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ultima modifica il 19/03/2020 |
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Tienanmen? oggi e’ anche peggio |
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Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità: contrassegno miei commenti in grigio rispetto al testo attinto da altri. |
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Harry Wu, rifugiato negli Usa: «In Cina la repressione contro ogni dissenso è aumentata». <wikipedia>: «La sera del 3 giugno 1989 ero nel cortile di casa insieme ai miei familiari quando udii una fitta sparatoria. La tragedia che avrebbe sconvolto il mondo stava iniziando» (Zhao Ziyang, da Prisoner of the State: The Secret Journal of Premier Zhao Ziyang)
Traggo da L’Adige 4 giugno 2009. Vedi anche questo pdf di Alberto Piccioni,
La mattina del 4 giugno 1989, in Piazza Tienanmen a Pechino, i morti si contavano a migliaia, in maggioranza studenti. Venti anni dopo, il governo di Pechino ha approntato misure di sicurezza straordinarie perché nessuno osi ricordare quel massacro. L'origine della protesta fu la morte di un riformista del Partito Comunista Cinese, Hu Yaobang. Una protesta nata pacatamente. Ma Deng Xiaoping, allora segretario generale del Partito comunista cinese, iniziò un braccio di ferro con gli studenti che chiedevano maggiori libertà. Dopo la proclamazione della legge marziale, a Pechino la rivolta fu spenta nel sangue nella notte del 3 giugno 1989. Ma il regime oggi è in crisi, secondo Harry Wu, dissidente e rifugiato negli Stati Uniti dal 1985 dopo aver passato diversi anni - tra 1956 e il 1979 nei Laogai, l'equivalente cinese dei Gulag sovietici. Professore universitario di geologia a Berkeley, California, Wu è direttore della «Laogai Research Foundation» e si occupa dei diritti civili in Cina. In Italia esiste una sezione del LRF presieduta da Antonello Brandi che recentemente, in un ciclo di conferenze nelle scuole trentine, ha mostrato agli studenti cosa accade nei Laogai. In questi giorni a Washington, Wu ricorderà Tienanmen con i tre giovani che gettarono gusci di uova pieni di vernice sul ritratto di Mao Zedong il 23 maggio 1989: Lu Decheng, Yu Zhijian e Yu Dongyue. Cosa successe veramente nella notte tra il 3 e il 4 giugno 1989 in piazza Tienanmen? «Io avvertii gli studenti che il regime avrebbe risposto con violenza, ma le ambizioni di libertà erano grandi e si sperava che l’anima “riformista” del partito avrebbe avuto la meglio. Purtroppo accadde il contrario. So che circa duecento carri armati entrarono nella piazza con l’esercito in assetto di guerra e verso le 23 del 3 giugno cominciarono a sparare. Non si sa il numero esatto delle vittime. La croce rossa del tempo parlò di 2.600 morti». Cosa è cambiato da allora in Cina? «Purtroppo la situazione dei diritti umani in Cina è peggiorata. Dopo il beneplacito ricevuto dalla comunità internazionale in occasione delle Olimpiadi, la repressione contro ogni dissenso è aumentata. Le torture, gli arresti, le persecuzioni religiose continuano». Perché fino ad oggi il popolo cinese non è riuscito a liberarsi dall'oppressione? «Vi sono decine di migliaia di rivolte di contadini, cittadini e operai in Cina ogni anno: contro gli espropri delle terre, la corruzione, le sterilizzazioni e gli aborti forzati. Purtroppo il regime comunista cinese si regge ancora grazie all'appoggio dell'occidente e degli affari internazionali. I vostri governanti non sembrano capire che la Cina ha più bisogno dell'Occidente che viceversa». Quali sono gli elementi della cultura tradizionale del suo Paese che possono aiutare il popolo a riscattarsi da questa situazione? «I principi morali e religiosi. Secondo un recente studio di professori dell'Università di Shanghai, almeno 400 milioni di cinesi sono credenti e questo numero aumenta ogni anno. In Cina vi è una vera e propria sete di Dio». Le Olimpiadi hanno aiutato la Cina a percorrere la strada dei diritti umani? «La Cina non doveva essere ammessa come sede dei Giochi olimpici, simbolo di pace e di solidarietà fra i popoli. Sono stati gli affari delle multinazionali e gli sponsor a permetterlo. Ora, con l'avallo delle Olimpiadi il regime comunista di Pechino continua e perfino aumenta la repressione contro ogni dissenso», Com'è la situazione riguardo alla libertà di religione? «Oggi in Cina è illegale essere un cattolico fedele al Papa. I cattolici “sotterranei” sono spesso perseguitati, arrestati e talvolta uccisi. Il 16 marzo Padre Francesco Gao Jianli, di 39 anni, sacerdote cattolico della Diocesi di Fengxiang, è stato picchiato a sangue e ricoverato nell’ospedale di Baoji. Giacomo Su Zhimin e Cosma Shi Enxiang, due vescovi della chiesa clandestina cattolica, sono ancora in mano alla polizia in località sconosciuta da numerosi anni». Cosa sono i Laogai esattamente e perché in Occidente non se ne parla? «Sono campi di concentramento, almeno mille oggi, dove soffrono milioni di persone costrette al lavoro forzato e alla "riforma del pensiero". È triste constatare che se ne parli poco oggi in Occidente. Probabilmente perché il lavoro forzato dei detenuti rappresenta una fonte di alti profitti. Ma l'economia non è tutto: ci sono anche i diritti!». Qual è la relazione tra il regime cinese e il capitalismo occidentale? «Purtroppo sembra essere di sola collaborazione economica. Pochi sono i politici sinceramente preoccupati per i diritti dei lavoratori, delle donne e dei bambini. Basta vedere le dichiarazioni di Hillary Clinton durante il suo ultimo viaggio in Cina». Vede qualche speranza per il futuro? «Il regime comunista cinese è in forte crisi a causa delle decine di migliaia di rivolte popolari, della crisi economica e degli scandali dei prodotti nocivi che hanno molto danneggiato l'export e causato migliaia di bancarotte e decine di milioni di nuovi disoccupati. Credo sinceramente che sia solo questione di tempo: il regime crollerà». Alberto Piccioni – L’Adige 4 giugno 2009. |
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30/05 2013 |
Xiaobo: elegie per Tienanmen. Quella sedia rimasta vuota alla cerimonia di consegna del Nobel per la pace del 2010 continua a rappresentare un simbolo eloquente della repressione del dissenso in Cina. |