da Avvenire 09/09/2010 pag 4
Diritti
umani, codice universale
Benedetto XVI al Consiglio d’Europa: vita,
matrimonio, libertà educativa e religiosa le condizioni per rispondere alle
sfide decisive della storia
È nella «dignità naturale di ogni persona» la radice
dei diritti umani. L’ha ribadito Benedetto XVI ricevendo ieri, al termine
dell’udienza generale, il bureau dell’Assemblea parlamentare del Consiglio
d’Europa. Pubblichiamo il testo del saluto del Papa, nella traduzione diffusa
da L’Osservatore
Romano .
Signor presidente, cari membri del bureau
dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa: sono molto grato
all’onorevole signor Çavusoglu per le gentili parole che mi ha rivolto a nome
del Bureau e porgo a tutti voi un cordiale benvenuto. Sono lieto di ricevervi
nel 60° anniversario della Convenzione europea dei diritti dell’uomo che, come
è noto, impegna gli Stati membri del Consiglio d’Europa a promuovere e a
difendere la dignità inviolabile della persona umana.
So che l’Assemblea parlamentare ha nella sua agenda
importanti temi che riguardano soprattutto le persone che vivono in situazioni
particolarmente difficili o che sono sottoposte a gravi violazioni della loro
dignità.
Penso alle persone affette da handicap, a bambini
che subiscono violenza, agli immigranti, ai profughi, a coloro che pagano il
prezzo più alto per l’attuale crisi economica e finanziaria, a quanti sono
vittime dell’estremismo o delle nuove forme di schiavitù come il traffico di
vite umane, il commercio illegale di stupefacenti e la prostituzione. Il
vostro lavoro riguarda anche le vittime delle guerre e le persone che vivono
in democrazie fragili. Sono a conoscenza anche dei vostri sforzi per difendere
la libertà religiosa e contrastare la violenza e l’intolleranza nei confronti
dei credenti in Europa e nel mondo.
Tenendo presente il contesto della società attuale,
nella quale si incontrano popoli e culture differenti, è imperativo sviluppare
sia la validità universale di questi diritti, sia la loro inviolabilità,
inalienabilità e indivisibilità.
I n diverse occasioni ho evidenziato i rischi associati
al relativismo nel campo dei valori, dei diritti e dei doveri. Se questi
fossero privi di un fondamento razionale oggettivo, comune a tutti i popoli, e
si basassero esclusivamente su culture, decisioni legislative o sentenze di
tribunali particolari, come potrebbero offrire un terreno solido e duraturo
per le istituzioni sovranazionali come il Consiglio d’Europa e per il vostro
compito all’interno di tale prestigiosa istituzione? Come potrebbe esserci un
dialogo fecondo tra le culture senza valori comuni, diritti e princìpi
stabili, universali, intesi allo stesso modo da tutti gli Stati membri del
Consiglio d’Europa? Questi valori, di- ritti e doveri sono radicati nella dignità
naturale di ogni persona, qualcosa che è accessibile alla ragione umana. La
fede cristiana non ostacola, bensì favorisce questa ricerca, ed è un invito a
cercare una base soprannaturale per questa dignità.
S ono convinto che questi princìpi, osservati
fedelmente, soprattutto quando si parla della vita umana, dal concepimento
alla morte naturale, del matrimonio – radicato nel dono esclusivo e indissolubile
di sé tra un uomo e una donna – e della libertà di religione e di educazione,
siano condizioni necessarie se dobbiamo rispondere in modo adeguato alle
sfide decisive e urgenti che la storia pone ad ognuno di voi. Cari amici, so
anche che desi- derate andare incontro a quanti soffrono. Ciò mi rallegra e vi
incoraggio a svolgere la vostra delicata e importante missione con
moderazione, saggezza e coraggio, al servizio del bene comune dell’Europa. Vi
ringrazio di essere venuti e vi assicuro delle mie preghiere. Dio vi
benedica!
Benedetto XVI
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