RELIGIONI IN TRENTINO - Tavolo delle appartenenze religiose: basta non sentirsi superiori agli altri?

Traggo 2010.06 da pag 42 de “Il Trentino” – giugno 2010  – SOCIETA’ e pongo domande all’autore (NC)

Viaggio attraverso le religioni -"Di fede in fede"

Ecco il dialogo in Trentino.

di Giovanna Collauto

[CzzC: 27/12/2010 nel riordinare “le carte” di fine anno trovo questa pagina che in estate avevo ritagliato e accatastato da rileggere; le dedico un’ora di riflessione che sintetizzo in commenti e domande]

[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 07/05/2024; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]

Pagine correlate: dialogo interreligioso; far cancellare i reati di apostasia e blasfemia; sharia1 e sharia2

 

Quante e quali religioni ci sono oggi in Trentino?

Ecco una domanda che finora pochi anni fa nessuno si sarebbe posto, ma che è diventata attuale per le molte religioni arrivate anche nella nostra provincia con l'immigrazione, che si sono aggiunte ad alcune presenze "storiche" e ad altre importate da trentini che hanno intrapreso percorsi di fede diversi dall'originaria tradizione cattolica. A questa molteplicità di presenze religiose è la stessa Diocesi trentina ad offrire un punto di riferimento e di incontro: il Centro per l'ecumenismo e il dialogo interreligioso, il cui direttore NC (qui audiointervista) è anche moderatore del "Tavolo locale delle appartenenze religiose".

 

NC, incominciamo dai numeri: quante sono oggi le religioni in Trentino e quali con il maggior numero di fedeli?

È sempre difficile "dare i numeri" delle religioni. È indubbio comunque che ormai in Trentino sono presenti tutte le grandi tradizioni spirituali: dal cristianesimo cattolico romano, la tradizione storica prevalente ancora oggi, ai cristianesimi ortodossi, che s'aggirano sugli ottomila fedeli; dalle dimensioni cristiane evangeliche, con presenze degli "storici" valdesi, luterani, riformati, ai molti vecchi e nuovi gruppi, movimenti, congregazioni, chiese "libere" Oltre tredicimila sono gli appartenenti all'islam mentre poche decine sono gli ebrei; centinaia di trentini seguono, o sono comunque interessati alle tradizioni induista e buddista, ma vi sono anche appartenenti alla fede baha'i come credenti del mondo sikk, del buddismo cinese o scintoista. Il panorama è alquanto ampio.

 

Dunque con l'immigrazione non sono arrivati solo musulmani, come certe polemiche e paure potrebbero far pensare; anzi, con gli arrivi in massa dall'Europa dell'Est oggi il Trentino risulta più "cristiano" di prima...

Se facciamo parlare i numeri, il Trentino appare decisamente più cristiano: la percentuale delle persone che aderiscono, o che portano un bagaglio legato alla fede cristiana, è davvero molto alta, grazie soprattutto all'est europeo, ma anche all'America latina e all'Africa; e ci sono anche gruppi di cinesi cristiani.

 

E comunque non tutte le religioni e confessioni sono arrivate con la recente immigrazione...

Il mondo ebraico è presente in Trentino, anche se in piccoli nuclei, da tanti secoli, prima dello sterminio del XV secolo per via del piccolo Simone di Trento. Ma molto prima della recente immigrazione c'erano anche altre comunità, come i valdesi (che sin dagli anni '80 custodiscono una sede propria a Rovereto), i luterani (ai quali negli anni 70 era stato concesso un luogo a Trento e ancor prima una chiesa ad Arco) e un piccolo nucleo ortodosso.

 

Nel "Tavolo locale delle appartenenze religiose" è rappresentata solo una parte delle religioni praticate in Trentino: perché?

Nel Tavolo sono presenti in forma paritetica (ovvero nessuno "comanda" agli altri) le grandi religioni e confessioni che credono che il dialogo sia importante per la loro dimensione di fede e per la vita del nostro Trentino. Il Tavolo non esclude nessuno ma chiede, a chi vi vuol aderire, un impegno preciso a non sentirsi né superiori agli altri né autosufficienti, ma tutti in cammino verso una strada da compiere, insieme, per il bene della comunità [CzzC: per quanto ovvio è sempre opportuno affermare la non preclusione/pre-esclusione nel configurare un tavolo di dialogo ed è indispensabile, come per qualsiasi configurazione di insieme/sistema, definirne il criterio di aggregazione (quiimpegno preciso a …). Il buon senso, prima ancora che la teoria dei sistemi, insegna che tale criterio dovrebbe, per essere efficace, avere la caratteristica della osservabilità misurabile, il che consiglierebbe di esprimerlo in termini comportamentali anziché soggettivo-opinionali (quisentirsi…). Se, per radunarci attorno a un tavolo a dialogare, occorresse rinunciare anche ad una definizione obiettiva di comportamenti e dovessimo formulare il criterio aggregativo nei termini labili di un sentimento soggettivo, passi pure, anche perché dialogare è comunque un bene (mentre dialoghiamo quantomeno non ci facciamo del male fisico); tuttavia non potremmo nasconderci le prevedibili conseguenze connesse a tale riduzione, perché al riguardo la teoria e la prassi sistemistica informerebbero all’incirca così: il suddetto non potrebbe fungere da criterio definitorio, essendo inverificabile, mentre l’attività del sistema (Tavolo) evolverebbe adottando più o meno esplicitamente altri criteri verso i quali il criterio soggettivo fungerebbe da mero auspicio, ma nemmeno buono se qualcuno dei sottosistemi avesse al suo interno regole operative che lo contraddicessero*; in ogni caso, senza un criterio di aggregazione osservabile, il sistema evolverebbe in aumento di entropia. Se tu, NC, mi replicassi all’incirca così: «senza fare il primo della classe in fisica, come definiresti il criterio aggregativo del nostro Tavolo in osservabili termini comportamentali?», formulerei la definizione all’incirca così:

- «un impegno preciso a rispettare fattivamente la dignità reciproca, impegno osservabile quantomeno nei termini di rispetto dell’art.18** della nostra dichiarazione universale dei diritti umani (ancorché diversa da quella di qualche altro assiso al tavolo), cioè con iniziative di dissuasione verso i correligionari comminatori o autori di male fisico ai fratelli della propria fede che si convertissero ad altra fede o all’ateismo»***]

 

Di "Tavoli" analoghi ne esistono in altre province o il Trentino è "speciale" anche in questo?

Sono ormai numerosi i Tavoli o le Consulte interreligiose, in Italia e all'estero. Sovente però nate per disposizione delle istituzioni civili locali. L'esperienza di Trento, forse, è diversa da altre in quanto è nata dal basso, dall'esigenza di alcuni credenti, appartenenti a fedi diverse, di incontrarsi con una certa regolarità e di impegnarsi concretamente per promuovere iniziative volte a cogliere le opportunità che anche le religioni possono offrire, lontano da fondamentalismi o da assolutismi con cui spesso vengono trattate le fedi [CzzC: direi prima di tutto lontano da fondamentalismi o da assolutismi con cui spesso certuni fratelli di fede degli assisi al tavolo brandiscono la propria fede massacrando innocenti al grido di ..., ancorché misconosciuti come correligionari dai suddetti assisi, e lontano dai foraggiatori dei maestri di intolleranza].

 

In concreto, come opera il "Tavolo"?

Innanzitutto fa opera di conoscenza, primo fondamentale passo, a livelli molto diversi (dalle scuole alle parrocchie, dalle istituzioni   alle   associazioni) facendo parlare le religioni "in presa diretta" nel tentativo di abbattere ignoranze e pregiudizi [CzzC: le ignoranze più gravi NON sono quelle di chi, per sua pigrizia o perché in altre faccende affaccendato, non conoscesse abbastanza la fede altrui; ti chiederei_#1, caro NC, se anche a te non paresse che le ignoranze e pregiudizi più gravi siano di chi non vuol riconoscere e condannare la violenza fisica perpetrata su innocenti apostati o supposti blasfemi in ottemperanza di ordini impartiti oggi da eminenti esponenti della sua fede e da governanti che comandano in attuazione di leggi pretese conformi alla sharia]. Offre tavole rotonde su temi di attualità, come le sfide etiche o la violenza; fornisce contributi per risolvere questioni pratiche sulle cerimonie religiose, sull'assistenza spirituale dei diversi credenti; propone anche momenti di preghiera comune. Da tanti anni si presenta alle scuole con una grande mostra interreligiosa annuale che, attraverso gli oggetti, i libri sacri, le tradizioni, rende comprensibile la diversità [CzzC: alcune diversità sono ricchezza per tutti, ma spero che tu, A, non intenda attirare la nostra attenzione sulle diversità buone per distrarci dalla necessità di agire fermamente contro le diversità cattive, non tanto per i singoli cattivi che ci sono dappertutto, bensì quelle diversità normative (pretese conformi alla leggi sacre) che legalizzano il compimento di male fisico contro innocenti con atti che i carnefici definiscono osservanza della propria religione e le vittime subiscono come persecuzione fisica per pura diversità di fede o di convivenza]. Non ultimo, il semplice incontro, in una quotidianità sovente di scontro come prospettata più volte dai media, mostra un'alternativa possibile e credibile.

 

E fra religioni tanto diverse fra di loro, su cosa si basa il dialogo?

Il principio base è quello di riconoscersi bisognosi l'uno dell'altro, per vivere bene. In tal modo la fede diventa un collante. Se poi al centro dell'incontro si punta sul bene comune e sulla diffusione dei valori che tutte le religioni portano nel cuore, il dialogo nasce quasi in forma spontanea. [CzzC: scontato che anche i sistemi più disumani portano alcuni valori, osserviamo che anche massacrare un apostata o un supposto blasfemo è ritenuta azione valorosa nel cuore di milioni di religiosi; certamente, caro NC, non intendi questo massacro come un valore: credo che intendi il Tavolo come diffusore di VALORI COMUNI, ma spero che in testa ad essi tu metta la LIBERTÀ per chiunque di chiamare CRIMINALI i massacratori suddetti, qualunque sia la religione da loro vantata e il Dio invocato nell’atto di far schizzare il sangue innocente; spero anche che questa LIBERTÀ di parola sia non solo affermata al Tavolo, ma anche ibidem difesa dal rischio di essere ammutolita con fatwe detonatrici]. Certo, non è facile vivere tra diversi e pensare in modo diverso la situazione; tante volte lo stesso linguaggio risulta difficile o persino incomprensibile. Questo però ci aiuta a vivere pensando all'alterità davvero come ad un valore importante [CzzC: ti chiederei_#2: chi non considera l’alterità come un valore importante? Forse i seguaci di Cristo educati ad amare perfino i persecutori? O piuttosto coloro che si guardano bene dal fatware i fratelli capi religiosi che aizzano a massacrare un apostata o un supposto blasfemo? O quelli che rinnegano i fratelli che ammettono che i loro libri sono intrisi della parola uccidere?].

 

Ma mentre voi "dialogate" in Trentino si sentono rivendicazioni dell’ “identità cattolica" che esprimono la paura di perderla: una paura che lei, cattolico impegnato nel dialogo, non sembra avere...

Bisognerebbe innanzitutto chiedere a quanti hanno paura di perdere la loro identità se davvero ce l'hanno - l'identità - e soprattutto che cosa sanno della loro identità! Mi fanno molta paura le persone che vivono di certezze assolute e di dogmatismi precostituiti. [CzzC: tanti cristiani, impegnati nondimeno di qualcuno che li ritiene non sufficientemente adulti e democratici, sono pacificamente consapevoli della propria identità, vivono alcune certezze di fede, anche sancite da dogmi, ed hanno molta paura di ben altro/altri, stando a certi accadimenti quotidiani del tipo di cui sopra conclamato]. No, io posso semplicemente dire, e lo sosterrò sempre, che l'incontro con l'altro, in me, non ha fatto altro che rafforzare ciò che io sono davvero, anche dal punto di vista della fede. L'incontro con l'altro mi ha dato la possibilità di conoscermi, di verificarmi, di attuare una sana pulizia delle mie radici, e così di radicarmi sui (pochi!) valori non negoziabili che il Vangelo ancora oggi mi offre: il comandamento dell'amore e la pagina delle beatitudini. Lì si scopre che dell'altro io ho la necessità, per fede, e che l'altro, per fede, per me è una piccola traccia del Volto di Dio: solo mettendola insieme alle altre. Dio può davvero dire ancora qualcosa al mondo. [CzzC: scontato che il Cristiano sia educato a ricercare il bene comune in relazione con tutte le genti, perfino con i suoi persecutori, sorvolo sulle conseguenze umane prima ancora che religiose derivanti dalla sublimazione di una Caritas che prescindesse dalla Veritate, per osservare come le espressioni “pulizia di radici” e “pochi valori non negoziabili” confermino già qui la labilità dell’enunciato criterio aggregativo del Tavolo «non sentirsi superiori»: in che senso?

non essendo difficile cogliere l’IRONICA ALLUSIVITÀ, ma soprattutto la presunzione di SUPERIORITÀ sottesa alle tue espressioni nei confronti della Guida della Chiesa Cattolica, che si esprime con ben altra cura in materia di “radici cristiane” e di “valori non negoziabili” (clic 23/03/2010), è evidente quante poche righe bastino per scordare l’«impegno preciso a non sentirsi superiori agli altri »;

se tu mi dicessi che dissentire da punti di vista della Gerarchia cattolica su certe questioni laico-religiose non significa volersi mettere sopra di essa, ma esplicare un’azione profetica che spetta a qualunque fedele, ed esplicata in particolare dai cattolici adulti e democratici, mentre agli altri “chiediamo che cosa sanno della loro identità”, ti chiederei_#3 di usare questo argomentare come un ottimo esempio da portare al Tavolo, dove con la tua moderazione potresti osar promuovere il bene comune anche ad esempio così

cari fratelli del tavolo delle appartenenze religiose, il nostro impegno preciso a non sentirsi superiori agli altri deve spingerci ad agire, ciascuno nel proprio ambito di fede, cominciando a contrastare correligionari presuntuosi di superiorità che si accanissero con male fisico contro l’alterità religiosa, ad esempio perseguitando i confratelli che cambiassero la fede in altra (apostasia) e gli infedeli accusati di blasfemia o semplicemente di convivenze diverse;

cari fratelli del tavolo, non abbiate paura che le “autorità” della vostra fede vi facciano del male per la vostra azione persuasiva o dissuasiva finalizzata a questo nobile intento, perché trattasi di far rispettare l’art.18 della dichiarazione universale dei diritti umani che ciascuno stato dovrebbe aver sottoscritto (a prescindere dalla sua maggioranza islamica o indu o buddista) e da cui, fra l’altro, discende il primo e secondo dei nostri tre valori non negoziabili; a meno che qualcuno degli assisi al tavolo non si rifaccia ad una diversa dichiarazione dei diritti umani apposta per poter perseguitare gli abiuri;

- non abbiate paura che le “autorità” della vostra fede vi facciano del male se affermate la priorità dei genitori nell’educazione dei figli, perché trattasi di far rispettare l’art.26.3 della dichiarazione universale dei diritti umani che coincide, guarda caso, con il terzo ed ultimo dei nostri 3 valori non negoziabili (libertà di educazione);

- non abbiate paura: vedete come io stesso mi permetto di dissentire, di criticare e perfino di usare un po’ di ironia nei confronti delle “autorità” della mia fede, senza timore che qualcuno mi faccia del male fisico?”

cari fratelli, non usiamo qui l’alibi di eventuali persecuzioni incruente azionate da presunti nemici dell’islam per giustificare il male fisico ad inermi provocato da islamici in ritorsione: nell’intento di ridurre il male, permettiamoci dunque di posporre il male non fisico per concentrare la nostra azione a prevenzione del male maggiore, quello fisico procurato ad inermi per apostasia e supposta blasfemia, con tutta la comprensione per chi di noi reagisse anche in modo forte (non col sangue) contro chi offende i simboli della nostra fede;

- riconoscendo che non sarebbe facile per alcuni di voi agire platealmente per condannare e contrastare certe leggi e fatwa delle vostre fedi ordinanti il male fisico di cui sopra, restiamo intesi che

- il rischio per il bene fisico dei pubblicamente dissenzienti sarebbe troppo elevato

- e, quindi, sarebbe comprensibile la pazienza e la cautela in merito che adotteremmo a questo tavolo per il suddetto obiettivo].

 

In Trentino ci sono anche "non credenti": qual è secondo lei il ruolo delle religioni in un mondo sempre meno "religioso" (almeno in senso tradizionale) e quale il dialogo possibile fra credenti e non?

Ritengo che il mondo delle religioni dovrebbe come prima cosa compiere un'azione di autocritica, ovvero sentirsi presente "insieme" al mondo a-religioso. Il territorio del Trentino non è composto solo da credenti! Prender atto di questo sarebbe già un primo buon passo. Come secondo passo, sarebbe importante cogliere l'importanza della laicità come luogo di incontro: la laicità è il solo mezzo che ci permette di vivere, bene, da diversi, in un territorio [CzzC: ti chiederei_#4 se intendi laicità o laicismo: di laicità mi sembri voler parlare soprattutto a noi che siamo stati educati a dare a Cesare quel che è di Cesare, mentre mai ti sentii pretendere maggiore laicità da qualche autorità che oggi, non secoli fa, impone anche alle minoranze religiose la legge della religione prevalente, ti sentii scusare questa parzialità col fatto che per loro la religione e lo stato non sono disgiungibili].

Come terzo passo mi piacerebbe che questi due mondi, apparentemente inconciliabili se non talvolta in opposizione, potessero incontrarsi per cercare di mettere al centro del loro pensiero tutta quella serie di valori che rendono autorevole e degna ogni creatura umana. La giustizia, l'onestà, la responsabilità, ma anche la vita stessa, la sofferenza, la frammentazione umana, dovrebbero potersi confrontare, in modo onesto e serio, senza preclusioni e senza il dover sempre detenere la parola ultima e definita da una parte piuttosto che dall'altra. Io sento molto forte la mancanza di confronto, in questo nostro tempo. Che non fa altro che segnare negativamente qualsiasi tipo di relazione. Se le religioni, facendo mie le parole di Etty Hillesum, non si trasformano presto in un balsamo per lenire le molte ferite [CzzC: a cominciare da quelle fisiche sollecitate oggi da “autorità” religiose] potrebbero rischiare di implodere, rimanendo sole, e insignificanti.

 

[CzzC: noto che, mentre sono stati referenziati perfino i pochissimi Baha'i, non sono stati menzionati i Testimoni di Geova, che in Regione hanno molti e attivissimi aderenti: ti chiederi_#5 perché li nomini. Temo che i TdG non abbiano accettato l’impegno preciso a non sentirsi superiori agli altri: se così fosse, non mi stupirei, perché i TdG

- potrebbero aver considerato troppo elevato il rischio di bluff derivante dalla imponderabilità del criterio soggettivo enunciato;

- potrebbero essere consapevoli che chiunque aderente ad una fede si sente di fatto superiore ad altre fedi, quantomeno per certi aspetti se non per tutti, tant’è che anche loro, quasi come qualcun altro assiso al Tavolo, fanno ponti doro a chi entra nella loro setta, ma farebbero vedere sorci verdi a chi ne volesse uscire;

però in quanto provenienti da radici giudaico-cristiane non accettano alla leggera la menzogna, il bluff, l’inganno, nemmeno nei confronti dell’«infedele», nemmeno a fronte di un criterio così poco osservabile e misurabile].

 

[CzzC: mi permetteresti un’ultima domanda_#6? Se sì, che ne pensi di questa*** proposta?]

 

IL CENTRO PER L'ECUMENISMO

Il Centro per l'ecumenismo e il dialogo interreligioso ha sede a Trento in Via Barbacovi 4 e dall'autunno dello scorso anno è presieduto dal delegato vescovile don Andrea Decarli. Il direttore NC vi opera dalla fine degli anni '80. Il Centro ospita una "Cappella ecumenica", una biblioteca, una raccolta di oggetti di culto delle diverse religioni ed una sala dove si svolgono periodicamente incontri pubblici organizzati dallo stesso Centro, dal "Tavolo locale delle appartenenze religiose" o da altre istituzioni ed associazioni. Per informazioni: Tel. 0461 891319; e-mail: ecumenismo@diocesitn.it.

 

ATTORNO AL "TAVOLO"

Il "Tavolo locale delle appartenenze religiose" nato nell'autunno 2001, è attualmente composto da rappresentanti delle seguenti religioni: Baha'i, Buddismo, Cristianesimo, Ebraismo, Induismo e Islam. Per il Cristianesimo, oltre alla Chiesa cattolica sono rappresentate la Chiesa evangelica luterana, la Chiesa evangelica valdese, la Chiesa ortodossa romena, la Chiesa ortodossa russa e la Chiesa ortodossa serba. La sede del "Tavolo" è presso il Centro per l'ecumenismo e il dialogo interreligioso, in Via Barbacovi, 4 a Trento, dove sono disponibili informazioni e recapiti delle religioni e "chiese" rappresentate.

 

SIGNIFICATI DIVERSI

Le parole religioni e confessioni hanno significati diversi: il Cristianesimo è una religione (come l'Ebraismo, l'Islam, il Buddismo, l'Induismo, la fede Bahal...), mentre si chiamano "confessioni" quella cattolica, luterana, ortodossa, valdese, etc. Diverso è anche il significato di ecumenismo e dialogo interreligioso: quest'ultimo si riferisce al dialogo fra religioni diverse, mentre per ecumenismo si intende il cammino verso l'unità dei cristiani, ovvero il "dialogo" interno al Cristianesimo, fra varie confessioni e "chiese" (fra cui la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse, evangelico-luterane e valdesi).

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*  CzzC: nella fattispecie uno dei sottosistemi rappresentati attorno a quel tavolo ha una regola operativa che definisce la liceità morale di INGANNARE i kafir (infedeli) – vedi Taqiya o Kitman (clic 27/12/10) - se il bluff potesse essere funzionale al perseguimento della SUPERIORITÀ (clic 27/12/10) di quel sottosistema religioso rispetto agli altri.

** L'art.18 recita: «Ogni individuo ha il diritto alla libertà .. inclusa la libertà di cambiare religione o credo». Malgrado la carta dei diritti umani lo vieti, in alcune nazioni l'apostasia è punita, talvolta è prevista anche la pena di morte. «Il Comitato osserva che la libertà di avere o adottare una religione o credo implica necessariamente la libertà di scegliere una religione o un credo, incluso il DIRITTO DI RIMPIAZZARE LA PROPRIA ATTUALE RELIGIONE O CREDO CON UN'ALTRA o di adottare una visione atea [...] L'articolo 18.2 esclude la coercizione, che danneggerebbe il diritto di avere o adottare una religione o un credo, incluso l'uso o la minaccia della forza fisica o delle sanzioni penali per costringere i credenti o i non-credenti ad aderire alle loro credenze religiose e congregazioni, ad abiurare la loro religione o credo o a convertirsi.»

*** CzzC: suggerirei inoltre che nel regolamento interno del Tavolo si riprendesse il criterio di aggregazione per definire OBIETTIVI OPERATIVI congruenti, ad esempio in questi termini: «per promuovere fattivamente il rispetto della dignità reciproca, criterio minimale della nostra aggregazione, almeno una volta all’anno il tavolo promulgherà un ATTO pubblico, nominalmente sottoscritto, in appello ai responsabili nazionali ed internazionali della fede nel cui nome fossero stati procurati danni fisici a fedeli che l’avessero abbandonata per altra fede o a infedeli accusati di blasfemia e tale atto sarà recapitato al destinatario più pertinente, da parte del rappresentante locale di quell’appartenenza»