I confini della LIBERTA' ECONOMICA: protezionismo non più tabu?

I confini della LIBERTA' ECONOMICA" sarà il tema della 6ª ediz del festival dell'economia a Trento: protezionismo non più tabu? I salvataggi bancari hanno statalizzato imprese con un patrimonio pari al prodotto interno di interi paesi. Stiamo tornando al vecchio capitalismo di Stato del dopoguerra o è qualcosa di diverso? Nella crisi si è infranto un tabù: quello degli economisti che non vogliono più sentir parlare di protezionismo. Al Festival -continua il direttore scientifico - avremmo economisti di grande fama che peroreranno la causa del protezionismo.

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↑2010.11.01 traggo da Il Trentino – mensile della www.provincia.tn.it - #303 – novembre 2010

Ai confini della libertà

Festival dell'Economia, ecco il tema della sesta edizione

Fausta Stanzi

"I confini della libertà economica", ecco il tema della sesta edizione del .Festival dell'Economia che si svolgerà dal 2 al 5 giugno 2011. «Dopo cinque anni - dice il presidente della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai - quell'esperienza collettiva cominciata con tanto entusiasmo con il tema "Ricchezza e Povertà" continua ad essere vissuta con passione dalla gente trentina e da un popolo dello scoiattolo che proviene da tutta Italia e anche da paesi stranieri. Tutte le edizioni del Festival hanno sempre proposto spazi di assoluta pluralità, perché il sogno di Trento è vedere un'Italia che dialoga, che si confronta civilmente e trova soluzioni ai problemi delle persone, che riesce a tirar fuori i talenti del paese e li fa emergere. Con questo spirito proseguiamo con il Festival dell'economia e con lo stesso principio invitiamo a Trento premi Nobel, esperti e studiosi di fama internazionale. Restiamo convinti che solo con un'interazione molto forte fra universi diversi, cioè donne e uomini delle istituzioni della conoscenza, società civile, politica e imprenditoria possiamo dare risposte vere ai bisogni della collettività del terzo millennio».

   Nato con il tema "Ricchezza e Povertà" appunto, il Festival ha già compiuto cinque anni. Dopo l'esordio del 2006 l'argomento affrontato nel 2007 è stato "Capitale umano, Capitale sociale" e l'anno successivo, "Mercato e Democrazia". Nel 2009 il tema riguardava "Identità e crisi globale" mentre "Informazioni, scelte e sviluppo" è il tema discusso quest'anno.

   «La crisi - dice Tito Boeri, direttore scientifico del Festival - ha ridisegnato i confini della crescita economica. Il mondo sembra avviato, almeno secondo le previsioni di Fondo Monetario e Banca Mondiale, a tornare a crescere agli stessi tassi di prima della Grande Recessione, ma la crescita sarà tutt'altro che uniforme. Al contrario le asimmetrie fra paesi emergenti e paesi avanzati e all'interno di questi fra paesi orientati all'export ed economie più orientate ai mercati nazionali sono destinate ad aumentare.

   Ma - continua Boeri - la crisi ha anche ridisegnato i confini fra pubblico e privato, dunque i confini della libertà economica. L'intervento di Obama per salvare Gm e Chrysler è paradigmatico di questo cambiamento epocale. Il settimanale "The Economist" all'epoca titolava: "GM ha un nuovo boss, ma è Barack Obama ad avere veramente il controllo" I salvataggi bancari hanno statalizzato imprese con un patrimonio pari al prodotto interno di interi paesi. Stiamo tornando al vecchio capitalismo di Stato del dopoguerra o è qualcosa di diverso?

   Nella crisi si è infranto un tabù: quello degli economisti che non vogliono più sentir parlare di protezionismo. Al Festival -continua il direttore scientifico - avremmo economisti di grande fama che peroreranno la causa del protezionismo.

   Nell'evoluzione dei confini fra pubblico e privato molto dipenderà anche da come verranno riscritte le regole dei mercati, a partire da quelli finanziari. Davvero la lunga transizione verso Basilea 3 imporrà forti riduzioni nell'accesso al credito delle imprese o solo una riduzione nella redditività (ed espansionismo) delle banche?».

   «Per me, per noi - sottolinea il presidente Dellai, - constatare che l'appuntamento con il Festival è desiderato e atteso con impazienza ogni anno è fonte di grande soddisfazione. E lo è soprattutto perché al Festival non si viene per comprare qualcosa, o per vedere chissà quali mirabolanti acrobazie, ma si viene per conoscere, per imparare, per fare domande, per avere risposte. Aver intercettato un bisogno di conoscenza e perfezionare di anno in anno le opportunità per porre i saperi a disposizione di tutti è uno dei compiti della politica».