ONLINE I PRIMI CINQUE ROTOLI DI QUMRAN del Mar Morto
quattro di essi fanno parte dei sette rotoli scoperti da un pastore beduino in una grotta a Qumran nel 1947. Il quinto, il cosiddetto Rotolo del Tempio, fu scoperto nel 1956 in una grotta a meno di un miglio di distanza.
[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 20/06/2021; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]
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Il Rotolo del Grande Isaia, il Rotolo del Tempio, il Rotolo della Guerra, la Regola della Comunità e il Commento ad Abacuc, ossia cinque delle pergamene più complete e importanti scoperte nelle grotte sulle rive del Mar Morto, sono conservate in un caveau di massima sicurezza del Museo d’Israele, a Gerusalemme. Questo isolamento è necessario per proteggere i documenti, antichi di 2000 anni, da qualsiasi ulteriore deterioramento, ma significa anche che tutti coloro che volessero esaminare questi preziosi manoscritti biblici dovrebbe fare i salti mortali.
Questo però non succederà più: il fotografo Ardon Bar-Hama ha scattato foto ad alta risoluzione (fino a 1200 megapixel), e la tecnologia di Google ha permesso di creare una banca dati che consente a chiunque abbia una connessione a Internet di vedere i rotoli così da vicino che si possono notare i dettagli più minuscoli dell’inchiostro e della pergamena. Ogni rotolo viene introdotto da note riguardanti i suoi contenuti e la sua storia, sia in forma scritta che attraverso brevi video esplicativi. Il sito permette di cliccare sul testo in ebraico per ottenerne la traduzione in inglese, e si può inoltre partecipare tramite Google Connect per suggerire le traduzioni in altre lingue o anche solo per lasciare commenti.
Il coinvolgimento di Google non termina qui. L’azienda sta infatti collaborando anche con l’Autorità Israeliana per le Antichità per un altro progetto di digitalizzazione che metterà in rete circa 30000 frammenti di rotoli del Mar Morto, per un totale di 900 manoscritti.
Questo progetto andrà ben oltre la fotografia ad alta risoluzione. Il sistema MegaVision consentirà infatti la digitalizzazione di ogni frammento nella più alta risoluzione possibile, utilizzando diverse lunghezze d’onda, e permettendone la conservazione sul lungo periodo in modo preciso e non invasivo. Le immagini saranno uguali, in termini di qualità, alle pergamene reali, eliminando così la necessità di esporre nuovamente i rotoli e consentendone la conservazione per le generazioni future. Questa tecnologia contribuirà anche a riscoprire scritti e lettere scomparsi nel corso del tempo: con l’aiuto di luce all’infrarosso e a lunghezze d’onda superiori, questi scritti saranno riportati ‘in vita’, favorendo nuove possibilità per lo studio delle pergamene del Mar Morto.
La conclusione di questo progetto è prevista per il 2016. Per allora dovrebbe essere stata completata anche la digitalizzazione dei reperti del Museo d’Israele; quindi, se tutto andrà secondo le previsioni, entro cinque anni sarà disponibile in rete la totalità dei rotoli del Mar Morto.
Fonte e immagine: The History Blog