IUS SOLI, IUS SCHOLAE, IUS CULTURAE: diritto da applicare senza se-ma oppure SOLO SE ...
Il 10Nov2017 lessi sul <blog.ilgiornale.it>: io insegnante in classi multietniche, un tempo simpatizzante Pd, spiego perché no a questo ius soli: a scuola e fuori si autoghettizzano; talune loro famiglie diffidenti non li mandano nemmeno in gita. Cercano welfare più che integrazione.
Lascio sul suddetto blog il seguente commento.
Oltre
a verificare i criteri previsti ordinariamente per la concessione della
cittadinanza agli adulti, (periodo di residenza, lingua, buona condotta, ... )
si potrebbe concedere la cittadinanza ai figli degli immigrati dopo un periodo
di scolarizzazione, ma SOLO A
CONDIZIONE CHE siano osservabili e misurabili come raggiunti predefiniti
livelli di integrazione, con particolare rispetto delle della nostra
costituzione, delle nostre leggi, della dichiarazione
universale dei diritti umani (diversa da
quella islamica), inclusi
- il diritto di abiura
(art.18),
- la libertà di espressione (art.19) e
di abbigliamento (velo),
- le pari
opportunità uomo-donna.
Oppure vogliamo dare la cittadinanza ad un minore solo perché ha frequentato N anni le nostre scuole, pur sapendo dalla scuola o dagli assistenti sociali che egli maltratterebbe la sorella modo Sharia se vestisse all’occidentale o le impedirebbe di sposare un infedele? La legislazione di alcuni Stati esplicita tale verifica, a differenza, ad esempio, del dsl 2092/2015.
[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 27/08/2024; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]
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