da Avvenire.it 29 febbraio 2012
LETTERA APERTA
«Caro Adriano, ci hai fatto soffrire... »
Carissimo fratello Celentano,
la pace di Cristo sia con te. Voglio ringraziarti per il coraggio che hai dimostrato a San Remo nel parlare di Gesù Cristo e del suo Regno. Da ragazzo con alcuni amici di Rimini andavamo in un negozio di "capelloni" per farci cucire i pantaloni con la gamba larga in fondo «come Celentano»! Fra le voci che lasciavi trapelare, eravamo curiosi di capire fino a che punto cercavi di far tacere in te «una vocazione a essere prete o frate». E ci tenevamo informati persino sui tuoi innamoramenti... Ricordati sempre che proprio per la tua storia di credente, da te ci si aspetta qualcosa più degli altri. Chi può negare che le tue canzoni controcorrente abbiano fatto sognare e gioire milioni e milioni di italiani. Per questo come tantissimi altri anch’io ti devo riconoscenza, perché i nostri nonni e genitori "di campagna e di Chiesa" ci hanno trasmesso che l’uomo, pur in mezzo alle prove e ai sacrifici della vita, ha bisogno di cantare all’amore e alla bellezza sia umana che divina e non deve usare le "veglie serali" – dove un tempo ci si incontrava davvero – per trasmettere i rancori del cuore che portano a litigare.
Sono un missionario laico cattolico, a un certo punto della mia vita quando avevo peccati sicuri, lavoro sicuro e ragazza sicura, grazie alla lungimiranza del mio vescovo e al mio parroco, in ricerca di Cristo fra i poveri, sono riuscito ad avere occhi per vedere non solo che molta gente era nella mia condizione, ma soprattutto che il primo "ipocrita" che doveva convertirsi ero proprio io. Dio ha avuto pietà di me e mi è venuto incontro con persone che mi hanno testimoniato Cristo e il suo amore gratuito per me, disobbediente e ribelle. E io mi sentivo così amato e finalmente così dentro la Chiesa da cantarle assieme a Cristo: «Siamo la coppia più bella del mondo!», prendendo in prestito da te parole e musica. A un certo punto Dio mi ha così strabiliato e trasmesso la sua compassione per gli uomini che non hanno ancora la grazia di conoscere quanto buono, santo e vicino è il Signore Gesù, che mi ha permesso di ascoltare la sua chiamata a farmi "eunuco" per il Regno dei Cieli. E così ho lasciato la fidanzata e il lavoro per seguirlo fino agli estremi confini della terra e spero fino all’estremo delle mie forze. Sono ormai 40 anni che "galoppiamo" assieme e finora non mi ha deluso, anzi.
Ho più o meno l’età del Festival. A parte gli anni che in campagna non avevamo ancora la luce elettrica, sono cresciuto "incrociandolo". Poi, per alcuni anni, ero in posti di missione completamente isolati e non ho potuto seguirlo, però se mi si offriva la possibilità sono sempre andato a cercare le basi delle compagnie italiane all’estero per guardarlo almeno un po’. Per questo sono fra coloro che sono un po’ gelosi del Festival e vorrebbero che da simili pulpiti, che "entrano" nelle famiglie, non uscissero volgarità da osteria...
Carissimo Celentano, poco tempo fa Papa Benedetto XVI ha parlato dell’importanza delle correzioni fraterne, (io ne ricevo tante e tutte necessarie) con questo spirito ti confesso che l’altra sera dopo quell’introduzione celestiale che ci ha commosso sei ridisceso per mescolare troppa poltiglia, andando in aiuto a chi non cerca altro che fomentare sospetti e divisioni, mi hai fatto soffrire... ci hai fatto soffrire... Si dà il caso infatti che, oltre a essere un tuo ammiratore, sono pure un fedele lettore di Avvenire e ne apprezzo la varietà, la ricchezza, gli approfondimenti, lo sviluppo che sta effettuando in questi anni. E devo dirti che anche in questa occasione ho percepito che Nostro Signore, il nostro povero Gesù Cristo, presente nel suo Corpo che è la Chiesa, ha dovuto prendere su di sé le nostre divisioni.
Sono in missione in un Paese fuori dell’Europa e a tutto pensavo fuorché scriverti, fra l’altro qui nessuno ti conosce, ma quando ho sentito l’intervento pacato e con la mano tesa nei tuoi confronti del direttore Marco Tarquinio ho pregato e ti ho scritto di getto. E mi sono detto: magari gli fa bene. Sono un sognatore come le mie sorelle che ti vogliono tanto bene e pregano perché tu vada in Paradiso. Dio ti ispiri a scrivere altri canti e rallegri te, tua moglie Claudia e i tuoi figli. Con affetto ti abbraccia
Uno dei tanti missionari sparsi nel mondo ad annunciare in comunione con la Chiesa: il Paradiso, il Purgatorio e l’Inferno (se mi vuoi rispondere lascio il mio nome e il mio indirizzo al direttore)