A PERUGIA 34 LOGGE MASSONICHE su 16k abitanti
Perugia è un groviglio di circoli chiusi, impenetrabili come fortezze, con una massiccia presenza della massoneria: trentaquattro logge in una città di 160 mila abitanti. Il tradizionale legame fra università e massoneria
26/08/2013 trassi il suddetto da Repubblica del 2007.03.30
[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 12/11/2022; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]
Pagine correlate: potenti matrici della cultura dominante
↑2007.03.30 <repubblica> inchiesta città, il potere a Perugia (trovai l'articolo il 26/08/2013 cercando di Brunello Cucinelli)
POLITICA
L'INCHIESTA / Chi comanda nelle città Perugia, il potere soft tra Medioevo e futuro
dal nostro inviato CURZIO MALTESE
PERUGIA - Un viaggio in Umbria è sempre un viaggio nel tempo, in molti sensi. Anzitutto, non bisogna aver fretta. Il cuore d'Italia ha il battito lento, la terra dove "la calma si trova a due passi dalla passione" (De Musset) attira più pellegrini che turisti. Non solo ad Assisi. In fondo anche i milioni di visitatori di Umbria Jazz, di Eurochocolat, di "Cantine Aperte" e della marcia della Pace, a modo loro sono in pellegrinaggio verso santuari laici.
Disposti a perdersi nell'incanto dei paesaggi, nelle valli belle come la Toscana, ma meno oleografiche, più ruspanti e segrete. Di gran moda fra le star, come Sting e Bruce Springsteen, che hanno appena traslocato famiglie e clan dal Chiantishire a Montone.
Ed è un viaggio nelle epoche, in una regione sospesa fra Medioevo e futuro. Come la pittura umbra, che salta dal Perugino a Burri. Perugia, l'"Oxford italiana" di Indro Montanelli, con la sua università antica di sette secoli, le mura alte e perfette, la Rocca Paolina, è un museo vivente ma anche il laboratorio sociale di un felice "melting pot" all'italiana, con una popolazione di immigrati fra le più alte e un indice di criminalità fra i più bassi. Non esiste consiglio comunale che non abbia consiglieri immigrati ed è palestinese il deputato di Perugia, Ali Rashid di Rifondazione. L'università per gli stranieri è il miglior ponte culturale fra Italia e Cina, per non dire l'unico, visto che qui studia la metà degli studenti cinesi presenti nel nostro Paese.
L'euforia di un'aria pulita, il carezzevole tratto degli orizzonti, lo splendore dell'arte, il profumo stordente dei fiori e delle utopie, tutto rende questa terra a prima vista paradisiaca. Perfino la globalizzazione in Umbria è stata dolce. E' arrivata prima che altrove, con i due colossi industriali, la Buitoni-Perugina e le acciaierie di Terni, finite nelle mani di Nestlè e Krupp. In compenso la perugina Colussi è diventata una multinazionale e fa shopping nel mondo dei marchi (Misura, Liebig, Sapori, Flora) e le medie imprese innovative si sono organizzate per rispondere con guizzi di originalità e oggi c'è chi vende frigoriferi agli eschimesi, legno ai canadesi, energia solare agli spagnoli, cioccolata agli svizzeri, cashmere agli indiani, jazz agli americani.
Medioevo e futuro s'intrecciano nelle strutture del potere. Perugia è un groviglio di circoli chiusi, impenetrabili come fortezze, con una massiccia presenza della massoneria: trentaquattro logge in una città di 160 mila abitanti. [CzzC: vedi 04/09/2012 sagra musicale umbra “Uno degli appuntamenti più attesi è la prima esecuzione nella storia della cantata massonica Amphion, scritta a Parigi nel 1786, alla vigilia dello scoppio della Rivoluzione francese”]
Il tradizionale legame fra università e massoneria si attiva molto in queste settimane di campagna elettorale per i rettorati. Sono favoriti gli uscenti, il microbiologo Francesco Bistoni all'università per italiani e l'italianista Stefania Giannini agli stranieri, ma si combatte a colpi di comizi e riunioni. E' la vera campagna elettorale perugina. Le altre si chiudono di fatto quando i Ds locali comunicano i nomi dei candidati alle poltrone di sindaco, presidenti di provincia e regione, seggio alla Camera e al Senato.
E' diviso in feudi anche il potere nell'informazione, con i due giornali di Perugia, il Giornale dell'Umbria e il Corriere dell'Umbria, in mano a due cementieri, entrambi eugubini, il gruppo Colaiacovo (colosso con tremila dipendenti) e il concorrente Barbetti, che li usano per farsi la guerra, in omaggio a un vecchio adagio umbro: "Il sogno segreto/ dei corvi di Orvieto/ è mettere a morte/ i corvi di Orte". Con una netta prevalenza di Carlo Colaiacovo, al centro di un sistema di potere che comprende anche tre tv locali, la presidenza dell'associazione industriali e della fondazione bancaria, senza farsi troppi scrupoli di conflitto d'interessi.
Eppure nel Medioevo umbro si aprono squarci di modernità. Non c'è forse un'altra regione in Italia, per esempio, dove s'incontrino altrettante donne nei posti di comando. Tutte nipotine di Luisa Spagnoli, la pioniera che nel 1907 fondò la Perugina, inventò il celebre "Bacio", si dice per amore di Francesco Buitoni, e poi la celebre catena di negozi, oggi gestita con talento dalla pronipote Nicoletta. Sono le sorelle Maria Grazia e Teresa a mandare avanti la Lungarotti, colosso del vino. Una quarantenne di Foligno, Catia Bastioli, amministratore delegato della Novamont, ha progettato una plastica biodegradabile e per questo è candidata al premio di inventore europeo dell'anno.
Sono donne i sindaci di Todi e Città di Castello, la rettore dell'università degli stranieri e naturalmente lei, la "regina dell'Umbria", la presidente Maria Rita Lorenzetti. Contraria alle "quote rosa" perché non ne ha mai avuto bisogno. A meno di trent'anni era sindaco di Foligno, a trentacinque presidente della commissione parlamentare dell'ambiente, a quaranta (nel 2000) prima e unica governatrice d'Italia, riconfermata nel 2005 con un plebiscito, il 63,2 per cento, record nazionale. A conferma di una regione al femminile, come testimonial della Regione Umbria si è offerta Monica Bellucci, nata a Città di Castello.
La popolarità della "regina" Lorenzetti si spiega con la ricostruzione dopo il terremoto del 1999 e con la fama di politico più antiberlusconiano d'Italia per via di alcune clamorose polemiche con l'ex presidente del Consiglio, sulla marcia Perugia-Assisi, sul 25 aprile e appunto sul terremoto. "Quando crollò quella scuola in Molise, Berlusconi ebbe il coraggio di dire: non faremo come l'Umbria. Perché non viene adesso a vedere come sono stati restaurati i borghi, più belli di prima?".
Tutto vero, con qualche eccezione. Per esempio il centro storico di Nocera Umbra, ancora in macerie. "Guarda caso, l'unico dove c'è un sindaco di destra", risponde pronta. "Siamo circondati da una fama di regione vecchia, bella ma immobile. I problemi ci sono, a partire dall'invecchiamento della popolazione, duecentomila pensionati su ottocentocinquantamila abitanti. Ma guardi Perugia, il modo in cui ha integrato gli stranieri, eliminato il traffico cittadino con le scale mobili che ci copiano da tutto il mondo, inventato manifestazioni di successo nel mondo. Provi a visitare i nuovi distretti tecnologici verso il Trasimeno, a parlare con i giovani imprenditori e vedrà che stiamo vivendo una piccola rivoluzione".
Seguo il consiglio e a una decina di chilometri da Perugia, vicino Corciano, visito quella che è forse la più piacevole fabbrica del mondo, la Cucinelli. Un borgo del '300, Solomeo, del tutto restaurato, dove le operaie lavorano nei casolari, all'ombra degli affreschi, guadagnano il doppio delle colleghe dei maglifici senza mai fare un'ora di straordinario e mangiano in una mensa da Gambero Rosso. Brunello Cucinelli, 43 anni, [CzzC: nel 2007 dovrebbe averne 10 di più se fosse nato nel 1953 come dice Wikipedia] è il re del cashmere, esporta in tutto il mondo, dagli Stati Uniti al Giappone, ora in Cina e India, ma è l'esatto contrario dell'esangue e manierato stilista. Figlio di contadini, un passato di estremista, ha l'aria del francescano di sinistra e ricorda da vicino Mario Capanna. La sua rivoluzione l'ha fatta con i colori e il cashmere, ma ora si preoccupa "di restituire alla società una parte della mia fortuna".
Ha salvato Solomeo dalla distruzione, adesso pensa a costruire un teatro neoclassico, che Luca Ronconi dovrebbe inaugurare, parchi per la meditazione religiosa, fondazioni benefiche. Cita Sant'Agostino, San Benedetto e Aristotele molto più di quanto non parli del bilancio consolidato o delle sfilate milanesi. In maniera perfino sospetta per uno che aumenta il fatturato del 20 per cento all'anno. E' presidente dei quindici teatri umbri, uno più bello dell'altro, e direttore dello Stabile di Perugia. Come quasi tutti gli industriali umbri, coltiva ulivi e vigne. "L'amore per il territorio era un lusso e oggi è diventato un marchio di garanzia nei mercati internazionali".
[CzzC: leggendolo firmato sotto il motto che “nello Stato si realizza l’essenza dell’Eticità”, mi vien da sospettare che massa ci covi].
Un altro imprenditore filosofo è Gianluigi Angelantoni, erede di Giuseppe, a capo di un'altra fabbrica-convento, sullo splendido Cimacolle davanti a Todi, che è un gioiello della tecnologia italiana. L'Angelantoni è specializzata in ingegneria del freddo, ha costruito simulatori ambientali usati in cinque continenti, il più avanzato simulatore per testare i satelliti, venduto all'India e inaugurato nel febbraio scorso a Bangalore durante il viaggio di Prodi, il sistema per conservare l'Uomo di Similaun e altro ancora. La prossima scommessa di Gianluigi Angelantoni è il progetto Archimede, in collaborazione col premio Nobel Rubbia. "E' un nuovo sistema di produzione di energia solare mutuato dallo stesso concetto degli specchi ustori di Archimede" spiega. "Sarà destinato ad abbattere i costi dell'energia solare. Gli spagnoli l'hanno già prenotato su vasta scala. In Italia, come sempre, siamo molto prudenti...".
La terza tappa dell'Umbria Jazz Economy mi porta in una specie di giardino dell'Eden, a Montefalco, la terra del Sagrantino. Le industrie Caprai, settore tessile, hanno trasformato in business il tradizionale hobby degli industriali umbri per la vinificazione. Marco Caprai ha investito sul Sagrantino, vino originalissimo e fra i migliori d'Italia, quando nessuno ci credeva. Il risultato è un boom paragonabile a quello del Brunello negli anni Novanta. E' appena tornato dalla California, dove due produttori gli hanno chiesto una consulenza per riprodurre il Sagrantino: "Avevo soltanto capito che prima o poi la gente si sarebbe stufata di bere soltanto Merlot, Cabernet e Chardonnay, bastava aspettare e resistere".
Al ritorno a Perugia incontro Eugenio Guarducci, 42 anni, autentico mito nascente dell'imprenditoria umbra. E' l'uomo che ha inventato Eurochocolate, un milione di visitatori, una sagra della cioccolata moltiplicata per mille. "Sono uno che ha inventato l'acqua calda" dice lui. "Che cosa ci voleva? Perugia è la città dei baci di cioccolata, la capitale della dolcezza. La città è bellissima e gli stranieri ci vengono sempre volentieri. Bastava soltanto mettere i manifesti".
Peccato che nessuno ci avesse pensato prima. Dopo il successo di Eurochocolate, anche gli svizzeri si sono accorti di non averci pensato prima e hanno chiamato Guarducci per organizzare la festa europea della cioccolata. Intanto a Perugia, con gli incassi della fiera, ha aperto un centro congressi e una catena di alberghi tematici, uno dedicato naturalmente alla cioccolata, un altro al vino e il terzo, appena inaugurato, al jazz.
Grazie ai Cucinelli, Angelantoni, Caprai, Guarducci, alla vivacità dell'imprenditoria al femminile, l'Umbria cresce più del resto d'Italia e ha l'indice di disoccupazione più basso al di sotto della pianura padana. Qualche anno fa Ernesto Galli della Loggia, in un lungo dialogo con il deputato diessino Stramaccioni, dedicò un pamphlet ("Rossi per sempre") all'Umbria come metafora del declino nazionale. Se questo è il declino, ci possiamo stare.
(30 marzo 2007)