Che cos’è l’omotransfobia? Discernere tra significati equivocabili
alla richiesta di NC/fb «cosa intendi esattamente per omotransfobia?» risposi nel Gennaio 2017 come appresso riportato
[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 11/01/2024; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]
Pagine correlate: : intolleranza pretestuata; diritti civili; ideologia e didattica di gender; Zan-Scalfarotto; Art.18,19,26,3; e i musulmani? legislazioni esiziali per i gay
- [CxxC: ... dimmi, per favore,
se sbaglio a ritenere che l'omotransfobia sia un pregiudizio sulle persone
con propensioni omosessuali che genera immotivata paura, avversione, bullismo, discriminazione,
persecuzione nei loro confronti (ad esempio nei regimi della Sharia1) per il semplice fatto
che le suddette persone si sentono attratte sessualmente e affettivamente modo
omo/trans anziché modo eterosex e si comportano conseguentemente.
Quando dal rapporto a due si passa a tre (ad esempio con i concepiti pro gay) riterrei lesivo degli Art.18, 19 e 26.3
della dichiarazione
universale dei diritti umani chi accusasse di omofobia colui che sostenesse
la sussistenza del diritto
del concepito di non essere programmato a nascere per essere ceduto a due gay:
ad esempio le femministe
francesi hanno fatto votare in parlamento una richiesta di moratoria universale dell'utero in affitto, il
che è ritenuto discriminazione omofoba sia dalla loro illuminata ministra Taubira sia dall’illuminato
Nobel pace
Obama che
vorrebbero per i gay il matrimonio di
serie A, non quello
di serie B, come sarebbe configurato dalla suddetta moratoria].
- NC: visto che distingui tra omofobia e omofobia, mi son detto che dovevi essere in possesso di una buona definizione. Devo dire che non mi sembra così. A mio parere usare un termine (volutamente) impreciso come omofobia può solo creare confusione. Impreciso perché nella formulazione si rifà ad alcune patologie che mi si dice sono riconoscibili (agorafobia, claustrofobia, triscaidecafobia... ecc.) in quanto producono effetti evidenti, quali: vertigini, sudorazione diffusa, crisi di panico ... A quanto so, nessuna di tali manifestazioni è stata riscontrata nei soggetti che vengono detti omofobi e la suddetta, non è riconosciuta come patologia: allora cos'è? Una versione perfezionata dell'appellativo "fascista" ad es., che per decenni è stato usato per squalificare e stigmatizzare avversari ideologici di teorie mainstream ... non ritengo possibile distinguere fra le due, come fai tu, e le accomuno in una sola (falsa) definizione a scopo diffamatorio.
- [CzzC: ognuno è
legittimato a dare ad una parola il significato (semantica) che ritiene più
appropriato e ad usarlo conformemente nelle sue argomentazioni più o meno solipsistiche; ma quando comunichiamo con
altri, dobbiamo verificare l’equi-semantica delle parole che usiamo, e, in caso
di discordanza, sintonizzarci sull’altro, pena equivoci o dialogo tra sordi;
non a caso in scienza e tecnica si ricorre al codice Iso per
assicurare l’equi-semantica nelle relative comunicazioni.
Del termine omofobia ti ho
espresso il significato che considero prevalente, visto che non abbiamo al
riguardo un codice Iso, come non lo abbiamo per il termine
famiglia e per tanti altri termini importanti per i quali non basta il
vocabolario: c’era per il sesso un significato non equivocabile (Xy o Xx
cromosomico inoptabile), ma è stato inventato il termine gender optabile,
equivocabile forse apposta se consideriamo che l’alterazione
del significato delle parole sarebbe un tipico indicatore di illuminate matrici della cultura dominante, o mainstream per usare il tuoi termine.
Tuttavia, siccome la comunicazione e
il dialogo sono condicio sine qua
non per vivere almeno mediamente in pace, non resta che fare buon viso
al gioco normale o truccato della molteplicità dei significati
delle parole, e sintonizzarci di volta in volta con l’interlocutore o,
quantomeno, adottare la semantica prevalente per quel termine.
Concordo con te che il significato prevalente di omofobia non sia congruente
con quello delle patologie che citi co-assonanti, ma questo non ci può esimere
dall’interloquire su un tema gettonato come l’omofobia, né ci autorizza a
pretendere di parlare solo con gli interlocutori che usassero il nostro più
rigoroso intendimento del termine.
A prescindere dal fatto che la confusione semantica su certi termini sia
casuale o indotta,
ci tocca far la fatica di dialogare
pur nella confusione, cercando di minimizzarla: ad esempio io preferisco usare
il termine azzardopatia
piuttosto che ludopatia, ma mi sta bene usare il termine cristianofobia anche se
chi ci odia e perseguita
non manifestasse “vertigini, sudorazione diffusa, crisi di panico”.
Per facilitare il lettore sconosciuto che voglia
sintonizzarsi sul mio significato delle parole, scrivo in web con link
ipertestuali di chiarimento dei termini: quando non bastassero, qualcuno mi
chiede come hai fatto tu, ed eccomi.]