Agli AZTECHI dei sacrifici umani con lo strappo del cuore palpitante poi sollevato verso il Sole
a volte venivano immolate per il sacrificio anche le donne e perfino i bambini.
Nella cultura azteca era importante l’astronomia: credenze, riti, vita sociale e religiosa dipendevano dall'osservazione del cielo e degli astri e dai calcoli matematici compiuti dai sacerdoti, singolarmente precisi nonostante l'assenza di strumentazioni avanzate.
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Pagine correlate: imperialismo; stragi di inermi, Cortes, Maya, Reducciones
↑2025.01.17 da <NC.post.fb> Marcelo Gullo, docente all’Università Nazionale di Lanús in Argentina, dottore in Scienze Politiche all’Università del di Buenos Aires con dottorato di ricerca presso l’Università di Ginevra e Madrid, autore del saggio “La insubordinación fundante” (inserito nella Biblioteca Antimperialista Oscar López Rivera dal Governo Venezuelano) contro l’imperialismo internazionale del denaro, che promuove la teoria postcoloniale per poter dividere e dominare l’America latina, scrive:
«i missionari cristiani trovarono un Nuovo Mondo caratterizzata dalla presenza di numerosi dei della Morte che diedero origine alla cultura del terrore, alla tirannia di un popolo sugli altri, all’oppressione dei ricchi sui poveri, alla guerra permanente tra popoli e tribù, ai massicci sacrifici umani, all’antropofagia, alla schiavitù, (…)».
Dal saggio “La conquista del Messico”, pubblicato nel 1843 da William H. Prescott, autorevole storico che con sopralluoghi diretti e ricerche d’archivio in America ed in Europa ha dedicato la sua esistenza alla ricostruzione documentata delle civiltà precolombiane:
(Ed. Newton 1997, pag. 39) «Cinque sacerdoti gli legavano la testa e gli arti, mentre il sesto, avvolto in un mantello scarlatto, simbolo del suo sanguinoso ufficio, apriva abilmente il petto della misera vittima con un affilato rasoio di ‘itztli’ (ossidiana scheggiata, dura, di origine vulcanica) e, ficcata la mano nella ferita, ne strappava il cuore ancora palpitante sollevandolo subito in alto, verso il Sole, divinità adorata in tutto l’Anáhuac. Quindi il ministro di morte gettato il cuore i piedi del Dio cui era dedicato il tempio, mentre, sotto, la folla si prostrava in devota adorazione.»
Con la tragica storia di questo prigioniero il sacerdote esemplificava il destino umano che, brillante al suo nascere, troppo spesso si chiude in tristezza e tragedia.
Questo era il normale sacrificio umano azteco che colpì duramente gli europei man mano che si inoltrarono in quel paese, ed in cui tante volte rimasero essi stessi vittime. Si davano casi in cui erano inflitte anche torture preliminari, così crudeli che è opportuno farne grazie al lettore, ma tutte terminavano con la sanguinaria cerimonia ora descritte.
«A volte erano scelte per il sacrificio anche le donne, e in certe occasioni erano immolati perfino i bambini, perlopiù neonati, soprattutto per scongiurare la siccità durante le feste in onore dell’insaziabile Tlaloc, Dio della pioggia (preso in prestito dai Maya)».
Sempre dallo stesso testo: « E bisogna ricordare un’altra cosa ancora: l’usanza di conservare i teschi delle vittime in edifici appositi; in uno di questi ossari i compagni di Cortés nei contarono 136.000».