|
|
modificato 24/01/2017 |
||
|
DSC2016TS 3ªlez: la DSC come sapere teorico pratico |
Correlati: religione e laicità, sussidiarietà, Magistero, catechesi |
||
Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità: contrassegno miei commenti in grigio rispetto al testo attinto da altri. |
||||
|
annoto stralci della 3ª lezione della Scuola 2016 di dottrina sociale della chiesa, curata dall’Osservatorio Van Thuan per la Diocesi di Trieste. Interloquisco con corsisti. |
|
||
Ascolto in differita della 3ª lezione “la DSC nella vita della Chiesa” che Stefano Fontana tenne il 14/04 solita psw vedi slide, dispensa e video con specifica psw. - 00'00 Inizio con preghiera alla Madonna - 02'00 è presente Laura che scrisse una lettera (x Vita nuova) sui corsi Arcigay nelle scuole - 03'00 cenno al blog dei commenti; segue riassunto precedenti lezioni - 09’00 i catechisti agli ultimi anni del liceo presentano la dsc? - 10’00 che tipo di sapere è la dsc? Non basta la fede? O c’è bisogno di collegarla alle scienze sociali, statistiche, ... ? Questione epistemologica, ad es. quale concetto di famiglia? Le scienze si occupano dei fenomeni, ma non dicono ad es cos’è il bene comune: quale disciplina me lo dice? E le relazioni con antropologia, filosofia? - 15’00 la dsc ha una dimensione interdisciplinare con le varie discipline che si occupano dell’uomo, aiutandole ad aprirsi verso un orizzonte più ampio (vocazione dell’uomo) - 21’00 perfino gravi crisi economiche hanno cause più antropologiche che strettamente economiche (e talvolta anche teologiche come strappare Dio dal cuore dell’uomo); l’economia ha bisogno di questi fattori antropologici, ma non li sa produrre - 23’00 Mater et magistra di Giov23°: vedere, giudicare, agire per cambiare la situazione; serve poco vedere senza valutare; il vedere solo positivistico è riduttivo; chi non ha fede certe cose non le vede; don Mazzolari diceva che i poveri per vederli bisogna volerli vedere. E l’agire a sua volta completa il vedere e il giudicare. - 28’11 dsc che tipo di disciplina è?: “la dsc è teologia morale” dice GP2° nella sollicitudo rei socialis; il che non significa che se ne debbano occupare solo i teologi moralisti: la teologia morale è il modo di ragionare normale del cristiano: riflettere sul cosa-come fare alla luce di Dio. Il #41 ho messo in grassetto la conclusione: orientare il comportamento cristiano; non ideologia ma teologia morale; l’ideologia è la parte che vuol fare il tutto. - 37’00 il credente è un metafisico, nel senso naturale e semplice; anche un bambino è metafisico; non basta cogliere tutte le caratteristiche fenomeniche per sapere cos’è quella roba lì. Le scienze non ti dicono chi sei tu. Andare oltre i fenomeni per capire la realtà che ci sta sotto. Per questo la dsc non può fare a meno della fides et ratio di GP2°. La ragione umana può conoscere la realtà, il suo ordine e i suoi fini. Dai fenomeni conosco il creato, l’uomo, la famiglia, la società e passo dai fenomeni al fondamento con la naturale capacità metafisica dell’uomo, nonostante tanti insegnanti di filosofia che insegnano che la realtà è non come è ma come la vediamo. Senza metafisica è arduo pensare cosa sia il bene comune, visto che è arduo definire cosa sia l’uomo in differenza dalle bestie. - 48’00 oggi laicità viene inteso non solo come indipendenza dalla religione ma come indipendenza dalle visioni metafisiche della realtà considerate intolleranti, violente con pretese totalizzanti [CzzC: non si diceva che anche l’ideologia è una pretesa totalizzante: pongo quesito]: prevale il pensiero debole. Laicità come indifferenza all’etica-moralità (questa o si radica nella natura dell’uomo o non esiste, si riduce alle preferenze personali). - 0x’00 fdffa - 0x’00 fdffa - 0x’00 fdffa - 0x’00 fdffa - 0x’00 fdffa - 0x’00 fdffa
- ....fine con preghiera
|