C'è qualcuno che ascolta il mio GRIDO? GIOBBE e l’ENIGMA della SOFFERENZA, del male innocente
Traggo da <google> Mostra del Meeting2018
L'enigma in titolo ha sempre interrogato l’essere umano. Dal terremoto di Lisbona nel 1755, ai più recenti attentati terroristici, senza dimenticare i campi di concentramento del secolo XX ... il grido di Giobbe dialoga col grido dei nostri coetanei fino ad arrivare a quel litigio che l’uomo moderno presenta a Dio. La risposta divina, con Gesù, non è stata una spiegazione, ma una presenza buona: l'uomo ha un Tu a cui rivolgere le sue domande di senso, Gesù, volto concreto della misericordia del Padre. Rif croce
[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 08/04/2024; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]
Pagine correlate: sofferenza, il dolore innocente: Dio permette il male? Sofferenza vista da Voltaire col terremoto di Lisbona, un Dio punitivo come visto da Paneloux? Dottrina della retribuzione? Ho il diritto di poter essere involontariamente di sofferenza per altri? il Vangelo della sofferenza; il male; dignità umana, fine vita, disabilità, bioetica; evitare fideismo
↑2024.03.14 traggo da <fb> una convincente esegesi sul significato con cui Gesù avrebbe usato nella preghiera del Padre nostro la parola che in greco si scrive πειρασμόν, temptationem nel latino della vulgata, che non è la "tentazione" come intesa prevalentemente in Italiano (allettare pro trasgressione o peccato). Altrove si usa lo stesso verbo col chiaro significato di «mettere alla prova» (quando i farisei fanno domande a Gesù, quando Dio mette alla prova Mosè od Aronne) ma anche noi diciamo «tentare un esame». Ha senso pregare anche perché non ci sia data la prova che non sappiamo se possiamo superare? A volte Dio mette alla prova al limite di quanto si possa sopportare (leggi Giobbe).
↑2023.01.27 Giornata della memoria, riassumo da <fb> estratto da Giacomo Biffi: il più grande ostacolo a credere è l’enigma del male innocente; … è stato detto che dopo Auschwitz non è più possibile credere in Dio …ma potrebbe essere vero il contrario: il male per chi non crede è un assurdo irredimibile, mentre per chi crede diventa un «mistero», cioè una realtà che, essendo più alta di noi, proprio per questo ci può salvare dalle nostre contraddizioni. (Vocabolario della fede). Vedi anche commento di Luigi Accattoli.
↑2022.03.26 <ilfoglio zaz jpg> Il libro "Filosofie della catastrofe" indaga le diverse reazioni dei grandi illuministi Voltaire, Rousseau e Kant di fronte al terremoto di Lisbona 1755, che mise in questione fede, provvidenza, senso di ordine cosmico [CzzC: rimanderei agli appunti sull'enigma della sofferenza e del male innocente, e il relativo principio di non contraddizione]
↑2021.11.20 sabato h20:30 "Il senso della vita e la malattia grave: dialogo sulle domande esistenziali ed estreme di ammalati e sofferenti". <yt> Web-incontro con don Vincent Nagle condotto dal dott. Paolo Moscatelli della chirurgia generale APSS_TN. Link zoom sul sito del CcRebora.
↑2020.03.14 ritengo che sia più un'ironica provocazione che un'offesa ai credenti questa postilla <jpg> al "Dio ci ama" in tema di coronavirus; provocazione che raccolgo per commentare l'enigma della sofferenza del dolore innocente, che fa perdere la fede in Dio a tanti, come accadde a Voltaire col terremoto di Lisbona; non credo a un Dio punitivo come visto da novelli Paneloux; mi sovvien della mostra su Giobbe, il cui grido assomiglia a quello dei nostri coetanei, una domanda di senso che, irrisposta, può tradursi in litigio con un presunto volto di Dio. La risposta divina, con Gesù, non è stata una spiegazione dell'enigma, ma una presenza buona: l'uomo ha un Tu a cui rivolgere le sue domande di senso, Gesù, volto concreto della misericordia del Padre.
↑2018.09.08 dalla mostra/Meeting Giobbe e l'enigma della sofferenza traggo questo <pannello.jpg> che si riferisce a quanto scrisse Voltaire dopo aver visto il terremoto di Lisbona con bambini straziati dalle macerie: anche Voltaire allontanandosi dai "suoi amici" (come Leibniz, Pope e Rousseau, avvocati difensori di una fredda Provvidenza, della giustizia divina) si rivolge a un Dio che possa spiegare la sua opera: quale che sia la nostra decisione c'è da tremare infatti: nulla conosciamo e nulla è senza tema. Muta è Natura e invan la interroghiamo: ci occorre un Dio che parli all'uomo; aspetta a lui di spiegare l'opera sua, di consolare il debole e illuminare il saggio. [CzzC: Voltaire farà la sua scelta atea accampando il principio di non contraddizione così: se Dio è onnipotente e permette il male, è cinico e crudele; se non lo può impedire non è onnipotente, quindi non esiste. Sempre accampando sillogisticamente il principio di non contraddizione il catechismo dice (art. 311 e 412) che Dio è onnipotente e permette che il male accada per un intento di bene superiore che magari non riusciamo a vedere; io eccepisco e preferisco ... come pure eccepisco rispetto alla dottrina della retribuzione e a quella di un Dio punitivo: continua]