ALAIN DE BOTTON
Lo scrittore svizzero Alain de Botton vorrebbe dimostrarci che quello di cui si percepisce un’impellente necessità è una religione laica che superi la divisione tra atei e credenti
[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 31/07/2021; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]
Pagine correlate: Fede e ragione, Chiesa voluta L3; scuola laicista, carta della laicità, cessino le costrizioni
↑2011.08.04 trassi da <pag 25 di Avvenire>: RELIGIONE LAICA, UN GROVIGLIO DI IDEE BISLACCHE (di Roberto Timossi)
«La domanda più insulsa che si possa fare sulla religione è chiedersi se ciò che racconta sia più o meno vero». Con questa lapidaria affermazione lo scrittore svizzero Alain de Botton inizia un suo recente articolo (sul quotidiano “La Repubblica”), che vorrebbe essere una presentazione del suo libro intitolato “Del buon uso della religione. Una guida per i non credenti”. Dopo questo incipit, si stenta a credere che l’intento dichiarato del saggio di de Botton sia quello di rivalutare la religione, specie nei confronti di certo ateismo contemporaneo che non solo spreca il suo tempo a cercare di dimostrare che le religioni sono tutte false, ma soprattutto ignora o sottovaluta le esigenze umane che stanno alla base dello spirito religioso. Lo scrittore svizzero punta a presentarci la seguente “geniale” scoperta: quello di cui si percepisce un’impellente necessità è una religione laica che superi la divisione tra atei e credenti.
E a chi comprensibilmente si domanda «Ma a cosa serve una religione laica?», de Botton risponde che permetterebbe di creare molte cose che ci mancano: nuovi edifici affini alle chiese o ai templi, opere d’arte, giardini pubblici e opere architettoniche. Le opere d’arte, poi, servirebbero a propagandare in maniera efficace la bontà e la virtù, accompagnando il tutto con «lezioni di pessimismo» (sic) in grado di contrastare l’ottimismo della società moderna, come a suo dire facevano in passato le religioni tradizionali. Ci manca insomma la consapevolezza dell’incompiutezza della condizione umana, la percezione di quanto sia feroce e sconsiderata la magnanime rassicurazione laica che tutti possono accedere alla felicità in questo mondo, mentre al contrario una religione laica consacrerebbe templi alla delusione.
De Botton sconfina infine nella politica, prendendosela con i governi liberali e con la loro concezione della solidarietà che punterebbe ad aiutare la gente a rimanere a lungo in vita, senza spiegare che cosa si debba fare di questa nostra esistenza, a differenza delle religioni che comunicano invece il valore della vita.
Non crediamo si debba essere dotati di un particolare acume per comprendere che de Botton mette insieme proposizioni e concetti strampalati, tra loro contraddittori, come quelli inclusi nella definizione di “religione laica”. Questa confusione dei significati e della coerenza logica è tipica di certo pensiero postmoderno, come si riscontra ad esempio nel pensatore “debolista” Gianni Vattimo quando usa espressioni come «cristianesimo non religioso», posto che un cristianesimo non religioso è semplicemente un non-senso.
Quanto invece ci preme mettere in luce è che sotto a questo coacervo di idee bislacche ed estetizzanti, scritte forse solo per essere originali e avere successo editoriale, de Botton pone involontariamente in evidenza un dato oggettivo: l’ateismo contemporaneo ha fallito il suo obiettivo, perché il bisogno di trascendenza dell’essere umano è restato immutato. Non solo, ma la pretesa di costruire una società moderna senza Dio ha illuso gli individui di poter eliminare il dolore ed essere facilmente felici, producendo per converso nuove angosce e nuove sofferenze. Cercando di fare a meno di Dio o di vivere come se Dio non ci fosse si è così perso in etica la nozione del bene e nella cultura antropologica il valore della vita. Queste sono anche le verità profonde che comunica una religione come quella cristiana. Che de Botton non riesce a cogliere.
[CzzC: aggiungo leggendo da Religione civile (una tesi) una volta chiarite la ricostruzione storica e la struttura dell'Ente si è proceduto ad un'osservazione più profonda, spostando l'obiettivo dell'indagine sulle persone, sui volontari, sui loro pensieri e le loro motivazioni. Gian Enrico Rusconi, con la sua analisi delle tematiche della religione civile apre la strada verso la presa di coscienza del fatto che in Italia c'è sempre stata assenza di un filo comune che unisse i cittadini italiani, non solo in quanto tali, ma anche in quanto membri attivi di un'unica comunità. Annoto: bluff dei potentati, perché l'Italia era unita dal cattolicesimo, soprattutto in funzione welfare e culturale, ben prima che si facesse l'unità d'Italia].
Ulrich Bech ed Aris Accornero, a loro volta, fanno comprendere che le questioni del lavoro d'impegno civile e del reddito di cittadinanza diventano un punto centrale che può collegarsi alla categoria della RELIGIONE CIVILE, fino ad esercitarne funzione di supplenza.
[CzzC: il suddetto reddito di cittadinanza non è inteso come quel che sarà targato M5S, ma piuttosto come reddito di base qui descritto da wikipedia]