Conobbi i KATANGA bacati da sessantonite; era uno di loro Gino Strada
Il Movimento studentesco capanneo aveva un servizio d’ordine a struttura militare tra cui spiccavano i katanghesi e tra questi era notabile il gruppo Lenin di Gino Strada a Scienze (facoltà che frequentavo anni 70): ricordo che in clima di okkupazione partecipai ad un corteo di universitari che sostò sotto le finestre del rettore di scienze scandendo “Ranzi coglione scendi dal balcone” e vidi prendere a pugni il tetto di una piccola utilitaria la cui spaventatissima guidatrice, per fretta, aveva osato suonare il clacson per tentare di attraversare il corteo con un bambino a bordo per il quale forse aveva urgenza: schifato me ne andai.
Maestri dei verbi scardinare, vietato vietare, intimidire, preferivano l’assemblearismo e la piazza (dove nuotavano come pesci in acqua) alla democrazia rappresentativa ed, infatti, sono quasi scomparsi dopo che questa forma ha preso corpo negli organi collegiali, alla faccia della loro millantata democraticità. La migliore forma di intimidazione, quando non fosse minaccia fisica, era criminalizzare come servo dei padroni chi, pur condividendo una prospettiva riformista, non era disposto a buttare via il bimbo con acqua sporca: conseguenze dirette ed indirette? Deresponsabilizzazione, saccheggio educativo, privilegi alla pubblica dipendenza, impennata del debito pubblico, latrocinio generazionale e, con le frange più estreme, terrorismo sparatore alle gambe, alla testa e al cuore di innocenti.
Non mi pensare un anti comunista o un politico di destra: feci tutta l’università avendo amici anche di Potere operaio e Lotta Continua, procaccio preferenze ad amici del PD e ad altri della sinistra parlamentare che difendono con passione i diritti umani anche quelli degli Art.18,19,26.3 della dichiarazione universale, ma non rinuncio al discernimento sulle responsabilità diseducative dei contagiati da sessantonite e dei nostalgici del ‘68, anche preti e mi vien la pel d’oca al sentire anni 200x in consiglio pastorale parrocchiale un ex di LC, gettonato da curiali nostalgici del ’68, intimidirmi con una tipica ‘68ttinata «l’è perché te sei en bom putel, se no ne vederesem de fora”.
[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 06/10/2021; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]
Pagine correlate: nostalgici del ‘68 del vietato vietare dello scardinare; cultura dominante al servizio di potentati; educazione mancata; colpisci!
↑2020.11.20 [CzzC: apprendo da Google Search Console Team che la presente mia pagina sui katanghesi è diventata di tendenza (68 clic medi giornalieri) in questi due giorni (16-18Nov); ritengo che ciò sia dovuto alla curiosità su Gino Strada che sta diventando (vice)commissario alla sanità della Calabria].
↑2018.11.15 <corriere, fq, lq> Il pugno chiuso del ministro NoTav; [CzzC: sessantonite di seconda generazione? Dopo mezzo secolo quel pugno non può essere considerato identico a quello dei katanghesi, ma l’intersezione è ancora significativa]
↑2016.02.16 <corriere>: Panebianco aggredito a Bologna: una ferita alla libertà di opinione: il professore e editorialista del Corriere della Sera scelto come bersaglio da un gruppo di giovani dell’estrema sinistra alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna per un commento sulla cultura della sicurezza [CzzC: perché censisco questo evento nella pagina sessantonite? Perché udii a RadioRai3 una commentatrice, con stesso tono e parole che udivo nei primi anni 70 in Uni_MI brandite dai Capanniani e dai Katanga alla Gino Strada, che un vero docente non deve prendersela per così poco, ma reggere il confronto con gli studenti ancorché fortemente critici]
↑2010.12.26 <jacopofo>: era il 1969-70: la mia amica era rimasta scioccata dalle istruzioni che un pazzo dava in macchina mentre andavano in San Babila: i consigli vertevano sui punti da colpire per provocare danni permanenti senza uccidere: gomiti e ginocchia. Erano “compagni che sbagliano” ma comunque erano compagni. Notevole poi la capacità dei Katanga di ritirarsi subito dopo l’assalto devastante e disporsi dietro ai “Giornalisti Democratici”, in modo che i poliziotti inferociti colpissero i giornalisti e l’indomani sulla stampa le forze dell’ordine venissero criminalizzate.