↑2022.01.06 <aironidicarta> Breviario del dissacratore gennaio 5, 2011 icaroinvolato
L’elemosina è dare dei soldi a qualcuno che ne manifesta il bisogno. Nel canone, a fondo perduto. Io invece non voglio fare l’elemosina per farla, ma come investimento. Quando mi chiedi delle monetine le ramificazioni quantistiche dell’evento elemosina sono molteplici: ti ci comprerai del cibo? O una dose? Un libro? Li metterai nella cassa di famiglia? Io non lo so. La verità è che non ci possiamo divincolare dalla catena delle cause e degli effetti. La mia cosiddetta buona azione può avere una cattiva re-azione, il motore della sequenza – la mia moneta che cade nella mano questuante – può innescare un meccanismo che si allontana dalla originaria bontà dell’azione. Certo, la mia anima sarà più salva della tua, secondo i dettami della religione – che si rivela così fondata su una salvificazione del tutto egoistica, individualistica (e poi parlavano dell’etica protestante…), ma non garantirò la salvezza della tua, agendo così nel modo più lontano possibile dal buon cristiano. Così la carità è smascherata e dissacrata.
Gianmarco, Dissacro e Profano
Ateologo italiano
Una risposta a Breviario del dissacratore
gennaio 6, 2011 alle 12:43 pm CzzC scrive:
Trovo condivisibili alcuni passi del suddetto “Breviario del dissacratore”, ma non condivido lo sbilanciamento dello scrivente sul “non fare/dare” rispetto al “fare/dare” che il bisogno vero comunque invoca. Butto lì una proposta: i centri di assistenza per i poveri (mense, alloggio, bagni, vestiario, arredo …) inventino dei buoni a scadenza di spicciolo valore, acquisibili da donatori che volessero trovare un compromesso tra la buona intenzione del loro gesto di carità e il sospetto che quel gesto venga malamente sfruttato; tra i poveri nascerebbe un mercato clandestino di quei buoni, ovviamente, ma essi manipolerebbero comunque un attestato di carità, più educativo del “non olet” della moneta donata. Ciao. Carlo.
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02/11/2011 rileggo ed annoto che l’idea parrebbe essere idonea al bene comune se i suoi detrattori non sanno argomentare meglio di così:
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Replica gennaio 6, 2011 alle 1:11 pm Giacomo scrive
Mah, se fai la carità solo per toglierti un peso dalla coscienza non è carità,
ma quell’orrendo affare medievale della vendita delle indulgenze, solo
che nessuno te le vende pubblicamente, te le compri te, da solo, tacitamente e
in segreto.
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Replica gennaio 6, 2011 alle 1:59 pm Icaroinvolato scrive:
La carità è ormai vendita delle indulgenze, o lo è sempre stato. Almeno dal
Medioevo. La filantropia e i suoi lati oscuri.