Da Avvenire 29/12/2009

 

Schillebeeckx: addio al controverso teologo del Concilio

 DI MARCO RONCALLI

 Fra i «grandi vecchi» della teologia del ’900, protagonista del Vaticano II, teorico della correlazione fra esistenza umana e fede cristiana, Edward Schillebeeckx è mancato, novantacinquenne, alla vigilia di Natale (23/12 ndr) a Nimega, in Olanda. Noto anche per qualche guaio con la Congregazione per la dottrina della fede tra 1978 e ’81 a causa delle sue teorie aperte sul celibato e di certe interpretazioni poco ortodosse sulla figura di Cristo e la risurrezione(1), e in seguito per altri punti dogmatici controversi, Schillebeeckx aveva imparato presto a mettere in dialogo il depositum fidei della tradizione e i problemi dell’uomo contemporaneo nei differenti contesti culturali, collocando la sua ricerca in una prospettiva marcata da una forte presenza dell’umano. Una teologia dove gli uomini sono le parole usate da Dio per scrivere la sua storia, della quale la Chiesa è chiamata a essere testimone aprendosi al mondo. Una teologia più sulle «cose penultime», rimanendo non dette le «cose ultime»; nella quale parlare di Dio ha pieno senso nella prassi del regno di Dio; per la quale i sacramenti sono incontri di Dio e degli uomini in Cristo. Nato ad Anversa nel 1914, entrato ventenne fra i domenicani, dopo i corsi di filosofia e teologia all’Università di Lovanio fu ordinato sacerdote nel 1941.

  Specializzatosi sul tomismo, nel ’45 arrivò a Parigi per completare gli studi a Le Saulchoir (con Chenu e Congar) e alla Sorbona. Dopo aver insegnato teologia a Lovanio, passò nel ’58 all’Università Cattolica di Nimega. Durante il Vaticano II si fece conoscere come consulente dell’episcopato olandese. Fu tra i principali redattori della Dei Verbuma fianco di Karl Rahner e del giovane Ratzinger (che da prefetto della Congregazione per la dottrina della fede non mancherà di fargli notare «il disaccordo con l’insegnamento della Chiesa» in «punti importanti » da lui elaborati). Senza dimenticare il suo ruolo tra i fondatori della rivista Concilium e quale ispiratore del Nuovo catechismo olandese, né la vicinanza negli anni ’70 della sua «teologia della prassi»(1) alla «teologia della liberazione», di lui vanno pure ricordati almeno alcuni libri significativi. Fra questi Dio, il futuro dell’uomo (1967), cuore del suo pensiero cristologico, che segna una cesura nel suo percorso verso la comprensione dei testi della Rivelazione, il valore esperienziale delle formule di fede, l’incontro fra Gesù e i discepoli: che è prima esperienza di salvezza, poi messaggio da trasmettere in modo adatto a ogni tempo e contesto. Insieme menzioniamo i volumi del suo innovativo progetto cristologico: Gesù la storia di un vivente (’74); Il Cristo, la storia di una nuova prassi(’77), sino a Umanità, la storia di Dio (’89) uscito dopo il ritiro dall’insegnamento nel 1983. Ma ci sarebbero altri titoli da ricordare, cari ai teologi alle prese con il problema della salvezza, così come della liberazione umana. Per Schillebeeckx infatti la redenzione cristiana non è riconducibile all’emancipazione storica(2), ma vi è legata da un rapporto solidale. Detto con le parole di un altro teologo – Rosino Gibellini, editore di parecchi scritti del nostro –- rovesciando il titolo di un best seller degli anni ’60 Onesti con Diosi potrebbe caratterizzare l’istanza che guida la sua intera riflessione con la richiesta di essere «onesti con il mondo».

 

Czz:

(1)  Mancuso probabilmente tifa molto per lui: vedi sue tesi sulla resurrezione e sulla teologia della prassi.

(2)  vedi tra gli amici di Waslala quello cui piace Cristo "perché lui ce l'ha fatta" (Ntz parrocchiale 29/11/2009)