OTTIMISMO e PESSIMISMO: parrebbe più utile vedere il bicchiere mezzo pieno che mezzo vuoto, ma

ma ancor più importante è saper leggere il reale con sapienza e prudenza, senza ignorare le priorità, i fattori determinanti degli accadimenti, con la fiducia di poterli pilotare per il bene anziché subirli per un male ritenuto ineluttabile. Un mio vecchio prof mi diceva che sovente appare pessimista chi in realtà è un ottimista bene informato e responsabile, mentre è più frequente trovare sedicenti ottimisti tra illusionisti che cattura simpatia con utopie e semplificazioni, sottendenti irresponsabilità e scarsa conoscenza dei fattori determinanti gli accadimenti con rapporti di causa effetto.

Ottimisti o pessimisti? Un amico scrive: rifiuto il clima dove tutto è lugubre e premonitore di sventure inenarrabili, rincagnati nel mugugnismo di un pessimismo senza speranza. Si, il demonio esiste, ma volete mettere in dubbio la promessa che il nemico ha già perso? Rispondo: chi è disposto a dare la vita per ciò che abbiamo di più caro non indugia a premonire sventure, ma vigila per prevenire il più possibile i danni che il nemico ordisce contro di lui e soprattutto contro coloro che gli son dati in responsabilità: vigilate, diceva Gesù <laParola> additando la furbizia del nemico ed invitando i figli della luce ad essere più furbi di quelli delle tenebre.

[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 02/01/2025; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]

Pagine correlate: rapporti di causa effetto, razionalità; oggettività, obiettivi; what if? speranza cristiana, salvezza e resurrezione, prudenza; homo homini lupus? Chesterton

 

 

2024.12.24 <foglio diakanos> Intervista ad Erik Varden: sperare è avere fiducia che tutto, anche l’ingiustizia, possa comunque avere un senso e uno scopo. La luce ‘brilla nelle tenebre’. Siamo in un’epoca post-cristiana? Se vogliamo parlare di ‘pre’ e di ‘post’, mi sembra più appropriato suggerire che ci troviamo alle soglie di un’epoca che definirei ‘post-secolare’. La secolarizzazione ha fatto il suo corso. E’ esaurita, priva di finalità positiva. L’essere umano, nel frattempo, rimane vivo con aspirazioni profonde. Si consideri il fatto che Marilynne Robinson e Jon Fosse sono letti in tutto il mondo; che la gente accorre al cinema per vedere i film di Terence Malick; che migliaia di persone cercano un’istruzione nella fede. La Chiesa possiede le parole e i segni con cui trasmettere l’eterno come realtà. La scrittrice inglese Helen Waddell ha detto: ‘Avere anche una minima concezione dell’infinito è come togliere la pietra dalla bocca di un pozzo. Non è forse questo il compito cristiano fondamentale per il momento attuale? Sursum corda!”.

 

2024.08.09 <huff fb tuttosport> la saggezza di Julio Velasco (n1952) sul vincere l’oro all’Olimpiade: «Ci dobbiamo divertire e dobbiamo smetterla con questa storia dell’oro che manca … è una filosofia di vita negativa … Guardiamo ciò che abbiamo, non sempre quello che ci manca». [CzzC: purtroppo anche per il giornalismo è facile il lucro sugli estremismi e sulle contrapposizioni, che si fondano, guarda caso, sulla logica del vincente-perdente; quanta tifoseria sportiva vediamo degenerare in filosofia di vita negativa! Me ne parlò un allenatore di squadre giovanili, schifato dalle urla di genitori che a bordo campo inveivano bestialmente (scandalizzando perfino il cagnolino al guinzaglio) contro i ragazzi della squadra avversaria, contro l’arbitro e talvolta perfino contro il loro figlio].

 

↑2023.03.03 <fb> Franco Nembrini: ingiusto definire Leopardi pessimista: i veri pessimisti, vengono dopo, ad es. la disperazione totale nel Verismo (Verga - Fu Mattia Pascal); Leopardi non induce pensieri di suicidio, magari i ragazzi lo amano, ci piangono sopra ma camminano; è come se Leopardi, mentre sembra parlar male della vita come dolore, pescasse da queste considerazioni una nostalgia di eterno e di infinito: Leopardi è un grande realista, dice la verità, anche quella che non ha conosciuto o che non ha condiviso, fino alla invocazione finale perché il Verbo si faccia carne. Ed io che sono? yt♫2Mar, yt♫22Mar, yt♫29Mar

 

↑2022.09.24 commento il finale della poesia "Invictus" di Wiliam Ernest Henley: «I am the master of my fate, I am the captain of my soul - io sono il padrone del mio destino, io sono il capitano della mia anima», finale che trovo nel profilo di NC: è un bell'inno all'homo faber fortunae suae, che, però, mi pare indulgere ad un pessimismo cosmico che stempererei con un po' dell'ottimismo generato dall'autocoscienza cristiana, non meno affezionata al nostro destino, affezione connaturata al cuore dell'uomo].

 

↑2022.02.09 the truth is that the battle begins when we are born (La verità è che la battaglia inizia quando si nasce) [CzzC: in questo corso di inglese non guasterebbe un po' più di ottimismo vedendo anche la fratellanza oltre al darwinismo sociale?]

 

2018.mm.gg in Eretici, parlando di Oscar Wilde, Chesterton scrive: "La stessa lezione (di chi cerca pessimisticamente il piacere fine a se stesso) viene dalla desolata filosofia di Oscar Wilde. È la religione del carpe diem, che non è la religione della gente felice, ma delle persone estremamente infelici. La gioia non coglie i boccioli di rosa mentre ancora può farlo; i suoi occhi fissano la rosa immortale che vide Dante". Lo scontro tra bene e male diventa in Chesterton uno scontro anche tra ottimismo laico e ottimismo cristiano. Così infatti scrive in Ortodossia (1908): "Tutto l'ottimismo di quest'epoca è stato falso e scoraggiante, per questa ragione: che ha sempre cercato di provare che noi siamo fatti per il mondo. L'ottimismo cristiano invece è basato sul fatto che noi non siamo fatti per il mondo". Una delle teorie di Shaw che Chesterton non poteva accettare fu quella del Superuomo (pelagianesimo?).

 

↑2011.08.04 trassi da <pag 25 di Avvenire>:  Inventare una religione laica? Ci prova tramite Repubblica lo scrittore svizzero Alain de Botton col suo libro (“Del buon uso della religione. Una guida per i non credenti”) quasi come il “debolistaGianni Vattimo che gradirebbe un «cristianesimo non religioso», concetti strampalati e contraddittori, ma pone involontariamente in evidenza un dato oggettivo: l’ateismo contemporaneo ha fallito il suo obiettivo, perché permane il bisogno di trascendenza nell’essere umano, mentre, cercando di fare a meno di Dio o di vivere come se Dio non ci fosse si è perso in etica la nozione del bene e nella cultura antropologica il valore della vita. [CzzC: continua qui con keys pessimismo, dolore, welfare, reddito di cittadinanza però inteso non come quello targato M5S]