I confini della LIBERTA' ECONOMICA: protezionismo non più tabu?
Nel 2024 osservo quanto fu profetico l’interrogativo in titolo che annotai 14 anni fa, quando «I confini della LIBERTA' ECONOMICA» fu il tema della 6ª edizione del festival dell'economia a Trento. All’epoca si osservava che i salvataggi bancari del post 2008 avevano statalizzato imprese con un patrimonio pari al prodotto interno di interi paesi, il che induceva a domandarsi se si stesse tornando al vecchio capitalismo di Stato del dopoguerra o se stesse accadendo qualcosa di diverso. Ma oggi 2024 osservo che, se nella crisi del 2008 si infranse il tabù degli economisti che non volevano più sentir parlare di protezionismo, oggi, stante la guerra fredda e la terza guerra mondiale a pezzi, ci sono ragioni anche strategiche che spingono a tradire gli accordi mondiali sulla liberalizzazione dei commerci. (WTO/OMC, GATS, globalizzazione, …)
[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 03/11/2024; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]
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↑2024.11.03 Nel 2010 il 6° festival dell’economia di Trento titolava «protezionismo non più tabu?» ma allora si argomentava sulla crisi del 2008, quando, per salvare le banche, vennero statalizzate imprese che avevano un patrimonio pari al PIL di interi paesi. Ma oggi, stante la riscaldatasi guerra fredda e la terza guerra mondiale a pezzi, si aggiungono altre forti motivazioni (occupazionali, di bilancia commerciale, anche strategiche) che spingono a tradire-cambiare gli accordi mondiali sulla liberalizzazione dei commerci (WTO/OMC, GATS, globalizzazione, …). Dai dazi sulle auto cinesi all’esclusione di Huawei e Zte dal 5G, quasi ogni mese vediamo alzarsi nuove barriere reciproche tra i grandi concorrenti-contendenti mondiali. Oggi, ad esempio, leggo che <google s24h telef> l’Indonesia bandisce sia i prodotti di Apple sia quelli di Google: perché? Aveva richiesto che almeno il 40% dei componenti presenti nel dispositivo fosse prodotta localmente, ma nessuno dei due produttori ha raggiunto quella percentuale. Anche i BRICS spingono ad allargare il fossato, perfino smarcandosi dal fronte “occidentale” che all’ONU votava la condanna del Putin aggressore dell’Ucraina e alimentando il discredito delle nostre democrazie, concentrate a sublimare i cosiddetti “diritti civili”: è solo una questione economica o siamo all’inizio di uno scontro di civiltà che si aggiunge a quello creato dall’islamismo?
↑2010.11.01 traggo da Il Trentino – mensile della www.provincia.tn.it - #303 – novembre 2010
Ai confini della libertà
Festival dell'Economia, ecco il tema della sesta edizione
Fausta Stanzi
"I confini della libertà economica", ecco il tema della sesta edizione del .Festival dell'Economia che si svolgerà dal 2 al 5 giugno 2011. «Dopo cinque anni - dice il presidente della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai - quell'esperienza collettiva cominciata con tanto entusiasmo con il tema "Ricchezza e Povertà" continua ad essere vissuta con passione dalla gente trentina e da un popolo dello scoiattolo che proviene da tutta Italia e anche da paesi stranieri. Tutte le edizioni del Festival hanno sempre proposto spazi di assoluta pluralità, perché il sogno di Trento è vedere un'Italia che dialoga, che si confronta civilmente e trova soluzioni ai problemi delle persone, che riesce a tirar fuori i talenti del paese e li fa emergere. Con questo spirito proseguiamo con il Festival dell'economia e con lo stesso principio invitiamo a Trento premi Nobel, esperti e studiosi di fama internazionale. Restiamo convinti che solo con un'interazione molto forte fra universi diversi, cioè donne e uomini delle istituzioni della conoscenza, società civile, politica e imprenditoria possiamo dare risposte vere ai bisogni della collettività del terzo millennio».
Nato con il tema "Ricchezza e Povertà" appunto, il Festival ha già compiuto cinque anni. Dopo l'esordio del 2006 l'argomento affrontato nel 2007 è stato "Capitale umano, Capitale sociale" e l'anno successivo, "Mercato e Democrazia". Nel 2009 il tema riguardava "Identità e crisi globale" mentre "Informazioni, scelte e sviluppo" è il tema discusso quest'anno.
«La crisi - dice Tito Boeri, direttore scientifico del Festival - ha ridisegnato i confini della crescita economica. Il mondo sembra avviato, almeno secondo le previsioni di Fondo Monetario e Banca Mondiale, a tornare a crescere agli stessi tassi di prima della Grande Recessione, ma la crescita sarà tutt'altro che uniforme. Al contrario le asimmetrie fra paesi emergenti e paesi avanzati e all'interno di questi fra paesi orientati all'export ed economie più orientate ai mercati nazionali sono destinate ad aumentare.
Ma - continua Boeri - la crisi ha anche ridisegnato i confini fra pubblico e privato, dunque i confini della libertà economica. L'intervento di Obama per salvare Gm e Chrysler è paradigmatico di questo cambiamento epocale. Il settimanale "The Economist" all'epoca titolava: "GM ha un nuovo boss, ma è Barack Obama ad avere veramente il controllo" I salvataggi bancari hanno statalizzato imprese con un patrimonio pari al prodotto interno di interi paesi. Stiamo tornando al vecchio capitalismo di Stato del dopoguerra o è qualcosa di diverso?
Nella crisi si è infranto un tabù: quello degli economisti che non vogliono più sentir parlare di protezionismo. Al Festival -continua il direttore scientifico - avremmo economisti di grande fama che peroreranno la causa del protezionismo.
Nell'evoluzione dei confini fra pubblico e privato molto dipenderà anche da come verranno riscritte le regole dei mercati, a partire da quelli finanziari. Davvero la lunga transizione verso Basilea 3 imporrà forti riduzioni nell'accesso al credito delle imprese o solo una riduzione nella redditività (ed espansionismo) delle banche?».
«Per me, per noi - sottolinea il presidente Dellai, - constatare che l'appuntamento con il Festival è desiderato e atteso con impazienza ogni anno è fonte di grande soddisfazione. E lo è soprattutto perché al Festival non si viene per comprare qualcosa, o per vedere chissà quali mirabolanti acrobazie, ma si viene per conoscere, per imparare, per fare domande, per avere risposte. Aver intercettato un bisogno di conoscenza e perfezionare di anno in anno le opportunità per porre i saperi a disposizione di tutti è uno dei compiti della politica».