, volantinaggi e, nelle classi, studenti che consegneranno le prove in bianco. Le aree più «calde» dovrebbero essere Trieste, la Puglia, Napoli, Roma.
[CzzC: vedo alimentanti la protesta vari docenti che temono la concorrenza in qualità, efficacia ed efficienza del loro prodotto; mi par di notare
- il ridestarsi di fiamme da braci distruttive analoghe a quelle dei peggiori 68-80;
- parte della scuola di stato italiana coltivare ancora utopie ed ideologie carezzanti simboli tristemente noti che crearono e continuano a creare danno al bene comune, alla libertà e alla dignità dell’uomo (vedi Cina ed emuli vari; peraltro i docenti di stato cinesi ridono dei loro compagni italiani, perché da quelle parti applicano il confronto e la selezione dei migliori fin dalla tenera età, trascurando i meno abili e i più tiepidi nei confronti del suddetto simbolo, il che non solo fa loro vincere le Olimpiadi, ma, grazie alla globalizzazione che levò i dazi, induce il nostro welfare a smagrirsi e la nostra economia a sfruttare l’uomo pro sistema inseguendo la loro spietatezza e ad asservire più facilmente i nostri illusi che si sottraggono alla verifica di risultato].
«SCUOLE DI SERIE A E B» - Il messaggio politico dell'associazione studentesca è «la categorica opposizione al modello di scuola e di valutazione che ci vogliono imporre, che non tiene conto delle conoscenze critiche degli studenti e non valorizza i percorsi di studio nelle classi», spiega Guarino. Che aggiunge: «Ci chiediamo come si coniughi la distribuzione censuaria di test standard con la pretesa di scientificità statistica che gli Invalsi vantano. Le rilevazioni non misurano i livelli d'apprendimento degli studenti e neppure il valore delle scuole. Vogliono ratificare e non modificare l'esistenza di scuole di serie A, B e Z». [CzzC: gli è che non vogliono accettare misure di efficacia/efficienza del loro produrre, salvo che non siano asservite ai loro criteri ideologici]. Anche il collettivo Senza Tregua organizzerà a Roma iniziative contro gli Invalsi. E il Collettivo autonomo studentesco di Bologna invita a invalidare il test cancellando il codice indicativo con un pennarello che verrà distribuito all'ingresso delle scuole. [CzzC: ti ricorda nulla il termine collettivo? Mi confrontai con esso nelle assemblee studentesche anni 70 e nel comitato di gestione della scuola anni 80]
FAVOREVOLI - Intanto l'Istituto, con una nota, fa sapere che durante i test che si sono svolti nella scuola primaria e media, solo lo 0,70% delle classi non ha fatto le prove e di queste lo 0,69% causa sciopero. Dati contestati dai Cobas, che accusano il ministero di aver fornito cifre truffaldine, relative alle sole scuole-campione dove erano presenti gli ispettori Invalsi. «In qualche caso è stato necessario accorpare le classi per giungere a cifre accettabili di presenti», dice Bernocchi. Di tutt'altro parere il Moige, il Movimento italiano Genitori, che ritiene l'esperienza Invalsi «un passo significativo verso il miglioramento dell'intero sistema scolastico, che consentirebbe di allinearci agli altri paesi europei, nei quali questa pratica è consolidata».
Favorevole anche StudiCentro, l'organizzazione studentesca dell'Udc: «Alle sigle studentesche e sindacali che si oppongono all'Invalsi facciamo presente che questo è un questionario che va nella direzione degli studenti per individuare le lacune di un sistema di apprendimento di certo non perfetto. Siamo convinti - dice Virgilio Falco, portavoce dell'organizzazione studentesca - che la grande partecipazione potrà dare dati utili a evidenziare dove il sistema scolastico può e deve impegnarsi per migliorare».
OBBLIGATORIO - Una norma inserita nel decreto Semplificazioni trasforma, da quest'anno, il test in un'attività didattica ordinaria, sancendone di fatto l'obbligatorietà. Ma l'Istituto, per rispondere alle polemiche, precisa che «non ha, né intende raccogliere, alcuna informazione sull'identità degli insegnanti delle diverse classi interessate alle prove e, pertanto, non ha in programma alcuna segnalazione» [CzzC: vogliamo più Europa, ma non mi pare che in Germania i docenti abbiano cotanto timore a farsi misurare i risultati; mi chiedo come sia possibile che tanti lavoratori come me abbiano passato decine di anni in aziende dove ci assegnavano annualmente il voto di rendimento, tenendo conto del giudizio del capo ufficio e di quello del cliente interno/esterno, mentre nella scuola di stato italiana il docente, in nome di un improprio intendimento della libertà didattica, tende a sottrarsi al giudizio di merito del suo capo e dell’utenza. Suppongo che, pur essendo meno del 20% la quota dei docenti boicottanti i test Invalsi, più del 50% di tale quota configuri diplomi e lauree maturate in Istituti di larga manica o premianti affinità partitiche fino a concedere il voto politico negli anni di piombo; certe simpatie per i simboli di cui sopra sono usate come antidoto per respingere il convincimento, invero acquisito dai paesi più civili, sui criteri di qualità dei servizi: una moderata concorrenza e la libertà di confronto/scelta del cliente sono elementi indispensabili per il miglioramento non solo dei prodotti a mercato, ma anche dei servizi pubblici (istruzione, salute, trasporti, utenze, ...). Invece da noi? Un amico il mese scorso mi raccontò che, dopo essere stato docente di Italiano in Germania, negli anni 70 tornò in IT ad insegnare tedesco, riscontrando che, mentre in Germania aveva in classe studenti tutti vogliosi di imparare, qui a Rovereto il menefreghismo era tale che, soprattutto nell’ultima ora di una bella giornata, gli studenti chiedevano di uscire al parco; il Preside gli suggerì di non farsi venire il mal di fegato, di curare i migliori e di uscire se così avesse voluto la maggioranza. Ora va un po’ meglio di 40 anni fa, ma buona parte degli odierni dissidenti Invalsi viene da tifosi di quel clima ed esistono ancora prèsidi abituati a cedere davanti a quella risma di studenti e docenti: ne ha svelato uno pochi giorni fa il Corriere a proposito della TAV.
La carenza di concorrenza, di scelta e di controllo si avverte assai non solo nella scuola, ma anche nel resto della Pubblica Amministrazione italiana, ancorché questa costi ai cittadini l’11,1% del PIL con scarsa soddisfazione dell’utente, mentre in Germania costa 3 punti in meno ed è molto più apprezzata; anche qui vedo gli effetti della sessantonite imbevuta di quelle ideologie che intendono lo stato come fornitore di posti privilegiati più che come coordinatore di servizi efficienti necessari alla cittadinanza e forniti in sana concorrenza per ottimizzare il rapporto qualità/prezzo].
15 maggio 2012 (modifica il 16 maggio 2012)
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