FRANCO MONACO SCOMUNICA (DISGRAZIA) FORMIGONI e il movimento ecclesiale cui questi appartiene.

Nell’l’intervista inquisitoria rilasciata a Repubblica (2012.03.31) dal senatore Pd Franco Monaco l’ex presidente di Azione Cattolica della Lombardia si scaglia furibondo contro Roberto Formigoni, definendolo come il vertice di un potere «pervasivo», «malato», «sfrontato», di «ottusa protervia», «degenerazione di un certo cattolicesimo», «ostentazione delle insegne religiose», «machiavellismo». E per disGraziare anche il movimento ecclesiale cui Formigoni appartiene, si appella al cardinal Martini così: «penso al monito di Martini: “Quando nei movimenti prevalgono le dinamiche del potere e del profitto la Grazia può andare perduta”. Purtroppo nella Chiesa italiana non si è stati altrettanto vigili e solleciti nel discernere, vigilare e contrastare tali degenerazioni».

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↑2012.04.06 Traggo da <Tempi.it> Il Monaco della chiesa di Repubblica che scomunica il cattolico Formigoni

Aprile 6, 2012 Luigi Amicone

In un’intervista a Repubblica il senatore Pd Franco Monaco si scaglia furibondo contro Roberto Formigoni, definendolo come il vertice di un potere “malato”. E attacca anche il movimento a cui appartiene il governatore lombardo.

Correte alle pagine 38-40 e guardate con quanta cordialità ecumenica il presidente di Azione Cattolica si spiega e ci spiega il carisma della più importante delle organizzazioni ecclesiali laiche. Non dello stesso segno e, anzi, improntata a un digrignar di denti quasi inspiegabile – se in essa non vi fosse chiaramente riconoscibile l’armamentario tipico della peggior politica politicante – è l’intervista inquisitoria rilasciata a Repubblica (31 marzo) dal senatore Pd Franco Monaco. Intervista in cui l’ex presidente di Azione Cattolica della Lombardia si scaglia furibondo contro Roberto Formigoni, definendolo via via come il vertice di un potere “pervasivo”, “malato”, “sfrontato”, di “ottusa protervia”, “degenerazione di un certo cattolicesimo”, “ostentazione delle insegne religiose”, “machiavellismo”. E conclude, il Monaco, addirittura facendosi interprete del “vero” cardinal Martini, additando in partibus infidelium e dalla “Grazia perduta” il movimento a cui appartiene il governatore lombardo.

Incredibile. Un politico che si definisce cattolico e democratico, si trasforma per l’occasione in un giudice dell’Inquisizione. È davvero strabiliante come ci si possa dire “amici” e “seguaci” di un cardinale di Santa Romana Chiesa e, ben al di là di ogni elementare regola di buona creanza (anche solo politica, e non parliamo neanche di concordia evangelica), addentare con acre e astiosa virulenza la comunità di appartenenza e la stessa identità di un cattolico che fa politica in un partito diverso dal proprio. Il quale Formigoni, per altro, è un politico che, con tutti gli errori e i limiti evidenziabili, ha dimostrato nei fatti come si può applicare, e bene, la dottrina sociale della Chiesa. Un caso pressoché unico in Italia. E che perciò stesso genera acrimonia e intolleranza nel fedele della chiesa di Repubblica.

 

2012.03.31 <repubblica> Monaco: "Cattolici lombardi delusi, il modello Formigoni è ormai finito". F.Monaco, L'ex leader dell'Azione cattolica, oggi senatore del Pd, ricorda che "all'interno della Chiesa c'è chi aveva avvertito i rischi" e parla di "un sistema di potere che è sicuramente malato"

di ZITA DAZZI

   «Manifestare sotto Palazzo Lombardia per chiedere le dimissioni di Formigoni mi sembra un’iniziativa non solo giusta, ma anche doverosa. Condivido totalmente l’idea». Franco Monaco è senatore del Pd di lungo corso, portato in Parlamento da Romani Prodi, dopo una lunga esperienza ai vertici dell’Azione cattolica ambrosiana tra l’86 e il ‘92, nel pieno dell’episcopato di Carlo Maria Martini, di cui rimane ancora oggi amico e seguace.

   Senatore Monaco, per il mondo cattolico la situazione in cui si è venuto a trovare il governatore Formigoni è imbarazzante?

«Sì, l’esigenza di un rinnovamento ai vertici della Regione non è più solo un problema di fisiologia democratica. Siamo di fronte a un sistema di potere consolidato e pervasivo che non esito a definire malato, con persone vicine a Formigoni implicate in indagini giudiziarie dal contenuto pesante. Continuare a negarlo è esorcistico e sfrontato assieme».

   Quindi non si tratta di casi singoli e di persone che non fanno parte della giunta, come sostiene Formigoni?

«A me sembra sia evidente da un lato la contiguità personale e politica di queste persone con Formigoni. Dall’altro mi sembra che le dimensioni del fenomeno siano tali che diventa forse anche autolesionistico andare avanti con ottusa protervia. A mio avviso sarebbe nel suo interesse, oltre che nel suo dovere, mettere a tema la questione delle sue dimissioni, clamorosamente squadernata davanti all’opinione pubblica lombarda e nazionale».

   Pensa che il governatore debba rinunciare ai suoi progetti di debuttare sul palcoscenico della politica nazionale?

«Mi pare difficile immaginare che si possa proporre il “modello Formigoni” come modello di governo su base nazionale. Semmai, oggi si configura come il suo contrario: come un caso di scuola dell’esigenza di una discontinuità e di un radicale ricambio non solo di personale politico, ma anche di pratiche di governo».

   Non è d’accordo con chi dice che la Lombardia è un modello di efficienza che da prendere come esempio in tutta Italia?

«A me sembra che il caso politico lombardo sia altro. Un mix di berlusconismo e una degenerazione di un certo cattolicesimo. Cioè la politica al carro degli affari, la concezione e la pratica proprietaria delle istituzioni da un lato. E dall’altro, un cattolicesimo che, a sua volta, unisce ostentazione delle insegne religiose, machiavellismo e disinvoltura nei mezzi e nei comportamenti, retorica della sussidiarietà intesa, anzi fraintesa, come pretesa di “sussidiazione” delle proprie opere grazie all’amministratore, al politico, al funzionario amico e compiacente».

   Non sarà per questo che il cardinale Angelo Scola, poco tempo, fa ha preso le distanze?

«Quando il cardinale Scola giustamente reagì a chi gli chiedeva conto degli atti di Formigoni e di Cl, osservai sommessamente che certi episodi non sono derubricabili a semplici “marachelle”. Si raccolgono i frutti amari di distorsioni che pure qualcuno, ai piani alti della Chiesa ambrosiana, aveva avvertito. Penso al monito di Martini: “Quando nei movimenti prevalgono le dinamiche del potere e del profitto la Grazia può andare perduta”. Purtroppo nella Chiesa italiana non si è stati altrettanto vigili e solleciti nel discernere, vigilare e contrastare tali degenerazioni».

   Secondo lei gli elettori cattolici come hanno vissuto l’alleanza di Formigoni con la Lega? Sono rimasti delusi?

«È stato un altro elemento di contraddizione: da un lato l’ostentata retorica di una politica di ispirazione cattolica, dall’altra il connubio con una formazione politica la cui base ideologica è la più lontana e in qualche modo opposta all’etica evangelica, e anche a quella sensibilità sociale che è sempre stata caratteristica del cattolicesimo lombardo».

(31 marzo 2012)© RIPRODUZIONE RISERVATA